È ormai una mobilitazione generale quella per risolvere la crisi del grano ucraino che rischia di mettere in ginocchio i Paesi più dipendenti dal bene prodotto dal Paese di Volodymyr Zelensky e far schizzare i prezzi dei prodotti alimentari. Ma la situazione potrebbe presto sbloccarsi, dato che nei prossimi giorni si terranno colloqui tra la Turchia e la Russia per mettere a punto il vertice in programma per la prossima settimana a Istanbul nel quale Mosca e Kiev si incontreranno con la mediazione di Ankara e delle Nazioni Unite.
Le prime conferme arrivano dal Cremlino che per il momento si è limitato a ufficializzare i colloqui con il Paese di Recep Tayyp Erdogan per la creazione di corridoi navali per le esportazioni di grano ucraino, anche se non è prevista a questi vertici la presenza di Vladimir Putin. Un incontro che, però, dovrebbe essere anche preparativo in vista di quello della prossima settimana a Istanbul, quando si incontreranno i rappresentanti di Russia e Ucraina, con la collaborazione di Turchia e Onu, secondo quanto scrive il quotidiano turco Milliyet che cita fonti della presidenza Erdogan. All’evento è prevista anche la presenza del presidente turco e del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, con l’obiettivo di sbloccare i porti “entro un mese”. Intanto, è stata creata una linea di comunicazione d’emergenza tra i ministeri della Difesa di Russia, Ucraina e Turchia per discutere della gestione dei corridoi navali. I rappresentanti che gestiranno questo canale verranno individuati tra i ranghi delle rispettive forze armate al livello di generali.
Uno sblocco che richiede però uno stretto coordinamento militare tra le parti. Ed è per questo che a Mosca arriverà una delegazione degli alti gradi dell’esercito turco, al fine di arrivare a un accordo sul meccanismo di trasferimento via mare dei beni che, si apprende, sarebbe supervisionato proprio dalla Turchia. Secondo le fonti, Ankara ha preparato una road map per sbloccare “35-40 milioni di tonnellate di grano che dovrebbero essere inviate sui mercati mondiali attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli nei prossimi 6-8 mesi”.
L’azione della Turchia non si è però limitata solo ai due Paesi coinvolti direttamente nel conflitto, ma si è allargata anche a quelli a sostegno di Kiev. Come la Gran Bretagna. Non a caso, Erdogan ha avuto un colloquio anche con Boris Johnson durante il quale gli ha ribadito la necessità di trovare una soluzione per il trasporto di cereali dall’Ucraina. L’impegno di Londra è confermato dal fatto che la ministra degli Esteri, Liz Truss, si recherà domani ad Ankara per discutere di come sbloccare il grano fermo in particolare nel porto di Odessa.
Lo stesso Mario Draghi, nel corso del suo intervento al Senato, ha affrontato il tema spiegando che “il conflitto in atto” ha innescato “una crisi umanitaria di dimensione straordinaria, sono a rischio le forniture di grano nei Paesi più poveri” e nei porti ucraini sono bloccati “milioni di tonnellate del raccolto precedente”.