È iniziata la battaglia dell’acqua tra le Regioni. Una chiede aiuto, l’altra risponde. Solo che la sussidiarietà sarà difficilmente possibile. Perché tutti sono in emergenza e tendono a trattenere per sé la risorsa idrica in vista di mesi che rischiano di aggravare il quadro già drammatico. Lo dimostra in maniera plastica il “no” netto con il quale la Val d’Aosta ha rifiutato di tendere la mano al Piemonte, finora la regione più colpita dalla siccità. Eppure negli anni scorsi, quando il secondo aveva avuto problemi, la prima era sempre arrivata in soccorso. Adesso, invece, Alberto Cirio ha composto il numero di telefono di Erik Lavevaz e si è sentito declinare l’invito.
La Regione Piemonte ha infatti decretato “l’allarme rosso” con le riduzioni del carico di prelievo dal Po: “Non si tratta per il momento di blocchi in via permanente”, ha spiegato il presidente rivelando di aver richiesto alla Valle d’Aosta – “così come era avvenuto in passato” – di verificare la “possibilità di un aiuto” perché “i danni all’agricoltura rischiano di essere devastanti”. Lavevaz però non ha avuto scelta: “Ho condiviso con lui i dati che testimoniano come anche la Valle d’Aosta stia riscontrando gravi criticità dovute alla carenza idrica. Stiamo effettuando tutti gli approfondimenti del caso, ma credo che le nostre effettive possibilità di intervento in questo campo non possano rispondere a un’emergenza ampia come quella che si sta configurando”. Il governatore della Valle d’Aosta ha quindi aggiunto: “Noi per primi vediamo i risultati di queste condizioni eccezionali, con i nevai già sciolti come se fossimo ad agosto e temperature altissime anche fino a 4.000 metri”. In sostanza, ha anticipato: “Ci troveremo tutti a dover fare i conti con una carenza idrica importantissima”.
Cirio dovrà dunque fare da solo. Domenica aveva spiegato che i prossimi dieci-quindici giorni saranno cruciali per salvare le colture, in particolare quella del riso che nel triangolo del Vercellese ha il 90% della sua produzione in Italia: “Dobbiamo stare molto attenti a salvaguardare l’agricoltura piemontese ed è il motivo per cui abbiamo già attivato non solo un tavolo di crisi permanente che ci permette di avere tutti gli attori della filiera dell’acqua ma, in particolare, di agire con i concessionari dei bacini idroelettrici”. I danni all’agricoltura “rischiano di essere devastanti”, ha ribadito nelle scorse ore garantendo che la Regione continua a “lavorare su due fronti: nei confronti dello Stato a cui chiediamo lo stanziamento di risorse immediate per aiutare gli agricoltori, ma anche cercando le soluzioni all’interno dei nostri bacini”.