Trafficanti e garimpeiros hanno sequestrato e ucciso un giornalista britannico e un ricercatore brasiliano, onesti, che indagavano su predatori dell’Amazzonia. La scorsa settimana garimpeiros hanno ucciso, con 32 coltellate un membro della famiglia di Sabino, grande sciamano Huni Kuin, con me nella foto in evidenza.
Sabino è un grande Pajé (sciamano, nda) degli Huni Kuin, e anche Caxique (grande capo, nda). Gli Huni Kuin sono un popolo che vive sull’alto Rio Jordão, Acre, Amazzonia Meridionale, quasi al confine col Perù e con le foreste degli indios incottattati. Conosciuti anche dagli antropologi come Kaxinawá.
Noi abbiamo relazioni con loro fin dal 2014. Abbiamo lavorato a stretto contatto con Sabino sia nello stato di Rio che nella sua Aldeia in Amazzonia (foto). È un grande maestro della Medicina Sacra della Foresta, l’Ayahuasca. Uno dei più grandi Maestri viventi, in grado di canalizzare canti sacri durante profonde trance. E io vi garantisco che la rivoluzione della Coscienza la faremo proprio grazie a questi fratelli delle foreste.
“A dieci giorni dalla scomparsa del giornalista britannico Dom Phillips e dell’attivista brasiliano Bruno Pereira in Amazzonia, i peggiori timori sono stati confermati: uno dei due fratelli sospettati di aver ucciso i due uomini ha ammesso di aver seppellito i loro corpi e diversi ‘resti umani’ sono stati trovati sul luogo delle ricerche”. Questo è quello che recita freddamente il comunicato dell’Agi. Per il resto poche notizie, sempre le stesse, riportate all’infinito dai media di tutto il mondo. Perché hanno ammazzato un inglese, sfiorando l’incidente diplomatico, grazie anche alle castronerie dette da Bolsonaro. Tipo “sono zone pericolose, lo sapevano, è stata una brutta avventura, muore un sacco di gente lì, i desaparecidos sono tanti” e via dicendo. Eh già, in Brasile scompaiono oltre 80.000 persone l’anno. Un terzo bambini. L’inferno è qui, amici.
Lula invece si dice indignato, poiché lui deve fare la parte di quello attento agli indigeni, di sinistra, con le elezioni alle porte. Peccato che in queste zone, come anche altrove del resto, gli indigeni siano massacrati da 500 anni, senza ritegno, senza che nessuno batta ciglio. E accadeva anche quando c’era lui. Sempre successo.
Ed è sempre successo anche che tagliassero le gole di quelli che, come l’impavido Dom, osassero andare a ficcare il naso in quel vespaio infernale. Se non fosse terrificante tutto questo mi farebbe morire dal ridere.
La verità è che la responsabilità è realmente di tuta l’umanità. Poiché tutti consumano “zitti e buoni”, per poi indignarsi leggendo sul giornale notizie così davanti al caffè caldo la mattina. Caffè brasiliano magari. Tutti vogliono oro, legnami, minerali, droga. Dai confini con Colombia e Perù non passano due somarelli con la droga, ne passano tonnellate. Così come sono tonnellate di legname rubato alla foresta, e tonnellate di minerali. Ci sono interessi giganteschi che interessano non quattro trafficanti capelloni tossici, ma interi Stati, non solo quello brasiliano, anche Usa e UK e tutti gli altri, intere multinazionali. Uno dei business più grandi della terra. Ci vogliono davvero le palle per mettercisi contro. E siccome il business è illegale e nessuno può sporcarsi le mani, lo deve fare qualcuno. E così, in Brasile, lo fa la Milicia.
La Milicia è uno dei principali attori, insieme a garimpeiros (cercatori di oro e minerali), madeireiros (ladri di piante), traficantes. I contatti sono internazionali, con mafie italiane e di tutto il mondo. La Milicia coordina e comanda. Ex militari, ex mercenari, ex poliziotti, ex vigili del fuoco. Gente preparata militarmente, che può accedere agli armamenti che vuole, ben organizzata, pronti a tutto. Soprattutto funziona come un orologio svizzero, poiché se non funzioni, se sbagli un appuntamento di un minuto, ti tagliano la gola. Comandano la Milicia e i traficantes, da San Paulo a Manaus, da Rio de Janeiro a Rio Branco, da Sao Luis a Porto Alegre. Esattamente come in Italia comanda la mafia. Punto.
Si proceda pure con la sceneggiata, dove il sacrificio di due grandi persone, che avevano profondamente compreso il mondo indigeno, con molto amore, ha permesso si accendessero i riflettori su un mondo sconosciuto. Non cambierà un accidente fino a quando non cambierà la coscienza interiore di tutta l’umanità.