“Quando si sbaglia è doveroso ammetterlo. Veronesi sembrava una persona seria. Si è dimostrato non solo un incapace, ma anche disposto ad appoggiare la peggior coalizione di destra delle amministrative al secondo turno. Scusateci”. Così qualche giorno fa Carlo Calenda rinnegava su Twitter il candidato sindaco da lui sostenuto alle comunali di Lucca, il direttore d’orchestra Alberto Veronesi, direttore del Festival Puccini e figlio del celebre oncologo Umberto. Il motivo? Veronesi, che al primo turno ha raccolto il 3,65% con il sostegno di Italia Viva e Azione, al ballottaggio ha scelto di appoggiare Mario Pardini, l’aspirante sindaco del centrodestra (34,3% al primo turno): proprio quel Pardini che di recente è stato sepolto dalle polemiche per essersi apparentato con i neofascisti di Casapound che sostenevano Fabio Barsanti (9,5% al primo turno) e con i no green pass di Andrea Colombini (4,2%). Il candidato centrista ha così disobbedito alle indicazioni dei partiti che lo sostengono, schierati compattamente con il candidato di centrosinistra Francesco Raspini (42,65%).
Veronesi però non ci sta e risponde alle accuse di Calenda con una lunga nota. “Calenda dice che sono un incapace. Parla uno che ha dimostrato il minimo storico di credibilità: in campagna elettorale ha cancellato il comizio di Lucca e gli incontri con il mondo produttivo lucchese mezz’ora prima dell’orario previsto. Parla uno che ha utilizzato Alberto Veronesi per prendere il 3,7 per cento del consenso e poi voleva mettere un suo uomo in giunta con Raspini, come al mercato dei capponi”, attacca. E insiste “Parla uno – insiste Veronesi – che ha fatto la corte a Mario Pardini come candidato di Azione e oggi dice che lo stesso Pardini è il peggiore fascista. Parla uno che ieri diceva che sono la persona migliore del mondo e oggi dice che sono un incapace. Non dubito che lo vedremo presto a Lucca sul palco a sostenere il sindaco che prima Azione mi diceva di contrastare. Mi spiace avergli rovinato la festa”.