La Kalush Orchestra alza la voce. Dopo la vittoria dell’Eurovision Song Contest dello scorso maggio, sulle note e sul ritmo travolgente di Stefania, un appello social di Oleh Psjuk, cantante del gruppo, ha scosso il panorama musicale internazionale. Una dichiarazione precisa e mediaticamente appariscente: dare tempo a Kiev di soddisfare le condizioni necessarie per allestire la kermesse in sicurezza nel 2023.
Una richiesta che profuma di normalità – in un Paese che da mesi ha dimenticato la quotidianità –, ma che si scontra con il recente comunicato stampa dell’Ebu (European Broadcasting Union), che ha ufficializzato l’impossibilità di ospitare l’evento in Ucraina a causa della guerra e ha subito intensificato i contatti con la Bbc, con lo scopo di organizzare l’Eurovision Song Contest 2023 nel Regno Unito.
“È nostra intenzione che la vittoria dell’Ucraina si rifletta nello show del prossimo anno. Sarà una priorità nelle nostre discussioni con l’eventuale paese ospitante”, si legge al termine della nota della European Broadcasting Union. Un “premio di consolazione” che lascia l’amaro in bocca alla Kalush Orchestra e al popolo ucraino, ma che, nelle condizioni attuali, permette di aprire una finestra sicura su un evento musicale che appassiona, da sessantasei anni, il pubblico europeo e internazionale.