Enel Green Power è stata costretta a spegnere la centrale idroelettrica di Isola Serafini di San Nazzaro, nel Piacentino, a causa della secca del fiume Po. Il corso d’acqua è 8 metri sotto il livello dello zero idrometrico e quindi la società elettrica ha dovuto fermare le turbine, poiché la centrale funziona grazie all’acqua del Po che viene deviata dal suo corso e fatta confluire all’interno dell’impianto per produrre energia.

Se l’acqua è scarsa queste turbine non possono lavorare ed è quello che sta succedendo. L’impianto, hanno spiegato i responsabili Enel, ripartirà solo dopo il ripristino delle condizioni idrauliche sufficienti all’esercizio. La gestione della centrale prevede comunque prescrizioni che sono quelle dei rilasci minimi di acqua che consentano un deflusso vitale, come concordato insieme ai Consorzi irrigui e ad altri enti. Per sopperire alla mancanza di questa produzione si dovrà attingere maggiormente, nel prossimo periodo, alla produzione di energia fotovoltaica.

Tra le principali conseguenze dello stato di fortissima siccità del Po c’è proprio la riduzione della produzione di energia idroelettrica, già estremamente ridotta, con riserva al minimo degli ultimi anni, come evidenziato lunedì da Terna nel corso dell’Osservatorio della crisi idrica del Po. All’orizzonte non solo il rischio di altre turbine ferme ma pure il pericolo di non riuscire a raffreddare le centrali termoelettriche, evidenziato invece da Elettricità Futura, associazione che riunisce imprese italiane del settore elettrico.

Nel frattempo è allarme anche in Lombardia: “L’acqua è agli sgoccioli: tutta la disponibilità è stata impiegata” dagli operatori del settore idroelettrico “per coprire la necessità del comparto agricolo nei prossimi 10 giorni”, lo ha spiegato il legale rappresentante di Enel, Giovanni Rocchi, in audizione alla commissione congiunta di Agricoltura e Montagna della Regione, convocata in via straordinaria per la grave crisi idrica e all’emergenza siccità: “È stato fatto tutto il possibile. L’acqua è finita. Tutta quella a disposizione è stata ripartita nel tempo richiesto”, ha proseguito. Agli operatori del settore idroelettrico la Regione ha chiesto, per i prossimi dieci giorni, di far confluire nel lago di Como 4 milioni di metri cubi d’acqua in media al giorno e 900mila metri cubi d’acqua nel lago d’Iseo. In particolare, ha spiegato Rocchi, per i laghi in Valtellina “già da tempo abbiamo dato disponibilità per 500mila metri cubi d’acqua al giorno. Di più non possiamo fare su quest’asta: le risorse sono esaurite”.

Sui laghi della Valcamonica, nei tavoli “è stato stabilito di rilasciare 900mila metri cubi al giorno medi settimanali” che “per ora sono sufficienti”. Per i fiumi Serio e Brembo “la disponibilità data è rispettivamente di 250mila e 200mila metri cubi d’acqua per i prossimi dieci giorni”. La situazione, spiega ancora Rocchi, “impatta molto sulla nostra attività”. Roberto Scottoni, responsabile impianti idroelettrici di A2A, ha aggiunto che la società “sta turbinando e rilasciando acqua per 3 milioni di metri cubi al giorno nell’arco della settimana. Pari al 75% della richiesta. Riteniamo di aver fatto uno sforzo importante”. Mauro Bonanni, responsabile adeguatezza operativa di Terna ha sottolineato che “la scarsità delle risorse idriche tocca anche la capacità della produzione idroelettrica”, ma “le attuali informazioni non ci fanno prevedere rischi nell’immediato”. L’intento, ha spiegato l’assessore a Enti locali e Montagna Massimo Sertori, è “contenere i danni che sicuramente ci saranno” e “salvare il primo raccolto”.

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