Cento mezz’ora, duecento un’ora, cinquanta extra per il lato B. Il gioco di Silvia, ovvero uno stralcio material sentimentale della vita di una escort bolognese taglia forte. Il documentario di Valerio Lo Muzio ed Emiliano Trovati è cucito addosso a Jessica, alias Silvia, affermata ragazza del sesso a pagamento nella zona ovest di Bologna. Le giornate felpate davanti alla tv con il fidanzato (che poi scompare) e a un piatto di tortellini con una collega, tra volpini da monta e business emiliano romagnolo (c’è la trasferta in Riviera), per registrare una consapevole, precisa, dettagliata e piacevole scelta di vita lavorativa.
Gocciolano recensioni web sulle prestazioni sessuali di Silvia, lo smartphone squilla in continuazione per informazioni e appuntamenti, mamma tira la sfoglia e si fa sempre un gran parlare di costi e ricavi su ogni questione. “Non mi offendo se mi danno della puttana o della troia”, dice Silvia. O “mi vedo felice nel futuro sia se vivrò con un compagno o se continuerò a fare la escort”. Insomma, l’idea e l’etica della prostituta modello travet o come dice qualcuno “come una volta”, senza falsi moralismi o inibizioni culturali. Documentario onesto, pulito con una protagonista spontanea, spiritosa, più johnwatersiana che felliniana. In questi giorni in anteprima al Biografilm Festival di Bologna.