Viaggi

La Transafricana di Cecil Rhodes e la nostra: perché abbiamo scommesso su questo viaggio

La Transafricana intesa come l’aveva pesata Cecil Rhodes, ossia dal Sudafrica fino al Cairo, era sempre stata in quel particolare cassetto del cervello etichettato come “sogni”. Un giorno anonimo e uguale a tanti altri vissuti in lockdown durante la prima fase della pandemia è diventato un giorno fantastico dove quel cassetto si è aperto per iniziare a far diventare realtà quel sogno di un viaggio epico. Un fil rouge collegava Milano a Città del Capo, da una estremità Silvano e Romy, dall’altro Alessandro: obiettivo comune era quello di unire le nostre conoscenze per iniziare a pianificare l’itinerario.

Fin da subito ci era chiaro che doveva essere un viaggio da una parte doveva essere condivisibile a coloro che volevano vivere questa esperienza, dall’altra parte un viaggio che potesse avere una parte di charity per aiutare alcune realtà che avremmo incontrato lungo il percorso. Facendo ricerche sulla Transafricana si trovano differenti itinerari che attraversano il continente da sud a nord e da est ad ovest ma la nostra scelta è ricaduta subito sull’itinerario più classico, se vogliamo chiamarlo così.

La stesura dell’itinerario dettagliato ha richiesto alcuni mesi di studio e soprattutto abbiamo scommesso sulla fine della pandemia, una scommessa dettata dall’ottimismo e dalla voglia di tornare a viaggiare ed esplorare il mondo. Col senno di poi la scommessa era veramente azzardata, nessuno sapeva cosa sarebbe successo la settimana successiva, figuriamoci un anno e mezzo dopo.

Ma si sa, chi non risica non rosica, così dice un vecchio proverbio e così abbiamo rischiato iniziando a costruire un sito internet dove poter spiegare il nostro viaggio e la nostra mission umanitaria.

L’itinerario non ricalca esattamente quello disegnato dal magnate dei diamanti Cecil Rhodes ma non poteva che essere così, troppe cose sono cambiate da quei tempi dove gli esploratori e i cercatori di ricchezze si muovevano lungo piste sabbiose usando scricchiolanti carri trainati dalla forza di cavalli o dei buoi.

Inoltre dovevamo pensare sia a realizzare un itinerario che fosse interessante per parchi nazionali visitati, biomi attraversati e popolazioni tradizionali incontrate ma altresì che ci permettesse di visitare organizzazioni e associazioni che si impegnano nella salvaguardia dell’ambiente, degli animali o che forniscono aiuto a persone in difficoltà.

In ogni stato che avremo la fortuna di visitare, abbiamo almeno una realtà che si occupa di tematiche ambientali o umanitarie, seguiteci sul nostro blog su ilfattoquotidiano.it e scoprirete quali sono e di cosa si occupano e come riusciremo ad aiutarle magari anche col vostro supporto.

Qui il crowdfunding