All'udienza di stamattina erano presenti, come quasi sempre dall'arresto del giovane all'aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020, i rappresentanti di Italia, Ue, Usa e Spagna per monitorare il corretto svolgimento del processo. Al tribunale di Mansura c'è anche un legale dell’Ambasciata d’Italia
Patrick Zaki dovrà attendere ancora per vedere la fine della sua storia giudiziaria. I giudici del tribunale di Mansura hanno infatti deciso per un nuovo aggiornamento del processo al 27 settembre, come dichiarato dallo studente egiziano dell’università di Bologna. “Oggi hanno solo preso la mia carta d’identità, mi hanno fatto uscire, mi hanno detto di aspettare: sono stato là per due ore senza avere idea di cosa stesse succedendo. Poi mi hanno detto che (l’udienza) è stata rinviata al 27 settembre”, ha precisato Zaki parlando ai giornalisti davanti al Palazzo di Giustizia.
Zaki continua a sperare in un’assoluzione il prima possibile per poter tornare in Italia, dove non è escluso che possa decidere di rimanere a vivere. Anche perché, fino a sentenza definitiva, nonostante adesso sia fuori dal carcere permane il divieto di viaggio: “Cerco di essere ottimista ma non succede nulla. Vedo che sono in un circolo vizioso di rinvii, non so perché. Sono diventati troppi. Ho bisogno di viaggiare, ora è la cosa più importante per me, qualunque sia la situazione. Quello che farò nel prossimo periodo è concentrarmi sul viaggio” in Italia, ha aggiunto: “Se non torno in Italia avrò problemi con la laurea magistrale e gli studi. Il mio desiderio è di tornare in Italia voglio riprendere i miei studi, la mia vita normale, voglio poter viaggiare e tornare quando voglio, come una persona normale”.
“Non capisco perché mi è stato vietato di viaggiare. Questo è un grosso problema che causa la completa interruzione dei miei studi e della mia vita”, ha insistito. “Certo, la mia situazione è migliore di altre”, ma “voglio riprendere la mia vita normale, continuare gli studi e pensare al mio futuro perché ne ho abbastanza di tutte le interruzioni che mi sono state imposte per due anni e non deve continuare più di così”, ha affermato Patrick. (ANSA).
All’udienza di stamattina erano presenti, come quasi sempre dall’arresto del giovane all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020, i rappresentanti di Italia, Ue, Usa e Spagna per monitorare il corretto svolgimento del processo. Al tribunale di Mansura c’è anche un legale dell’Ambasciata d’Italia. Anche l’udienza di oggi vede la presenza di due diplomatici italiani, come sempre avvenuto nelle cinque udienze precedenti. La presenza è inquadrata in un monitoraggio europeo di processi egiziani rilevanti per il rispetto dei diritti umani e civili.
Dopo l’ennesimo rinvio deciso dal giudice, Amnesty International ha continuato la propria azione di pressione sull’opinione pubblica per chiedere il rilascio dello studente egiziano. “Sono ormai 28 mesi, e arriveremo a 31, che Patrick Zaki è intrappolato in un meccanismo giudiziario arbitrario che, di rinvio in rinvio, continua a privarlo della sua completa libertà – ha commentato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury – Un periodo esorbitante, in cui il tempo di Patrick si è fermato, un periodo di tempo che di per sé è una punizione considerato che Patrick è accusato di un reato dal sapore orwelliano: ‘diffusione di notizie false’, per aver scritto la verità”.