Moda e Stile

Milano Fashion Week, le tendenze dalle passerelle: Versace lancia il trikini da uomo, il trash-chic di Marcelo Burlon. Prada celebra la gioventù ribelle

di Ilaria Mauri

Leggerezza è la parola d’ordine per eccellenza dell’estate, tanto più che a Milano già ci sono 35 gradi e siamo solo a metà giugno. Ma leggerezza è anche quella qualità assoluta dell’essere che si manifesta nei modi e nello spirito, nell’approccio totale alla vita e, come diceva Calvino, “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto”. È proprio questo il mood chiave visto in questo weekend di sfilate uomo alla Milano Fashion Week Man’s Collection in corso nel capoluogo lombardo. Sessantasei gli appuntamenti, tra grandi ritorni e debutti, in programma all’ombra (si fa per dire) della Madonnina da venerdì 17 a martedì 21 giugno, con la colonnina di mercurio fissa sopra i 30 gradi e gli addetti ai lavori già provati dal calendario serrato che ha messo in infilata Design Week – Pitti – Moda Uomo. Certo è che proprio quest’ultima sta conquistando un ruolo crescente, anche in termini di fatturato: nel 2021 ha fatto registrare un aumento del 15,2% rispetto al 2019, con un giro d’affari per il Made in Italy di 9,4 miliardi di euro. Questi i dati diffusi da Sistema Moda Italia che certificano il successo del settore, a cui si unisce l’entusiasmo del presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa, che ha ribadito l’importanza del fatto che “la moda continui a dare un messaggio di positività e speranza” in questi tempi di incertezza che stiamo vivendo. Anche per questo gli stilisti puntano tutto su semplicità e, appunto, leggerezza, concetti che si traducono in modelli decostruiti dalle linee morbide e dalle forme rilassate; nella sartorialità dei tagli e nelle pennellate di colore vitaminico che strizzano gli occhi alle nuove generazioni. È un’eleganza maschile assolutamente disinvolta ma non per questo meno accurata. Ne è l’esempio perfetto la collezione Primavera/Estate 2023 di Brunello Cucinelli, che fa dell’abito l’elemento centrale del suo guardaroba, rendendolo il capo trasversale per eccellenza. Formalissimo per l’ufficio con camicia e cravatta, si trasforma in un attimo in un look serale semplicemente mettendo sotto la giacca una t-shirt. Sneakers ai piedi e polo come passe-partout per sdrammatizzare anche il più rigoroso degli appuntamenti, perché – come ben ci insegna l’imprenditore filantropo di Solomeo – non bisogna mai prendersi troppo sul serio.

Un po’ come l’uomo di Donatella Versace, che sfoggia con nonchalances un trikini in tinte fluo a mo’ di body sotto a un pantalone sartoriale o un trench in seta rosa antico, e, ancora, con una felpa slacciata, in un gioco di contrasti e contrapposizioni che segna la tendenza per la prossima P/E 2023 secondo la casa della Medusa. “Quando lavoro – spiega la stilista in una nota – penso sempre alla Generazione Z ed il loro entusiasmo nel mettere insieme idee contrastanti. La pop art incontra il classicismo: un contrasto essenziale per me, che fa riflettere e coinvolge”. E così, ecco la sua varia gioventù che abbina canotte in pizzo trasparente a pantaloni di pelle traforata, le storiche camicie di seta logatissime ora in tinte fluo con pantaloni oversize, per un guardaroba versatile e coloratissimi che ha, appunto, nel trikini maschile il suo capo cult. È intrisa di freschezza giovanile anche la prima collezione Uomo di Filippo Grazioli, il designer marchigiano che nel marzo scorso ha preso le redini creative di Missoni. Per lui “buona la prima”: il debutto con il menswear è assolutamente promosso a pieni voti perché è riuscito a dare una sferzata di grinta al brand senza snaturarne affatto l’heritage, anzi, valorizzandone al massimo l’attitudine casual. L’iconico zig zag si fa maxi e va ad illuminare attraverso una palette cromatica essenziale e funzionale felpe e giacche, con il bianco a fare da contraltare. Lo stesso genuino entusiasmo fanciullesco lo ritroviamo anche sulla passerella di Emporio Armani, dove “Re” Giorgio ha dato libero sfogo alla sua fantasia immaginando una collezione che ci trasporta con il pensiero in una giungla incontaminata à la Gauguin, con un guizzo reggae perché questi capi – così come la vita – sono un contenitore di possibilità, il mood della vacanza già in città. Così, la camicia impalpabilissima diventa l’emblema della collezione, assieme al cappello alla pescatora super easy “perché vestirsi è anche divertirsi”, dice lo stilista che per la sua linea giovanile concede anche camice cropped e bermuda cortissimi. Un po’ come quelli in pelle che vanno a comporre la nuova “tutina” di Miuccia Prada e Raf Simons, capo simbolo di tutta una certa cultura giovanile nord europea degli anni ’90.

I due designer hanno fatto ancora una volta un esercizio di moda sull’uniforme maschile, concentrandosi ancora una volta su pochi pezzi studiati meticolosamente. Ecco allora che la sfilata si apre con il completo per antonomasia, con giacca abbottonata e cravatta, disarmante nella sua maniacale perfezione. I due designer hanno lavorato per sottrazione, alla ricerca dell’essenza di ogni pezzo: “I capi sembrano semplici ma sono il risultato di un processo di scelta: esistono centinaia di cappotti, perché questo è quello giusto? È a combinazione di un lungo lavoro di creazione e decisione, ma anche di istinto. E’ una questione di stile”, ha spiegato Miuccia. E così ecco sfilare una serie di soprabiti come must-have della mezza stagione, in tinta unita o a quadretti Vichy (fantasia simbolo di questa sfilata, a partire dall’invito), rosa, rossi o ancora verdi, accostati a una maglieria minima e a pantaloni sartoriali alla cui estremità spuntano stivali texani. Un gioco di contrappunti tra eleganza borghese e stilemi punk che è tutt’uno con la scenografia surreale da casetta di carta e con la colonna sonora.

Punk come l’animo di Marcelo Burlon, che ha celebrato in questa fashion Week milanese i 10 anni del suo brand County of Milan con una sfilata-evento (+ party esclusivo) al Velodromo Vigorelli, tempio della velocità e della musica, elementi che hanno segnato entrambi la sua storia personale. Una grande festa che il designer argentino, ormai defilato dalla vita mondana meneghina, si è concesso e goduto dal primo all’ultimo secondo, sfilando in prima persona sulla sua passerella. “Life is so short you can’t waste even a day”, è stato lo slogan con cui ha aperto il défilé, mentre il simbolo della pace emanava tutta la sua potenza stampato su una felpa bianca oversize. Parola d’ordine sportsweare, ed ecco spuntare nella varia umanità di modelli di ogni genere, origine ed età, dalla bimba agli ultra-sessantenni, tra cui anche il campione olimpico dei 100 metri Marcell Jacobs, con indosso una salopette blu elettrico. Tute, tante, tantissime, di ogni foggia e fantasia, e poi tutti gli elementi chiave del simbolismo e dell’iconografia che ha contraddistinto questi 10 anni di County of Milan: t-shirt e felpa con il rib cage colorato, completi paisley e pantaloni baggy, tocchi animalier e tie dye, denim all over e suggestioni indigene con i poncho portati a petto nudo, patchwork o con caratteristici motivi sudamericani. Sono i look trash-chic che contraddistinguono un certo specifico popolo milanese, lo stesso che si è ritrovato sabato sera al Vigorelli come in un tuffo nel passato.

Infine, una nota di merito all’eccellenza della sartoria tradizionale italiana, quella di Kiton e Canali, che ha saputo evolversi, trasformarsi e innovarsi senza mai perdere il focus sul savoir-faire e sulla qualità artigianale tutta italiana. La prima è una manifattura di Arzano, alle porte di Napoli, che da realtà locale è diventata un’emblema internazionale, arrivando addirittura sul red carpet del Festival di Cannes. E quel “rosso” lo si ritrova oggi nel “Red Dot”, il punto che caratterizzerà tutti i capi della prossima primavera/estate e che ambisce a diventare il simbolo di un contenitore culturale che porterà eventi organizzati dal brand napoletano in tutto il mondo. Canali, invece, lascia la sua Brianza per approdare sulla Riviera Ligure e lanciare il suo “smartorial”, ovvero un look sartoriale ma, al contempo, assolutamente disinvolto. È casual, ma elevato, collega il mondo del formale a quello del leisurewear e riflette il modo in cui sempre più ci si approccia al guardaroba.

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