Alla fine vincono tutti. O meglio: non perde nessuno. Dopo due giorni di alta tensione, discussioni fiume e impasse, la maggioranza di governo ha trovato l’accordo sulla questione ucraina. La risoluzione messa ai voti del Senato dopo le comunicazioni di Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo a cui il premier prenderà parte giovedì e venerdì, è stata approvata con 219 sì, 20 no e 22 astenuti. Respinte le quattro risoluzioni alternative presentate da Cal (Alternativa + Idv), Misto, Italexit e Fratelli d’Italia. La frase chiave del documento è quella che impegna il governo “a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari“.
La frase chiave della risoluzione – Un passaggio che tradotto vuol dire essenzialmente due cose. Da una parte i 5 stelle e Leu sono riusciti a inserire nella risoluzione l’impegno del governo a relazionare in Parlamento su summit internazionali relativi alla guerra e soprattutto su ulteriori invii di armi a Kiev. Dall’altra parte, però, il coinvolgimento delle Camere da parte dell’esecutivo sarà “secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022″. Cioè il primo decreto Ucraina approvato dal Parlamento, che stabilisce come l’esecutivo debba riferire in aula ogni tre mesi e che autorizza il governo a intraprendere iniziative in merito alla guerra in Ucraina – da quelle umanitarie all’invio di armi – fino al 31 dicembre. Lo stesso decreto al quale si riferiva il premier Mario Draghi in aula, quando rivolto ai senatori ha detto: “Ricercare la pace, superare la crisi: questo è il mandato ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida della nostra azione”.
Il dibattito in maggioranza e l’impasse – Insomma, mentre i 5 stelle subivano la scissione di Luigi Di Maio e dei suoi, il premier in aula tirava dritto, sottolineando ancora una volta di volere un mandato pieno, con tanto di riferimento al decreto Ucraina di tre mesi fa. Ed è su questo che la maggioranza è entrata in fibrillazione negli ultimi due giorni. Riunioni fiume in cui a un certo punto i partiti avevano trovato l’intesa per una risoluzione da votare dopo l’intervento di Draghi. Il governo, però, in mattinata aveva chiesto di riscrivere dall’inizio il documento perché pretendeva un riferimento dritto al decreto Ucraina. A quel punto la maggioranza è entrata in tilt, la riunione è stata sospesa e Giuseppe Conte ha convocato d’urgenza il consiglio nazionale del Movimento 5 stelle su Zoom. Per il M5s lo scoglio era rappresentato dal coinvolgimento del Parlamento su ogni passaggio relativo alla fornitura di armi all’Ucraina. Secondo alcune fonti parlamentari, il punto di caduta poteva essere trovato con un riferimento “sfumato” sulla consultazione delle Camere. Da settimane, infatti, M5S e Leu chiedevano che il governo venisse in Parlamento alla vigilia di ogni vertice internazionale e per eventuali nuovi invii di armi di fatto superando quanto stabilito dal dl Ucraina votato dalla Camera all’inizio del conflitto. Il governo, però, non voleva che si uscisse dal perimetro di questo decreto. M5S e Leu, durante la riunione, avevano accettato il riferimento al dl Ucraina e al fatto che ci si muova dentro il perimetro di quel testo. Il Pd – che ieri aveva cercato con Alessandro Alfieri, capogruppo in Esteri e fedelissimo del ministro Lorenzo Guerini, una mediazione – oggi si era schierato con il governo sul riferimento al dl Ucraina. “Ci sarà assolutamente il riferimento al decreto Ucraina nella risoluzione. Ci muoviamo in quel solco dove sono previste una serie di modalità di coinvolgimento dei ministri competenti nell’evoluzione della situazione in Ucraina e le misure di sostegno al popolo ucraino”, aveva detto Alfieri.
L’accordo – E così in effetti è stato, anche se all’accordo si è arrivati dopo ore di caos. Draghi ha parlato al Senato quando la maggioranza non aveva ancora un accordo sulla risoluzione. “Ascoltiamo la relazione di Draghi e poi verrà depositata una risoluzione. Che sia unitaria resta l’obiettivo”, aveva detto il capogruppo di Liberi e uguali alla Camera, Federico Fornaro. Mentre il premier parlava, però, si era diffusa la voce di una votazione per parti separate. Sarebbe stato un escamotage che avrebbe permesso in particolare al M5s e a Leu di mantenere i propri distinguo sulla guerra in Ucraina. Altra opzione era quella di usare l’espressione “udite le comunicazioni del premier, si approva la linea del governo“. Alla fine, invece, si è optato per una risoluzione vera che recepisse i passaggi cari ai 5 stelle, ma pure i riferimenti al decreto Ucraina pretesi dal governo. Alla fine hanno vinto tutti. O meglio: non ha perso nessuno.
Ecco di seguito il testo della risoluzione:
Il Senato/La Camera, premesso che:
il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha in agenda i seguenti temi: il sostegno all’Ucraina dopo la guerra di aggressione russa; l’Europa allargata: i Balcani Occidentali e la richiesta di adesione di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia; la situazione dell’economia europea e la Conferenza sul Futuro dell’Europa;
considerato che:
a) il Consiglio europeo tornerà ad affrontare gli sviluppi della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina e le sue conseguenze per riaffermare il sostegno dell’UE al popolo ucraino, a partire dal raggiungimento del cessate il fuoco; impegno che il Governo italiano persegue in maniera unitaria nei Vertici dell’UE e della NATO, con i seguiti delle recenti visite a Washington e a Kiev del Presidente del Consiglio dei Ministri e il lavoro della diplomazia italiana e dei Ministri competenti;
b) i Capi di Stato e di Governo terranno una discussione strategica sulle relazioni dell’Unione europea con i suoi partner vicini, trattando il tema dell’ “Europa allargata”; in linea con la Dichiarazione di Versailles del 10 marzo 2022 e a seguito dei pareri della Commissione europea, il Consiglio europeo avrà in agenda la richiesta di adesione all’UE da parte di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia e un dibattito sulle relazioni con i Paesi dei Balcani Occidentali e sulla loro prospettiva di ingresso nell’Unione europea;
c) il Consiglio europeo affronterà i temi della congiuntura economica con l’approvazione delle Raccomandazioni specifiche per Paese, la conclusione del Semestre europeo, nel quadro della proroga della clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità e Crescita per il 2023 e delle decisioni della Banca Centrale Europea sulla politica monetaria;
d) la Commissione europea ha indicato il 1 giugno 2022 che la Croazia soddisfa tutte le condizioni per adottare l’euro, proponendo al Consiglio UE una decisione di adesione all’Unione Economica e Monetaria;
e) il Consiglio europeo adotterà conclusioni sui seguiti della Conferenza sul Futuro dell’Europa che si è chiusa con la solenne cerimonia del 9 maggio 2022 a Strasburgo e con una Relazione finale di 49 proposte;
impegna il Governo a:
1) esigere, insieme ai partner europei, dalle Autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale;
2) come testimoniato dal recente viaggio a Kiev dei Presidenti Draghi, Macron e Scholz, rafforzare il ruolo dell’Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l’impegno a porsi come attore-chiave per una mediazione tra le Parti, in sinergia con altri Paesi già attivi su questo fronte e attraverso ogni azione diplomatica internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale;
3) garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, legittimati dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva – confermando il ruolo dell’Italia nel quadro dell’azione multilaterale, a partire dall’Unione europea e dall’Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace;
4) a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari;
5) definire ogni soluzione necessaria a livello bilaterale e multilaterale, a partire dall’ONU, dall’UE e dal G7, per assicurare la sicurezza alimentare a livello globale, attraverso corridoi sicuri e lo sminamento dei porti;
6) supportare le domande di adesione all’UE di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia, in un quadro di rispetto dei criteri di Copenaghen, e accelerare il percorso di adesione all’UE dei Paesi dei Balcani Occidentali;
7) nel contesto delle analisi sul semestre europeo, sostenere una revisione puntuale della governance economica che modifichi radicalmente il Patto di Stabilità e Crescita al fine di favorire gli investimenti e la coesione sociale;
8) adoperarsi per la definizione di strumenti fiscali comuni europei per compensare gli squilibri per gli Stati dovuti alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina e alle sanzioni alla Russia e rafforzare politiche a favore di famiglie e imprese in difficoltà per gli effetti del conflitto; rendere esecutivi i progetti che sostanzino l’“autonomia strategica europea” per ridurre le dipendenze dell’UE in settori cruciali;
9) finalizzare le iniziative di RePowerEU che realizzino la diversificazione delle fonti energetiche in Europa e contrastino l’incremento dei prezzi dell’energia; a tale scopo, è prioritario l’utilizzo per tutti i Paesi membri dei fondi ancora disponibili nel Dispositivo di Ripresa e Resilienza, l’aumento significativo degli investimenti sulle rinnovabili, la tutela della coesione sociale nella transizione eco-sostenibile e le riforme del mercato energetico europeo, a partire dall’introduzione di un tetto ai prezzi del gas e dal disaccoppiamento del prezzo dell’energia tra rinnovabili e fonti fossili tradizionali;
10) dare seguito al dibattito sulle proposte adottate dalla Conferenza sul Futuro dell’Europa, con l’obiettivo di rafforzare l’azione dell’Unione europea, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, utilizzando tutte le potenzialità degli attuali Trattati, ivi inclusa la possibilità di avviare una procedura di revisione ordinaria, anche attraverso la convocazione di una Convenzione cui partecipino i rappresentanti dei Parlamenti nazionali (articolo 48 del Trattato sull’Unione europea).