La storia tra il 58enne e la 24enne "Bonas" di Avanti un altro è salita agli onori delle cronache tra il 2019 e il 2020 quando nacque e in pochi mesi finì. La stessa ha, poi avuto nuovo risalto mediatico quando lui, nell’ottobre 2021, aveva promosso nei confronti della Croce (e nei confronti della di lei madre) un giudizio risarcitorio. Subito dopo la Croce in diverse interviste fece intendere di avere denunciato Vasfi per stalking: "In questa storia orribile di gogna mediatica, dovuta alle dichiarazioni che sono state rilasciate dalla Croce sul mio conto, in cui mi si definiva un uomo “orrendo” e “violento” e mi si attribuiva un reato gravissimo, mai commesso e denunciato..."
Cerchiamo di andare con ordine. Quando vi siete conosciuti con la signorina Croce?
A Milano nel settembre 2019. Me l’ha presentata un’amica. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere le ho chiesto di venire alla festa dell’AMFAR. Mi disse che non aveva niente da indossare. Io le ho offerto la possibilità di fare acquisti per quell’occasione. In precedenti interviste lei disse di avermi conosciuto per caso a quella festa al mio tavolo. Solo che lì i tavoli sono blindati. Io sono uno sponsor dell’iniziativa: chi si siede al mio tavolo deve essere un mio invitato.
Quando inizia la vostra frequentazione?
La Croce doveva lavorare a Roma per la tv, aveva ottenuto un contratto per “Avanti un altro”. Io vivo tra Ginevra, Dubai, Teheran e Roma. Così abbiamo cominciato a vederci.
Era fidanzato all’epoca dell’incontro con la Croce?
No, io non tradisco mai.
È stato sposato nel passato?
Dal 1998 al 2009 e ho un bellissimo figlio nato nel 2000 che va all’università di Losanna in Svizzera e che per causa di quello che è successo ha avuto un rifiuto nei miei confronti. L’ho
recuperato facendo terapia insieme. Ero il suo mito, poi un giorno sono finito sui giornali descritto come un uomo violento, uno stalker. Sto raccontando la mia verità perché me l’ha chiesto lui. Lo stalking è un’accusa gravissima che comporta giustamente restrizioni personali. La mia attuale fidanzata, Valentina, mentre vedeva il servizio de Le Iene sul mio conto piangeva. Io sono iraniano, lei russa: siamo la coppia più sanzionata del mondo (ride ndr)
Torniamo alla storia con Sara Croce. Avevate ufficializzato la vostra relazione?
No, ma la sua famiglia l’ha saputo. Era appena finita la mia relazione precedente. Ho conosciuto la mamma, lo zio e la nonna a Garlasco. Abbiamo fatto cene con loro a Milano. La nonna molto carina, persone semplici felici ed emozionate per la nostra relazione.
Lei ha profili social?
Zero. Non mi interessa averne. Se sei social sei soggetto a impulsi esterni inutile che possono distrarre dai tuoi veri obiettivi.
Invece la Croce che rapporto aveva con i social?
In cerca continua di follower. Una delle prime volte la feci andare a prendere con l’autista a Garlasco, la portai in un ristorante stellato e lei sempre sul display per seguire i social.
I media la definiscono in tanti modi a livello professionale: il magnate, l’uomo d’affari, il petroliere… Lei in quale si riconosce?
Un self made man dal successo economico e sociale. Da giovane ho fatto il cameriere e il muratore per mantenermi gli studi. Oggi però non ho biglietti da visita. Basta il mio nome. Questo faticoso, piacevole percorso è stato infangato.
Quando era ragazzino si è subito rimboccato le maniche…
Ho fatto di tutto, anche il muratore quando avevo 16 anni, il mio primo lavoro in Italia, durante le vacanze estive. Arrivai nel 1980 in Italia. Mi sono pagato da solo gli studi, le vacanze, l’acquisto del motorino, una Vespa 50 Special con cui vado ancora in giro a Roma e la prima macchina una Fiat 500. Feci il barista, il pony express e adoravo quando tornavo a casa con 5mila lire per fare benzina e mi avanzavano i soldi. Giocavo a calcio da centravanti, ero fortissimo. Negli anni del liceo mi sono appassionato all’arte e alla filosofia, anche se ho sempre avuto talento per le materie scientifiche. Ho studiato e mi sono laureato con lode in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, davo ripetizioni di matematica e fisica agli studenti italiani, poi sono stato assistente universitario. E molti di quei ragazzi che ho aiutato negli studi ancora oggi mi scrivono e mi ingraziano per averli aiutati ad arrivare dove sono ora dal punto di vista umano e professionale.
Quando è arrivata la svolta?
Nel 1994 avevo 30 anni e andai a vivere in Svizzera per lavorare in una società di trading del petrolio. Facevo fotocopie e guadagnavo due lire. Poi un giorno mi chiesero di dare un’occhiata a un contratto e io suggerii di apportare delle modifiche. Guadagnarono un milione di dollari. Il grande capo mi chiamò per darmi in gestione nuovi contratti e in un anno gli feci guadagnare 30 milioni di dollari e col tempo, gradualmente ho creato la mia società.
Torniamo a questo viaggio a New York raccontato con toni apocalittici dalla Croce. La ragazza dice che era indisposta e che “non poteva accontentarla” e che lei infuriato avrebbe buttato le valigie giù dalla finestra del 48° piano o del 40°…
Ma che cos’è, un film di Hitchcock? Tra l’altro a New York non si possono aprire le finestre. Sarei finito in galera immediatamente come terrorista modello Guantanamo con la tutina arancione.
È lì che la Croce dice di essere tornata a casa…
Non è vero. Giorni dopo per il Capodanno siamo andati al concerto di Lady Gaga a Las Vegas. Con noi c’era una coppia di miei amici e un amico d’infanzia della Croce. Ho realizzato il suo sogno: vedere Lady Gaga. Dopo il concerto si mostra di nuovo indifferente e insofferente nei miei confronti. A quel punto, mentre eravamo ancora a Las Vegas, le chiesi di partire. Le feci fare il biglietto e ripartì con il suo amico. E in quel momento bloccai il suo numero di telefono sul mio cellulare.
Era stanco di farsi prendere in giro…
Non meritavo di essere offeso in quel modo.
La Croce era innamorata di lei?
All’epoca ho ritenuto di sì, visto che, addirittura, mi aveva presentato ai suoi familiari. Con il senno del poi devo ritenere di no. Una persona che infanga la mia reputazione descrivendomi falsamente come un uomo violento, secondo lei era innamorata?
La Croce parla di 450 messaggi ininterrotti…
Erano organizzativi con lo zio e la madre. Cercavo di prendere accordi per farmi restituire il dovuto, come peraltro mi era stato promesso. Anche perché, come ho detto, avevo bloccato il suo contatto telefonico.
Sara Croce ha affermato in varie interviste di sentirsi “agitata, spiata, non più tranquilla”…
Avete visto il suo profilo social? Non mi sembra che sia un profilo da donna stalkerizzata. Lei fin da subito è apparsa sorridente, divertita e serena.
Ma questa denuncia per stalking raccontata ai quattro venti quando è arrivata?
Mai. Non esiste.
Lei si sente parte lesa di questa vicenda?
Altro che parte lesa! In questa storia orribile di gogna mediatica, dovuta alle dichiarazioni che sono state rilasciate dalla Croce sul mio conto, in cui mi si definiva un uomo “orrendo” e “violento” e mi si attribuiva un reato gravissimo, mai commesso e denunciato, e dove la mia faccia è stata sbattuta in prima pagina, secondo voi come mi dovrei sentire?
È stato anche deriso dalla stampa per il suo aspetto fisico…
Vi sembra normale di questi tempi ridicolizzare una persona per il suo aspetto fisico? L’ho trovo decadente e culturalmente di basso livello.
Un poeta iraniano dice “il silenzio è la lingua di dio, tutto il resto è la sua cattiva traduzione”. C’è una storia dietro ogni persona, c’è una ragione per cui sono quello che sono, una “persona perbene”. Questa “cattiva traduzione”, intendo dopo la pubblicazione degli articoli sul mio conto, ha cambiato l’atteggiamento dell’opinione pubblica e ha tramutato la mia immagine in un mostro. La mia decisione di parlare è maturata dopo una lunga e attenta riflessione per recuperare la mia dignità. Dire la verità dei fatti era qualcosa che dovevo a mio figlio e a tutti quelli (pochi) che mi hanno sempre supportato e stimato (parlo dei miei ex studenti). Anche le vite della mia cerchia familiare e di chi mi è stato sempre vicino sono cambiate in un batter d’occhio.
Lei crede nella giustizia?
Credo fermamente nella giustizia e nello stato di diritto.
Ha seguito il processo Johnny Depp versus Amber Heard?
L’ho seguito tutto. Anche mio figlio mi ha detto: papà speriamo vinca Depp perché questo è esattamente il tuo caso.
C
Dopo anni di uomini massacrati, l’ho trovato una svolta: finalmente un MeToo maschile. Farò di tutto per sostenere questa causa.
Cosa l’ha ferita di più di tutta questa vicenda?
Più di duemila anni fa Cicerone diceva: “Le malattie sono due, contagiose, epidemiche e funeste per la società: la prima è la diarrea verbale, la seconda è la stitichezza mentale”. Ecco, io oggi dico che queste due malattie sono rese ancor più contagiose dai media e dai social network che alimentano il contagio a colpi di fake news e notizie non veritiere. Il primo dovere del giornalista è quello di documentarsi soprattutto quando si parla di un reato gravissimo, prendono una notizia falsa per argomentare in modo altrettanto falso. Mi è stata fatta terra bruciata intorno proprio per colpa di una falsità: dato che a rilanciarla erano giornali e tv nazionali. Anche nelle persone a me più vicine si è instillato il dubbio sul mio conto. Nessuna manifestazione di solidarietà, solo sguardi carichi di diffidenza. Mi sono sentito molto solo. Sono stato condannato mediaticamente per un crimine orribile mai commesso e mai denunciato all’autorità giudiziaria. Questo mi ha fatto molto male.