Inzaghi trova un contratto più lungo, che lo garantisce per i prossimi due anni, con uno stipendio non proprio da top allenatore ma quasi. La vera domanda riguarda l’Inter che affronta la stagione con molti debiti e zero euro da investire
Inzaghi 2024. Due anni di contratto e un milione di euro in più a stagione: non male per chi, comunque la si voglia vedere, nei fatti ha perso lo scudetto all’ultima giornata. Ma l’Inter non lascia il suo allenatore, anzi quasi raddoppia: il rinnovo adesso è ufficiale, guadagnerà 5 milioni netti (spicciolo più, spicciolo meno) fino al 2024, con possibile opzione per il 2025. Insomma, un vero e proprio ciclo nerazzurro targato Simone Inzaghi.
Quella fatta dall’Inter è una scelta in controtendenza nel calcio di oggi. Il rinnovo non era scontato dopo il finale di campionato, tantomeno l’aumento: in un periodo di austerity, in cui la proprietà ha imposto tagli d’ingaggio praticamente per tutti e un mercato al risparmio (anzi, all’incasso), il mister guadagnerà di più. Significa promuovere a pieni voti la sua prima stagione in nerazzurro, su cui invece dall’esterno ci sono stati giudizi contrastanti. E’ stato detto più volte nel corso dell’anno: la sua Inter da una parte ha giocato un calcio a tratti stellare, vinto pur sempre due coppe (minori, ma in finale contro la Juventus), ben figurato in Europa, in corsa fino all’ultimo in Serie A; dall’altra parte però ha perso lo scudetto contro il Milan, la squadra è affondata in maniera preoccupante nel momento decisivo che poi è costato il titolo, e il tecnico insieme a lei. La dirigenza invece non ha dubbi.
È vero che i contratti nel calcio lasciano il tempo che trovano, ma con questa firma l’Inter e Simone Inzaghi decidono di sposarsi per gli anni a venire. E a ben guardare, sono fatti l’una per l’altro. Inzaghi trova un contratto più lungo, che lo garantisce per i prossimi due anni, con uno stipendio non proprio da top allenatore ma quasi, stabilmente al terzo posto (dietro Allegri e Mourinho a quota 7 milioni) fra i più pagati della Serie A. Soprattutto, conferma lo status da tecnico di squadra di vertice che doveva meritarsi all’Inter, dimostrando di aver superato l’esame della promozione dalla Lazio. Difficilmente avrebbe potuto ambire a panchine migliori, dunque dal suo punto di vista non c’è dubbio che il rinnovo sia un affare.
La vera domanda riguarda l’Inter. C’è chi si chiedeva, e continua a chiedersi, se Inzaghi sia davvero l’allenatore giusto per questa squadra. I più critici, orfani di Antonio Conte, imputando alla sua scarsa personalità il calo di tensione che è costato lo scudetto, vorrebbero addirittura sostituirlo. Ma con chi? Chi si potrebbe permettere l’Inter di oggi, che ha una proprietà sempre più lontana ed enigmatica, un bilancio inguaiato dai debiti e zero euro da investire sul mercato? Sicuramente non un altro Conte che, non a caso, è scappato a torto o ragione dalla barca nerazzurra. Non un top mondiale. Quindi: un allenatore di medio profilo, di cui non abbonda il mercato e che comunque non entusiasma nessuno; una scommessa straniera, sempre rischiosa; oppure un giovane italiano emergente, cioè praticamente un altro Inzaghi, ma senza l’esperienza e l’affidabilità di Inzaghi.
Il calciomercato estivo sarà l’ennesima incognita per i tifosi nerazzurri. Con una serie di combinazioni particolarmente favorevoli potrebbero anche ritrovare Romelu Lukaku, magari con l’aggiunta di Paulo Dybala, ma non cambierà l’obiettivo imposto dalla proprietà di chiudere con un attivo di 50 milioni. Il che significa sacrificare almeno uno, se non più, pezzi pregiati della rosa, proprio come successo l’anno scorso. Qualsiasi cambio in panchina sarebbe un autentico salto nel buio per una formazione che ha già fin troppe incertezze e ha bisogno di riferimenti. Come Beppe Marotta, ultima ancora di salvezza nerazzurra. O lo stesso Inzaghi. Un buon tecnico. Un aziendalista, che accetta le scelte societarie, trasmette serenità all’ambiente, è già entrato nel cuore dei tifosi e dei suoi giocatori. Con lui l’Inter potrà fare altre buone stagioni. Giocare un bel calcio, divertirsi. Magari anche vincere qualcosa, perché non è escluso che i nerazzurri possano conquistare altri trofei (specie se davvero Marotta dovesse riuscire nell’impresa di rendere ancora più competitiva la squadra nonostante la crisi societaria), ma senza l’ossessione di doverlo fare ad ogni costo. Né del resto potrà essere più questo l’obiettivo dichiarato, per chi cede un campione dopo l’altro. Insomma, Simone Inzaghi è il tecnico perfetto per l’Inter. Almeno per questa Inter.