Settimane molto, molto, difficili per chi deve viaggiare in Gran Bretagna. Le cancellazioni di voli si susseguono e gli scioperi nelle ferrovie proseguono. I colloqui tra sindacati e ferrovie britanniche non hanno portato l’accorso auspicato e quindi le mobilitazioni di quello che è la più grande mobilitazione degli ultimi 30 anni andranno avanti per tutta la settimana. In particolare non è stato raggiunta un’intesa sugli aumenti salariali, in una fase in cui l’inflazione ha raggiunto il 9% erodendo rapidamente il potere di acquisto delle famiglie inglesi. Domani 40mila addetti si asterranno dal lavoro e altri stop sono fissati per giovedì e venerdì. Dovrebbe risentirne anche la metropolitana di Londra.
Nel frattempo le autorità aeroportuali hanno chiesto oggi alle compagnie di cancellare circa il 10% dei voli previsti nell’aeroporto di Heathrow, il più importante della capitale. Come molti scali, inglesi ma non solo, anche Heathrow è sotto organico. Durante la pandemia i tagli sono stati tanti e le riassunzioni non tengono il passo della ripresa della domanda. Così bastano piccoli incovenienti (un guasto al sistema bagagli nel caso dello scalo londinesi) per mandare in tilt tutta la struttura. L’aeroporto di Londra Gatwick ha annunciato la scorsa settimana la cancellazione di centinaia di voli previsti in luglio e in agosto. Lo stesso ha fatto l’hub Schiphol di Amsterdam ha compiuto un passo simile. Problemi si segnalano anche a Dublino dove code lunghissime hanno causato la perdita del volo per molti viaggiatori. Il problema è sia a valle che a monte. Sia negli scali che nelle compagnie. Easyjet e Lufthansa hanno già annunciato la cancellazione di centinaia di voli previsti in estate. Probabili disagi anche per Ryanair (su cui incombe uno sciopero del personale) e altri vettori. L’ex amministratore delegato di British Airways e attualmente direttore generale di Iata Willie Walsh ha affermato che Heathrow “non è in grado di fornire il servizio base che dovrebbe offrire”.