E così Tavares molla tutti e porta via Stellantis (secondo gruppo automobilistico in Europa) dall’Acea, l’associazione dei costruttori operanti sui mercati europei di cui peraltro è stato presidente nel 2018 e nel 2019. Nonostante siano passati 11 anni e almeno un paio di sconvolgimenti come Covid e guerra in Europa, la mossa – che poi è uno schiaffo a chi resta – mi ricorda quella di Sergio Marchionne. Nel 2011, l’allora boss di Fiat-Chrysler portò il gruppo fuori da Confindustria di cui pure erano stati presidente Gianni Agnelli e Luca Cordero di Montezemolo. Un botto. Marchionne abbandonò anche l’Anfia, l’associazione dei costruttori in Italia, ma di questo non s’accorse nessuno. Tavares e Marchionne hanno insomma un’altra cosa in comune oltre Fiat in pancia, sempre in posizione non rilevante.
Ai tempi, Marchionne giustificò la mossa (lo schiaffo) in una lettera pubblica spiegando che aveva bisogno di più “flessibilità” sui contratti per i lavoratori degli stabilimenti italiani. In realtà, riteneva Confindustria, cui come tutti gli aderenti pagava bei soldi per servizi ritenuti a dir poco insufficienti, inutile per i suoi piani e per i suoi rapporti con il governo. Fiat Chrysler aveva spostato il baricentro in America e certa archeologia italiana non gli serviva più (tant’è che vendette anche la quota Fiat del Corsera, e addio salotto buono bollato ancora di lateralità).
Tavares oggi molla Acea a sorpresa ma con tempismo, cioè il giorno seguente il voto favorevole del parlamento di Strasburgo sulla proposta della Commissione europea di vietare la produzione di veicoli con motori endotermici dal 2035 sul vecchio continente. E’ un segnale, non una coincidenza. E infatti, con una lettera pubblica, ha comunicato che Stellantis affronterà questa fase cruciale di transizione all’elettrico con l’aiuto di un nuovo (per adesso anche fumoso) think tank.
Traduco all’impronta dal portoghese: voi dell’Acea siete ormai una lobby ininfluente se perfino Strasburgo non vi si fila e anche un po’ fessa con quegli infiltrati che applaudono al divieto. Come Volvo (di proprietà cinese), Ford Europe (di proprietà americana) e Mercedes (di proprietà tedesca, cioè fanno come gli pare). Per non dire di altri esimi dalle facce feroci contro il divieto ma poi cagasotto a schierarsi in pubblico a favore del politicamente scorretto. Meglio soli che male accompagnati.
Lo schiaffo di Tavares fa parte del personaggio spigoloso e coerente, per nulla incline all’elettrificazione ma ormai per forza e non per amore sulla buona strada. E poi, come Marchionne deve avere un suo piano B: per fare lobby a Bruxelles meglio una associazione di costruttori mediamente malvisti dalla politica o uno sgomitante governo francese azionista di Stellantis?