“Quelli del Pd non mi hanno voluto. Io avevo chiesto un accordo alla luce del sole, ma loro non volevano perdere i loro consiglieri. E così mi hanno offerto il piano B“, cioè “un posto in giunta a uno dei miei. Ma io merito un piano A“. A raccontarlo in un’intervista a Repubblica è Cosimo Ferri, il deputato di Italia Viva sconfitto nella corsa a sindaco di Carrara, spiegando perché al ballottaggio ha scelto di portare in dote – con un apparentamento formale – il suo 15% al leghista Simone Caffaz invece che alla candidata del Pd Serena Arrighi, sua ex compagna di partito. “Arrighi, che ha preso il 29%, mi ha detto che non fanno apparentamenti. Ma il vero motivo è un altro: non vogliono scontentare la sinistra radicale“, attacca il potente ex sottosegretario alla Giustizia e storico leader di Magistratura indipendente (la corrente di destra delle toghe), tuttora sotto processo disciplinare al Consiglio superiore della magistratura per il suq delle nomine all’hotel Champagne. “Non posso pensare che mi giudichino impresentabile. Ho preso il 15 per cento in un mese! Il mio è un piccolo polo riformista”, si sfoga.
Ragioni che il politico/magistrato amico, amico di Luca Palamara, articola anche in un lungo post pubblicato su Facebook. “Abbiamo detto no ad Arrighi che non voleva l’apparentamento per tener buona la sinistra radicale, quella che invece di guardare avanti pensa ancora all’antifascismo, che è invece un principio acquisito da tutti noi. Sposiamo Caffaz perché il ballottaggio ci impone una scelta: andare al mare anziché a votare non è nel mio stile. Tutti hanno apprezzato il coraggio con cui la nostra squadra ha affrontato la decisione dell’apparentamento: nessun accordo sottobanco, nessuna poltrona, solo progetti per Carrara”. Una scelta criticata dal Pd, che in Toscana è alleato di Italia Viva nella giunta Giani: “Abbiamo appreso con stupore dell’apparentamento di Ferri con il candidato sindaco Caffaz sostenuto dalla Lega”, dice la segretaria regionale dem Simona Bonafè. “Continuiamo a pensare che chi ha votato Ferri al primo turno non possa che sentirsi rappresentato dal centrosinistra progressista, riformista, liberal-democratico che oggi sostiene Serena Arrighi”.