“Toglierò il disturbo”, con queste parole, a margine di un’inaugurazione di una mostra su Sant’Agata, all’università di Catania, il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci ha annunciato il suo ritiro. Chiarirà meglio tutto in una conferenza stampa nei prossimi giorni, intanto incassa le reazioni alla bomba lanciata ieri. Logorato da pressioni politiche e dall’ennesima intervista di Gianfranco Micciché (ieri ha ribadito ieri al Corriere della Sera che “ricandidando Musumeci il rischio di perdere è altissimo”), il governatore che da mesi lavora alla sua riconferma parando le picconate di Miccichè, ha infine ceduto, apparecchiando sul tavolo del centrodestra improvvisamente (Ignazio La Russa ne era allo scuro, e così Giorgia Meloni) il suo ritiro.
Complice anche il siparietto sul palco di Taormina sabato sera con Ficarra e Picone: il presidente aveva iniziato ad enunciare il grande cambiamento avvenuto in Sicilia col suo governo, un comizio interrotto dalle battute del duo comico palermitano che hanno sottolineato come le infrastrutture siano ancora vetuste (“abbiamo pagato il casello in sesterzi”). Musumeci ha tentato di riprendere il filo ma ricevendo solo i fischi dal pubblico, mentre Salvo Ficarra e Valentino Picone si prendevano la scena. Tutto ripreso dai telefonini in platea, così che le immagini di questo sketch non voluto del presidente della Regione, hanno fatto il giro del web in pochissime ore, raggiungendo le homepage dei giornali online.
Un episodio che è di certo pesato sui nervi del presidente, già appesantito da mesi di bordate da parte dei suoi stessi alleati. In primis, il coordinatore di Forza Italia, Gianfranco Micciché: è stato lui che, appena arrivato al comitato elettorale di Roberto Lagalla nel giorno dello spoglio, ha commentato il risultato chiedendo a Musumeci il passo indietro. Pochi minuti dopo e a pochissimi metri di distanza, nello stesso comitato, il presidente della Regione rispondeva: “Non sempre i desideri diventano diritti”. Poco più di una settimana dopo, invece, ecco accontentato Micciché.
Ma cos’è successo nel frattempo? Di certo a pesare sulla sua riconferma c’è stato il risultato elettorale di Messina, dove Cateno De Luca ha incassato una vittoria al primo turno per un candidato ombra, quel Federico Basile che ha fatto mambassa di preferenze soprattutto nelle liste in cui figurava anche il nome di De Luca. Messina è andata ad elezioni con un anno di anticipo perché “Scateno” – come viene chiamato l’ex sindaco per i suoi modi sopra le righe – si era dimesso dalla guida della città per potersi candidare alle Regionali. Ed è quello che ha sottolineato subito Micciché: “Non si può fare finta di niente”, ha detto a spoglio appena finito, mentre al Corriere ha ribadito che De Luca correrà da solo se Musumeci dovesse ripresentarsi e il centrodestra non può permettersi di andare spaccato. “Bisognerà replicare lo stesso schema di Palermo: dobbiamo cioè andare uniti”, è il commento che fanno nelle retrovie del centrodestra siciliano.
Nei mesi scorsi Musumeci si era recato in visita persino da Marcello Dell’Utri, piombato sulla campagna elettorale di Palermo con il suo endorsement per Lagalla che aveva provocato il ritiro di tutti gli altri candidati sindaco del centrodestra. Raccontano che il governatore fosse andato a trovare l’ex senatore, che ha scontato una pena per concorso esterno, all’hotel delle Palme. Pare che Dell’Utri gli avesse addirittura passato al telefono Silvio Berlusconi: un retroscena mai smentito e che sembrava essere il tentativo di Musumeci per scavalcare Micciché persino dentro Forza Italia. Dopo poche settimane, però, il clima sembra essere cambiato. E pure chi fino a qualche settimana fa sosteneva la ricandidatura del presidente uscente, adesso appare titubante: “Se è il migliore candidato? Non lo so…”. D’altronde, dietro le continue bordate di Miccichè, c’è una fetta del centrodestra contraria alla riconferma, una fetta tutta catanese che va da Raffaele Lombardo a Raffaele Stancanelli, passando per Luca Sammartino. Non è un caso, infatti, se già lo scorso gennaio Musumeci aveva incassato all’Assemblea regionale quello che era parso come un voto di sfiducia: l’Ars votava per scegliere i delegati per l’elezione del presidente della Repubblica, e Musumeci arrivò solo terzo, un risultato che lo spinse ad annunciare in una diretta Facebook di fuoco l’azzeramento della giunta. Che poi non ci fu. Ed anche il passo indietro annunciato è ancora tutto da confermare. Una mossa, viste le pressioni, per spiazzare gli avversari e contarsi? Intanto oggi Musumeci resterà a Catania in attesa di una convocazione a Roma per parlare direttamente con Giorgia Meloni.