La Lituania limita il transito commerciale dalla Russia verso l’exclave sul Baltico di Kaliningrad e Mosca minaccia ritorsioni. La decisione di Vilnius rischia di aprire un nuovo fronte nella guerra intrapresa dalla Federazione lungo il suo confine occidentale. L’incaricata d’affari dell’ambasciata lituana a Mosca è stata infatti convocata al ministero degli Esteri che le ha presentato una protesta ufficiale, aggiungendo che se il blocco non verrà revocato la Russia si riserva il diritto di “azioni volte alla difesa dei propri interessi”.
La mossa del Paese membro della Nato ha scatenato la reazione del Cremlino che con il suo portavoce, Dmitry Peskov, l’ha definita “senza precedenti”: “La decisione è difatti senza precedenti. Viola ogni regola possibile – ha dichiarato – Capiamo che deriva dalla decisione dell’Unione europea di estendere le sanzioni al transito delle merci. Crediamo anche che sia illegale“. E ha poi rincarato la dose lanciando l’allarme sulla gravità della mossa lituana: “La situazione è più che grave e richiede un’analisi approfondita prima di adottare qualsiasi misura e prendere qualsiasi decisione. Un’analisi approfondita sarà condotta nei prossimi giorni”. La Lituania – ribatte l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell – “non ha preso alcuna restrizione nazionale unilaterale, sta applicando solo le sanzioni dell’Unione europea”. Quindi, afferma, “l’accusa si aggiunge all’attuazione di questa lettura delle sanzioni”.
L’accusa russa – attacca – è “falsa, pura propaganda”. Annunciando ulteriori verifiche, Borrell ha sostenuto che “qualunque cosa stiano facendo è stata la conseguenza di una precedente consultazione con la Commissione che ha poi fornito le linee guida e le linee guida di attuazione”. Da parte sua, Vilnius spiega proprio che il provvedimento non è altro che il frutto della corretta applicazione delle sanzioni europee su un certo tipo di merci provenienti dalla Russia. Non si tratta, quindi, di una decisione unilaterale di Vilnius, ma di un rispetto delle “sanzioni europee che hanno iniziato a funzionare il 17 giugno – ha spiegato il ministro degli Esteri, Gabrielius Landsbergis, al suo arrivo al Consiglio Ue Esteri a Lussemburgo – È l’industria che sta imponendo le sanzioni e le ferrovie hanno informato i clienti che dal 17 giugno non sarà più consentito il transito a Kaliningrad dei beni essenziali, dell’acciaio e di altri beni derivati dal ferro. Quindi penso che ci siano state alcune informazioni false, e non per la prima volta, annunciate dalle autorità russe, ma sono contento che abbiamo la possibilità di spiegarlo”.
Quella di Kaliningrad è però una situazione anomala. Tecnicamente, il trasferimento di prodotti dal territorio russo all’importante porto sul Baltico non può essere definito un’esportazione, dato che la piccola exclave è a tutti gli effetti territorio russo. Territorio, tra l’altro, di fondamentale importanza per Mosca. Non solo perché è uno degli sbocchi sul mare più importanti di tutta la Federazione: questo piccolo lembo di terra incastonato tra Lituania e Polonia è anche quello dove si trova una densità di armamenti come in nessuna altra area russa. Si tratta di uno dei luoghi più armati del mondo, oltre che di un paradiso fiscale per industriali e oligarchi russi in Europa, ed è collocato nel cuore del Vecchio Continente, ad appena 1.400 chilometri da Parigi e meno di 600 da Berlino. In quei 15mila chilometri quadrati si stima che si trovino oltre 200mila militari di Mosca e che dall’invasione dell’Ucraina l’area abbia conosciuto un ulteriore riarmo. Bloccare i flussi di beni e materiali potrebbe voler dire veder collassare tutta la struttura dell’exclave, con conseguente depotenziamento militare. E Mosca questo non può accettarlo.