Contro la decisione di far arrivare la nave rigassificatrice nel porto in provincia di Livorno si sono esposte diverse formazioni politiche, da Fratelli d'Italia a Rifondazione Comunista, fino al Movimento 5 Stelle che, comunque, esprime il ministro competente in materia, Roberto Cingolani. Con loro anche Greenpeace e diversi comitati ambientalisti pronti a scendere in piazza
La nave rigassificatore Golan Tundra, con tutta probabilità, attraccherà nel porto di Piombino tra un anno. Ad accoglierla non troverà un comitato di benvenuto, anzi. Sale la tensione per quello che fino a oggi sembrava solo un’ipotesi concreta di progetto ma che, dopo la convocazione del presidente della Regione, Eugenio Giani, a commissario straordinario della struttura, sembra essere ancora più reale. Giani, investito della nuova carica dal Governo Draghi, ha convocato in questi giorni i sindaci dei paesi della Val di Cornia a Firenze per illustrare loro il progetto della compagnia Snam, l’azienda leader nel settore delle infrastrutture energetiche proprietaria della Golan Tundra.
“È un attacco al territorio portato avanti sotto il ricatto della guerra”, cosi Rossano Pazzagli, attivista e professore associato di Storia moderna e Storia del territorio e dell’Ambiente presso l’università degli Studi del Molise, definisce la volontà del governo Draghi di portare avanti il progetto insieme a Snam. “Come è successo per la base di Coltano, anche in questo caso il governo ha scelto indipendentemente dalla volontà dei territori – continua il docente – Mi aspettavo che la Regione Toscana difendesse la sua costa. Il rigassificatore a Piombino non è una questione tecnica, sulla sua sicurezza o meno. È un impianto industriale che interrompe dei processi che questa zona ha già messo in campo sul piano della diversificazione economica, della blue economy, del turismo, dell’agricoltura. Non riguarda solo Piombino, ma anche l’Isola d’Elba e il Golfo di Follonica. Il danno è ambientale ed economico. Piombino è un polo nazionale di itticoltura e una città che sta conoscendo, come Taranto, un faticoso processo di deindustrializzazione. Con questo progetto sembra si voglia tornare indietro”, conclude Pazzagli.
Il no al rigassificatore a Piombino è trasversale. Da FdI a Rifondazione Comunista ai 5Stelle, anche se sono loro ad avere, proprio al ministero che si occupa direttamente del progetto, il responsabile della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. “La nostra città ha già fatto molti sacrifici, adesso è il momento della rinascita” ha dichiarato il sindaco di Piombino Francesco Ferrari (FdI), “il Governo capirà le nostre ragioni e auspichiamo che le rispetti, così come siamo fiduciosi che al tempo stesso comprenda di quali attenzioni Piombino necessiti per una transizione ecologica attesa da anni e ormai non più prorogabile”.
“Sì, effettivamente il no al progetto è trasversale”, dichiara a ilfattoquotidiani.it Fabrizio Callaioli, presidente del gruppo consiliare Rifondazione Comunista a Piombino. “Possiamo dire però che la parte centrista dell’arco parlamentare, sia di centrodestra che di centrosinistra – rispettivamente Udc, Forza Italia e Pd – ancora non ha assunto una posizione ufficiale”.
La risposta degli abitanti di Piombino è ferma e in un caso è stata anche molto decisa, quasi fisica. Pochi giorni fa, senza però causare gravi conseguenze, un itticoltore della zona ha speronato con la sua barca quella della compagnia Snam, probabilmente impegnata a fare dei rilievi in porto. La maggior parte della popolazione piombinese il rigassificatore Golan Tundra non lo vuole. Per sabato 18 giugno hanno perciò organizzato una manifestazione in Piazza Bovio, luogo simbolo della città, alla quale parteciperanno il Comitato salute pubblica, il Comitato la piazza, il Comitato No Rigassificatore, Greenpeace e la maggior parte delle sigle politiche cittadine.