L’estate è la stagione delle illusioni ottiche e dei disagi. Questa volta è l’Amministratore Delegato di Trenord che vede miraggi e si affanna a presentare un’azienda in ripresa in questa fase post pandemica. Fino a qualche giorno fa il suo sforzo, questo sì riuscito, è stato quello di farsi aumentare lo stipendio fino a 568 mila euro l’anno, dopo due anni di tagli ai treni e dopo aver raggiunto il record del minimo della puntualità, precipitata sotto l’80%.
Ora l’85% di puntualità viene presentato come un grande risultato. Va ricordato però che la media delle altre regioni è superiore del 10%, visto che tocca il 95%. La Lombardia è buona ultima. Inoltre Trenord considera in ritardo i treni in arrivo con oltre i 5 minuti dopo l’orario previsto. Quelli che arrivano con 4 minuti di ritardo, sono considerati in orario. La puntualità reale pertanto è molto al di sotto dell’85%.
In questo periodo, Trenord ha perso 250mila passeggeri al giorno. Nel suo recente intervento in regione, l’ad non ha detto con quali politiche tariffarie intende recuperare questa fetta di pendolari. In Germania, per recuperare utenza, dopo la pandemia, il governo ha lanciato una promozione di grande successo che consente di viaggiare sui mezzi pubblici delle città e sui treni regionali in tutto il paese pagando solo 9 euro al mese fino alla fine dell’estate.
Da Trenord e da Regione Lombardia, invece, il silenzio. Una riduzione delle tariffe farebbe emergere il grave stato finanziario della società regionale e i suoi altissimi costi gestionali. Trenord giustifica i ritardi trincerandosi dietro la saturazione delle linee: tuttavia sui 1.500 km di rete lombarda solo la metà è realmente piena di treni. La capacità teorica delle linee non è mai raggiunta senza provocare ritardi, a dimostrazione che la gestione è inefficiente e va sommata agli evidenti scompensi di RFI.
Si annuncia poi l’ingresso di nuovi treni, che in realtà sono vecchi ordini di treni che vengono a maturazione, e nonostante il ritardo nelle consegne le officine di Trenord non sono ancora pronte per gestire i nuovi treni.
Infine la conflittualità in azienda è alle stelle, come ben sanno i pendolari, a causa di una pessima (e consociativa) gestione anche delle relazioni sindacali. Basti pensare che le rsu di macchinisti e capi treno dal maggio scorso per una vertenza interna hanno effettuato 8 scioperi e il nono è già dichiarato per il 2 luglio. Come faccia Regione Lombardia a giustificare una simile drammatica situazione del trasporto ferroviario ha dell’incredibile se raffrontata a qualsiasi altro paese europeo.