Gustavo Petro sarà il prossimo presidente della Colombia. Il primo di sinistra nella storia del Paese sudamericano. Si apre un nuovo capitolo a Bogotà, dove il leader del Pacto Histórico – la coalizione progressista uscita vincitrice anche dalle elezioni legislative dello scorso marzo – può festeggiare la vittoria nel ballottaggio presidenziale. Con una differenza di circa 700mila voti, Petro, economista 62enne, senatore ed ex sindaco della Capitale, ha sconfitto l’outsider Rodolfo Hernández, 77enne indipendente da molti considerato un ‘novello Trump’. Dei quasi 22 milioni di votanti (su quasi 39 di aventi diritto) che si sono recati alle urne domenica 19 giugno per il secondo turno, 11.281.013 voti (il 50,44%) hanno scelto Petro: il numero più alto in un’elezione presidenziale. El ingeniero (come viene soprannominato Hernández, alla guida della sua Liga de Gobernantes Anticorrupción), invece, si è fermato a 10.580.412 voti (47,31%).

Una giornata storica per la Colombia e per l’America Latina”, ha commentato il neoeletto presidente dalla Movistar Arena di Bogotà davanti a oltre diecimila persone. “È un vero cambiamento – ha proseguito – “che consiste nel lasciarsi alle spalle l’odio”. Un riferimento soprattutto alla campagna di demonizzazione subita da parte dei settori conservatori del Paese, che si erano stretti attorno ad Hernández paventando “rischi per la democrazia” in caso di vittoria del leader di sinistra. Si è appellato invece all’unità nazionale l’ex sindaco di Bogotà, vincitore al terzo tentativo presidenziale, promettendo che governerà senza alcuna “persecuzione politica”, solo con “rispetto e dialogo”. Un discorso, quello di Petro – in gioventù guerrigliero del gruppo M-19 in un Paese segnato da oltre 50 anni di guerra civile – basato su temi come “giustizia sociale, diversità e pluralità”. Questi i principi su cui Petro e la prossima vicepresidente Francia Márquez, astro nascente della politica colombiana, promettono di voler fondare per i prossimi quattro anni il nuovo governo, che entrerà in carica il 7 agosto. Francia Márquez, leader sociale afrocolombiana che aveva ottenuto 800mila preferenze alle primarie di coalizione dello scorso marzo grazie alle sue battaglie in favore dei diritti umani, delle donne e dell’ambiente, sarà la prima vicepresidente nera nella storia della Colombia.

“Gli auguro di essere fedele al suo discorso anticorruzione e di non deludere coloro che lo hanno votato. E di sapere come guidare il Paese”. Questa la reazione di Hernández, che ha riconosciuto la sconfitta, rivolgendosi a Gustavo Petro. Dopo il primo turno, l’imprenditore ex sindaco di Bucaramanga – capoluogo del dipartimento di Santander – aveva raccolto a sorpresa circa il 28% dei voti, piazzandosi alle spalle del leader del Pacto Histórico (primo con circa il 40%). Ma l’effetto sorpresa non è bastato per il 77enne forte su TikTok, che ha costruito la sua strategia sul rifiuto dei confronti con gli altri candidati e sul tema della lotta alla corruzione, in un generale clima di rottura rispetto ai partiti tradizionali.

Tra i principali temi in agenda, come sottolineato dal futuro presidente, spiccano il rispetto degli Accordi di pace del 2016, mai veramente attuati in un Paese continuamente insanguinato da omicidi selettivi di indigeni, ex guerriglieri e leader sociali, la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, in particolare della Foresta amazzonica – Petro ha lanciato un appello agli Stati Uniti per “sedersi e parlare di cambiamento climatico” – e la riduzione delle disuguaglianze.

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