“Un’ora sola ti vorrei per dirti quello che non sai …”, cantavano, nel 1967, gli Showmen. La voce era quella inconfondibile di Mario Musella. Pino Daniele gli dedicò l’album, “Nero a metà” (Emi – 1980), uscito poco dopo la sua scomparsa: il 6 ottobre 1979. Nero a metà come l’amico sassofonista James Senese, entrambi figli della guerra. Il padre di Mario era un soldato pellerossa americano che si era innamorato di una donna di Piscinola. A distanza di quarant’anni dalla sua scomparsa, il sassofonista Pino Ciccarelli e il pianista Sasà Priore gli hanno dedicato, “Anime”, un album prodotto da Francesco Senese per Afrakà, l’etichetta di Lino Vairetti. Il cantante degli Osanna ha realizzato anche le foto del disco e gli ha prestato: la chitarra di Pasquale Capobianco, la batteria di Gennaro Barba e ovviamente il pianista della band cult del prog italiano.
Le melodie delle canzoni cantate da Mario Musella, si muovono su atmosfere rhythm and blues, funk e soul in cui s’intrecciano sezioni di fiati e nostalgiche armonie fino ad arrivare a vere e proprie
Come nasce l’idea di dedicare un disco strumentale al cantante Mario Musella?
L’idea di dedicare un progetto a Mario è nata più di vent’anni fa. Ho sempre avuto questo desiderio. Poi, con Sasà Priore, con il quale collaboro da almeno quindici anni, durante una delle nostre sortite di registrazione, parlando di Mario, ci siamo resi conto che le nostre radici musicali portano a lui.
Sarà per le nostre origini, io sono di Marianella e lui è di Piscinola, ci siamo trovati d’accordo su tutto. “Anime” già nella nostra testa era strumentale. Del resto non puoi far cantare le canzoni di Mario a nessuno, scatterebbe un paragone impari perché, per noi, Mario è un cantante insuperabile per tono di voce, estensione nei bassi e negli alti e soprattutto dotato di una voce cristallina come poche. Poi dulcis in fundo, l’incontro con il produttore Francesco Senese che, guarda caso, è di Miano, ha fatto il resto. Tra l’altro Francesco è il nipote di James, ergo è un cerchio che si chiude…
L’hai conosciuto?
Si, ho avuto questa fortuna. Era una festa a Marianella, di quelle belle e indimenticabili. Era in compagnia di mio fratello che, nel frattempo era diventato suo amico perché, purtroppo, Mario in quel periodo, era spesso ricoverato nel reparto di medicina generale dell’ospedale San Gennaro per accertamenti dove, appunto, mio fratello, lavorava come infermiere.
Mi diede la mano e mi disse “Ah, tu sei il sassofonista…” Un incontro col mio mito che cambiò la mia vita. Cantò a Marianella l’anno dopo e dopo due anni ci lasciò.
Come avete scelto i brani?
L’idea era quella di scegliere tra le canzoni del repertorio di Mario solista. E questo perché, anche se le canzoni non erano scritte da lui, c’è qualcosa nei testi che inquadrano in pieno ciò che riguardava la sua vita. “Domani, tra un anno chissà” ne è la prova tangibile.
Poi inevitabilmente, siamo andati sul repertorio degli Showmen, come fai a non includere: Un’ora sola ti vorrei”? Un’interpretazione valorizzata dal bellissimo video di Giuseppe Di vaio.
Bellissime le foto del booklet, com’è stato accolto dalla famiglia il progetto?
Le foto ce le ha date Patrizia che è stata fin da subito entusiasta di questo progetto e ci ha sempre incoraggiati. Quindi, dico con certezza e una punta di orgoglio che il progetto, dalla famiglia di Mario, è stato accolto più che bene e di questo non finiremo mai di ringraziare Patrizia.
Invece le foto nostre sono opera di Lino Vairetti, cantante degli Osanna.
Quanto ha inciso sulla vostra formazione la voce degli Showmen?
Su questo, e parlo anche a nome di Sasà, tantissimo e profondamente. Sarà il senso di appartenenza, le origini comuni, ma a lume di memoria, non ricordo nessun musicista della nostra zona che non abbia suonato la musica di Mario Musella e degli Showmen.
Due gli inediti: “Canzone per Ninuccia” e “Marittiello ‘mmieze ‘e stelle”, ce ne parli?
Ninuccia era la mamma di Mario e fino a che le gambe glielo hanno permesso, dal giorno che Mario se n’è andato, è andata ogni mattina al cimitero dal figlio. Del resto credo che sia estremamente innaturale che una mamma sopravviva al proprio figlio. La canzone è nata proprio dal pensiero di come sia stata forte e tenace questa donna…
“Marittiello ‘mmieze ‘e stelle” ha una storia particolare: Siamo andati da Patrizia, la sorella di Mario, per fargli ascoltare il disco, quando ha ascoltato il pezzo, “Marittiello che guarda ‘e stelle”, ci raccontò che la Signora Ninuccia, negli ultimi mesi della sua vita, la sera si sedeva sempre fuori al balcone e guardava il cielo, con gli occhi fissi a cercare qualcosa. Quando, una volta, Patrizia gli chiese perché guardasse sempre il cielo, si sentì dire: “Voglio vedere si veco a Marittiello ‘mmieze ‘e stelle…” Così decidemmo di cambiare il titolo della canzone.
Pino Ciccarelli e Sasà Priore – Un’ora sola ti vorrei (ANIME)