Ospitare sul proprio territorio bombe atomiche americane e allo stesso tempo partecipare a un summit sulla proibizione delle armi nucleari. Nessun imbarazzo per tutti i Paesi europei coinvolti, tranne che per l’Italia. Il nostro governo è infatti l’unico in Ue a far parte del cosiddetto nuclear sharing, ossia quel gruppo di Paesi che non hanno una propria tecnologia nucleare ma ospitano testate di Stati alleati, ad aver deciso di non prendere parte alla Conferenza degli Stati parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari in programma a Vienna dal 21 al 23 giugno. Mentre Germania, Belgio e Paesi Bassi, anche loro parte del gruppo che ospita le armi americane, presenzieranno, l’Italia ha scelto di stare al fianco dell’altro membro del nuclear sharing, l’unico non europeo: la Turchia, anch’essa assente.
Sembrano lontani i tempi in cui, nel 2017, sia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che il sottosegretario Manlio Di Stefano, allora entrambi all’opposizione, misero le loro firme, insieme ad altri 244 parlamentari, un record a livello mondiale, sull’impegno per la proibizione delle armi nucleari promosso da Ican (la Campagna internazionale per la proibizione delle armi nucleari). Oggi che ricoprono un ruolo all’interno dell’esecutivo, di queste promesse sembrano essersi dimenticati, come dimostra l’assenza della delegazione italiana. Un atteggiamento diverso, ad esempio, da quello dell’Australia, dove il nuovo primo ministro Anthony Albanese ha rispettato l’impegno preso con la firma del 2017, quando era ancora all’opposizione, e ha fatto sapere che il suo Paese sarà al summit.
Inoltre, l’Italia si differenzia dagli altri Stati europei che condividono l’appartenenza al nuclear sharing su un altro aspetto. Mentre la Germania ha sempre garantito la sua presenza e il Belgio ha dato il suo ok per bocca della vicepremier Petra De Sutter, Amsterdam ha condiviso con Roma un iter molto simile ma dai risvolti opposti. Il Parlamento olandese ha approvato una mozione che impegna il governo a partecipare e così l’esecutivo guidato da Mark Rutte ha confermato la presenza. Anche in Italia, a metà maggio, la commissione Esteri della Camera aveva approvato una risoluzione che chiedeva l’avvio di percorsi concreti di disarmo nucleare e di avvicinamento ai contenuti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw). Ma il governo non ha seguito la linea tracciata dai parlamentari. Questo nonostante quella risoluzione sia stata approvata da tutte le formazioni in commissione, tranne che da Fratelli d’Italia, unico partito oggi all’opposizione.
Come spiegano Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica, la risposta agli organizzatori è arrivata per bocca dell’ufficio del sottosegretario Benedetto Della Vedova: “C’è rammarico per la decisione presa dal governo che perde l’occasione di poter discutere al tavolo, con rappresentanti di Paesi e società civile provenienti da tutto il mondo, il tema del disarmo nucleare reso sempre più urgente dal conflitto in Ucraina – hanno scritto le organizzazioni in un comunicato – Purtroppo, quindi, il nostro Paese non sarà tra i circa cento governi che parteciperanno agli incontri di Vienna, dove è prevista anche la presenza di Stati non firmatari del Trattato come Svezia, Finlandia e Svizzera e anche alleati Nato come Germania e Norvegia“. Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana Pace e Disarmo, dice a Ilfattoquotidiano.it di essere “stupito anche dal silenzio del segretario del Pd Enrico Letta” che nel 2020 era tra i 56 ex capi di governo e ministri degli Esteri dei Paesi Nato che hanno firmato una lettera aperta per sottolineare come “le armi nucleari non servono a nessuno scopo militare o strategico legittimo, viste le conseguenze umane e ambientali catastrofiche di qualsiasi loro uso” e che occorre “mostrare coraggio e audacia e aderire al Trattato”. Oggi, però, di fronte alla mancata presenza dell’Italia al primo grande vertice sul nucleare dopo l’invasione russa dell’Ucraina, organizzato dagli stessi promotori del Trattato Tpnw al quale invitava ad aderire, il leader del Pd tace.
“Abbiamo la responsabilità di incoraggiare gli Stati che possiedono le armi nucleari e che ancora esitano nel prendere una posizione ad abbandonare le loro politiche basate sulla deterrenza – continuano Rete italiana Pace e Disarmo e Senzatomica – Ecco perché essersi riuniti questa settimana a Vienna è così importante. Il contenuto del dibattito internazionale è cambiato: il Tpnw è la nuova norma. Dà voce alla maggioranza degli Stati che non accettano la logica secondo la quale queste armi garantiscano la sicurezza. In realtà esse rappresentano una minaccia per tutti noi e devono essere eliminate”. L’Italia, per il momento, decide di rimanere nel gruppo di minoranza che non chiede l’abolizione degli ordigni nucleari.