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Raffaella Carrà oggi avrebbe compiuto 79 anni, Alessandro Zan voleva farle conferire l’Ordine al merito: “Mi rammarico di non aver fatto in tempo”

Il deputato del Pd e attivista Lgbtqi+ lo rivela per la prima volta attraverso una testimonianza rilasciata nel libro L’arte di essere Raffaella Carrà, «il manuale per essere liberi, felici e rumorosi», scritto dal giornalista Paolo Armelli e appena pubblicato da Blakie Edizioni

di Francesco Canino

Alessandro Zan si era attivato per far assegnare a Raffaella Carrà l’Ordine al merito, l’importante onorificenza attribuita dalla presidenza della Repubblica Italiana. A quasi un anno di distanza dalla morte dell’iconica e irraggiungibile showgirl, che proprio oggi, il 18 giugno, avrebbe compiuto 79 anni, il deputato del Pd e attivista Lgbtqi+ lo rivela per la prima volta attraverso una testimonianza rilasciata nel libro L’arte di essere Raffaella Carrà, «il manuale per essere liberi, felici e rumorosi», scritto dal giornalista Paolo Armelli e appena pubblicato da Blakie Edizioni.

ZAN VOLEVA UN’ONORIFICENZA PER RAFFAELLA CARRÀ – Nel novembre del 2020, otto mesi prima della morte di Raffaella Carrà, avvenuta il 5 luglio del 2021, Alessandro Zan si era attivato per preparare il dossier necessario per farle conferire l’Ordine al merito, cui accompagnò una lettera indirizzata al presidente Sergio Mattarella. La motivazione? «Aver saputo interpretare e rivoluzionare non solo il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento ma anche costumi e usi della società italiana». Purtroppo però pandemia e lungaggini burocratiche ritardarono l’iniziativa. «Resta il rammarico di non aver fatto in tempo, ma anche la consapevolezza che lei sapeva di questa iniziativa e ne era contenta», rivela Zan nel libro di Armelli. «Sono certo che Mattarella le avrebbe concesso volentieri questo riconoscimento, d’altronde i suoi messaggi di uguaglianza e libertà sono entrati con forza nelle case del nostro Paese e questa è sicuramente la sua eredità più grande».

UN LIBRO SULL’ARTE DI ESSERE RAFFAELLA CARRÀ – Un po’ “Carragrafia”, un po’ biografia ragionata, il libro di Paolo Armelli è soprattutto un interessante “collettivo di ricordi”. L’autore non si è limitato a mettere assieme i successi, le svolte, le passioni, le confessioni, i momenti clamorosi di una carriera inarrivabile, ma ha fatto qualcosa di più interessante. Ha sviluppato un decalogo che mette assieme i dieci principi della Carrà, dentro i quali ognuno ci trova un pezzetto di sé, un ricordo, un passaggio legato più o meno inconsciamente a Raffaella. Non è un’operazione nostalgia, ma un modo per raccontare vita e opere di un’icona che viene osservata anche in controluce per scorgerne malinconie, debolezze e punti inaccessibili. Oltre che ragionare sul portato culturale di un personaggio che ha surfato per cinquant’anni sul successo, sempre ai massimi livelli, scindendo in maniera netta il palco dalla sua vita privata e diventando una femminista ante litteram (quasi senza saperlo) oltre che un punto di riferimento per l’intera comunità Lgbtqi+. «La Carrà non ha mai rinunciato a essere libera, unica, autentica, sfrontatamente innovatrice. Sulla sua strada ha toccato l’animo di tante persone, di età, sesso, origini, orientamenti sessuali e credenze diversissime tra loro», spiega Armelli, cha dal 2021 è codirettore artistico di MiX, il Festival internazionale di cinema Lgbtqi+ e cultura queer, a Milano. «Ho generato in molti di loro la voglia di esprimere sé stessi, mettendocela tutta, lottare per il proprio spazio nel mondo, impegnarsi e lavorare duramente per raccogliere risultati che ci spettano ma che dobbiamo comunque sempre conquistarci».

UNA “CARRAGRAFIA” PIENA DI CURIOSITÀ – Il libro di Paolo Armelli è parallelamente anche un condensato di curiosità più o meno note. C’è per esempio l’esperienza sul set con Frank Sinatra (il quale per altro la corteggiò a lungo) che le insegnò come simulare la morte, durante una scena: «Mi ha detto: lasciati andare, come se all’improvviso ti mancasse la terra sotto i piedi», raccontò la Carrà. C’è tutta la storia di come Cele Vergottini ideò l’iconico caschetto biondo, la “guerra dei tacchi” con Mina (a Milleluci la Carrà ricorreva a zeppe sempre più alte per raggiungere il metro e 80 della cantante), le critiche alle sue caviglie troppo fini, l’attacco in diretta tv a Novella 2000 (che l’accusava di aver abbandonato la madre morente in ospedale) e ancora i palleggi con Maradona a Carramba che sorpresa e tutte le curiosità sulle scaramanzie della conduttrice. Un caleidoscopio ipnotico che spiega bene anche ai più scettici come sia possibile che la Carrà, pur non essendoci più da quasi un anno, continui ancora oggi a fare rumore.

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