“Gazprom ha comunicato per la giornata di oggi l’erogazione di volumi di gas in linea con quanto consegnato negli ultimi giorni”. Lo ha fatto sapere l’Eni sabato mattina. Venerdì, a fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte del gruppo petrolifero italiano di circa 63 milioni di metri cubi, Gazprom avrebbe comunicato che avrebbe fornito solo il 50% di quanto richiesto. Il giorno precedente a fronte delle richieste della compagnia italiana, l’erogazione era stata del 65%. Sbalzi che comunque non preoccupano particolarmente l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi: “Se dovessero tagliare adesso non saremmo pronti. Incominceremo ad essere pronti per l’inverno 2022-23. L’augurio è che si possa mantenere ancora limitato il flusso russo. Gli stoccaggi sono già al 54%, dovremmo forzare ulteriormente l’arrivo di gas da altri Paesi e ci sarà probabilmente uno stato di allerta e qualche restrizione, ma comunque abbiamo una diversificazione che ci farà passare l’inverno. Questo è sicuro. Meglio averne ancora un po’, ma se non ci fosse penso che con un’azione forte che sta guidando il governo io penso che si possa superare l’inverno”.
Venerdì, secondo le previsioni commerciali indicate sul sito di Snam, da Tarvisio (Udine) l’ingresso di gas russo previsto era di circa 34,78 milioni di metri cubi di gas russo, da Mazara del Vallo (Trapani) di 64,3 milioni di metri cubi di gas algerino e da Melendugno (Lecce), di 28,4 milioni dall’Azerbaijan. Inferiori i flussi da Passo Gries (Verbania, 3,4 milioni mc) per lo stop in Germania e da Gela (8,3 milioni mc di gas libico). Determinante l’apporto dei rigassificatori di Panigaglia (La Spezia, 11,2 milioni mc), Cavarzere (Rovigo, 26,5 milioni mc) e Livorno (9,7 milioni mc), a cui si sommano 8,5 milioni di produzione nazionale. Sul fronte degli stoccaggi, l’Italia risulta avere stoccaggi al 54,09%, con dati forniti da Edison Stoccaggio (55,38%), Italgas storage (Igs, 44,85%) e Stogit (Snam, 54,14%).La media europea è al 52,4%.
“Il suicidio energetico che l’Europa sta commettendo avrà effetti a lungo termine. Vediamo già un declino del suo potenziale economico, la perdita di competitività e perdite dirette per gli investitori”, manda intanto a dire l’amministratore delegato di Rosneft, Igor Sechin, dal palco del Forum economico internazionale di San Pietroburgo. A sostegno dell’assunto, Sechin cita l’andamento delle borse europee con gli indici azionari francese, tedesco e italiano che hanno perso tra il 18 e il 22%: “Le perdite totali degli investitori di tre Paesi europei hanno già raggiunto circa 1.600 miliardi di dollari”, ha detto.
Secondo il numero uno di Rosneft, poi, “rifiutando il petrolio e il gas russi, l’Europa diventa la regione con il più alto costo energetico a livello globale” e le sanzioni anti-Russia mettono fine alla “transizione verde” mondiale.
Non è dello stesso avviso Descalzi, secondo il quale l’offerta rimane ancora superiore alla richiesta, almeno in fatto di gas. “In questo momento non bisogna temere nulla, solo l’inazione – ha continuato – L’ottimismo è fatto di azione. In questo momento mancano circa 30 milioni di metri cubi al giorno di russo però l’Italia riesce ad avere adesso un’offerta circa 200 milioni. In questo momento c’è un’offerta superiore alla domanda, 200 milioni di offerta e 160 milioni di domanda, il resto deve andare a stoccaggio perché sennò esce fuori dall’Italia”. E “l’azione” nominata da Descalzi deve essere tradotta in “stoccaggio”: “È importante stoccare. Dobbiamo riuscire ad avere almeno un 70-80% di stoccaggi per ottobre per far fronte alle punte. Possiamo arrivare in un inverno freddo a chiedere punte di 400 milioni di metri cubi al giorno, adesso ne abbiamo 250, appena apre Gries (punto di ingresso del gas nel nord Europa, ndr) ne avremo quasi 290, il resto deve essere dato dagli stoccaggi, che possono essere riempiti se avremo rigassificazione – per questo è importante puntare su questo – e soprattutto se riusciamo a mantenere questo tipo di volume per tutta l’estate”.