“Credo sia inevitabile dichiarare uno stato di crisi rispetto alla siccità”. Alla fine è il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli a dirlo chiaramente. Mentre diverse regioni si sono già mosse – come il Piemonte – e altre sono pronte a farlo, in primis l’Emilia Romagna, il governo inizia a pensare a uno stato di crisi per combattere l’emergenza idrica che rischia di piegare l’agricoltura, gli allevamenti e provocare notevoli disagi anche nelle abitazioni private. “Abbiamo intere aree del paese ed europee che non vedono pioggia da mesi. L’aumento dell’energia è cominciato a settembre dopo un fine estate senza vento al nord che ha portato ad una minore produzione di energia – ha aggiunto Patuanelli – e questo ha portato ad un aumento delle riserve del gas. La transizione ecologica deve essere concreta, con tutti gli attori allo stesso tavolo a prendere decisioni comuni”.
Dopo il Piemonte, è toccato all’Emilia-Romagna spiegare di essere “pronta a chiedere” al governo “lo stato di emergenza nazionale”. L’assessora all’Ambiente Irene Priolo ha parlato di un “passo necessario” per fronteggiare una “situazione complessa” che ha “preoccupanti ricadute sul fronte delle produzioni agricole, ma non solo”. Priolo ha anche fatto sapere d’aver parlato con il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che avrebbe condiviso con la Regione la serietà della situazione: “Si è impegnato a portare la questione all’attenzione del governo, in particolare, dei ministri competenti ed è già al lavoro in queste ore”.
Il Piemonte ha già chiesto lo stato di calamità naturale e l’emergenza siccità sta preoccupando soprattutto per la coltura del riso, che ha il 90% della produzione nazionale nel triangolo Vercelli, Novara, Pavia. In un periodo dell’anno dove le risaie dovrebbero essere allagate è stato più volte ribadito nei giorni scorsi che la situazione di sofferenza idrica è altissima. “I prossimi 15 giorni saranno quelli cruciali per salvare le colture e per questo è stata avanzata la richiesta di disponibilità a rilasciare la massima acqua possibile, al netto delle esigenze del settore idroelettrico altrettanto strategico”, ha spiegato l’assessore regionale piemontese all’Ambiente, Matteo Marnati. “Nei prossimi giorni – ha aggiunto – si avrà contezza di tutte le iniziative locali in campo”.
Nella regione finora più colpita dall’emergenza gli invasi sono al minimo storico e mostrano una riduzione media del 40% o addirittura del 50% rispetto alla media storica. A seguito dell’approfondimento sull’emergenza, secondo quanto fa sapere la Regione Piemonte, è emersa anche l’esigenza di portare avanti la realizzazione degli invasi – in Italia risultano essere circa 1.000 le richieste – “motivo per il quale appare necessario accelerare e sul punto l’assessore annuncia la volontà di farsi portavoce presso il governo per la costituzione di un tavolo dedicato”.
A soffrire il caldo sono anche gli animali nelle fattorie lombarde, a cominciare dalle mucche che con le alte temperature stanno producendo per lo stress fino al 10% di latte in meno, afferma la Coldiretti Lombardia nel sottolineare che preoccupa anche il calo delle rese nel foraggio per l’alimentazione degli animali, tagliate dall’assenza di precipitazioni. Per le mucche – sottolinea la Coldiretti Lombardia – il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. Per questo – rileva – nelle stalle sono già scattate le misure anti afa, con gli abbeveratoi che lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Nelle stalle, inoltre, sono in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per sopportare meglio la calura – continua la Coldiretti Lombardia – e i pasti vengono rimodulati per aiutare le mucche a nutrirsi al meglio senza appesantirsi. Al calo delle produzioni di latte – continua la Coldiretti – si aggiungono dunque i maggiori consumi di energia e acqua che in questo momento sono costosi e carenti.