Le amministrazioni regionali chiedono priorità all'uso umano e agricolo dell'acqua, oltre che risorse del Pnrr al fine di creare nuovi invasi. Il Po è in agonia: drastica riduzione della portata degli affluenti lombardi, il livello è di 3,3 metri sotto lo zero idrometrico e il cuneo salino ha raggiunto i 21 chilometri
La siccità sta mettendo in crisi l’Italia da Nord a Sud, una “situazione delicata” la definisce il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, nel giorno in cui si è tenuto un incontro tecnico tra ministeri per fare il punto e poi passare al “livello politico” per gli interventi. Un passaggio che le Regioni si augurano essere rapido, annunciando che chiederanno al governo la dichiarazione dello stato di emergenza almeno per quelle del Nord allo scopo di dare priorità all’uso umano e agricolo dell’acqua, oltre che per mettere a disposizione risorse del Pnrr al fine di creare nuovi invasi. In attesa di una decisione collegiale, si muove autonomamente anche il Lazio, con il presidente Nicola Zingaretti che ha annunciato lo stato di calamità naturale: “Servirà ad adottare immediatamente le prime misure, ad invitare i sindaci alle prime misure di contenimento perché dobbiamo prepararci a una situazione che sarà molto critica e dovrà basarsi sul risparmio idrico da tutte le attività, a cominciare dai consumi familiari”. Un “primo step”, ha avvisato l’ex segretario del Pd.
La Commissione delle politiche agricole della Conferenza delle Regioni, che si è riunita lunedì pomeriggio, ha deciso di valutare la possibilità di ordinanze regionali per razionare l’acqua al Nord, come il divieto di riempimento delle piscine e privilegiare l’uso dell’acqua per i fabbisogni primari. In alcuni territori, inoltre, ci sarebbero già accordi con le aziende energetiche per l’aumento della percentuale di uso di acque lacustri a scopi umani o agricoli. Con le misure di razionamento partite in decine di Comuni di diverse aree del centro-nord, il malato grave più attenzionato resta il Po. L’Osservatorio sul Grande Fiume è tornato a riunirsi e il quadro è desolante: la riduzione dell’apporto di quasi tutte le portate degli affluenti lombardi verso il fiume è drastica, mentre solo il lago di Garda resta al 60% della sua capacità di riempimento. Anche il lago Maggiore, principale magazzino di risorsa essenziale per il fiume, è solo al 24% della sua capacità di invaso. E in assenza di piogge o rilasci dai bacini di monte, il rilascio non potrà essere garantito se non per pochi giorni.
“L’imperativo categorico – sottolinea il segretario generale di AdbPo-Mite, Meuccio Berselli – è salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande Fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l’uso della risorsa disponibile lungo l’alveo, gestendo l’acqua più dinamicamente”. La “siccità estrema con severità idrica alta ci obbliga ad un cosiddetto ‘semaforo rosso'” che “bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idro-potabile, ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell’irrigazione, pur se in misura ridotta, all’agricoltura e approvvigionamento per l’habitat mantenendo, come primo obiettivo, l’idro-potabile”. Proseguendo così il prelievo dai laghi “si garantisce la continuità irrigua – avverte Berselli – Giunti a questi livelli ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo, in ottica di area vasta, è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo”.
Per dare un’idea di quanto sta avvenendo, il livello del Po è a calato di 3,3 metri rispetto allo zero idrometrico più basso rispetto al Ferragosto di un anno fa, con la siccità che colpisce tutti i raccolti, dal grano agli altri cereali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina, ha spiegato la Coldiretti. La mancanza di acqua minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale. E tra i dati allarmanti c’è anche la continua risalita del cuneo salino, che ha raggiunto i 21 chilometri. Quando la portata è troppo debole, infatti, l’acqua salata del mare “risale” lungo il corso del fiume, rendendola però inutilizzabile per l’irrigazione. A Pontelagoscuro, nei pressi della città di Ferrara, è stata registrata una portata di 180 metri cubi al secondo, sintomo di uno stato di “estrema gravità idrica”.