Prima che iniziasse la seduta, mentre la maggioranza non trovava ancora la quadra sulla risoluzione, alla stessa domanda aveva risposto: "Non lo so, vediamo...". Nelle sue comunicazioni ha precisato che "i canali di dialogo con Mosca rimangono aperti". E nelle repliche ha ringraziato ringrazia l'Aula per il "sostegno unitario" a "continuare sulla strada disegnata dal decreto Ucraina", che prevede l'obbligo di riferire alle Camere solo una volta ogni tre mesi
“Il governo italiano, insieme ai partner dell’Unione europea e del G7, intende continuare a sostenere l’Ucraina, così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso delle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Chiarendo così di voler restare sui binari del primo decreto Ucraina, che prevede una delega in bianco al governo sull’invio di armi, col solo impegno a riferire alle Camere ogni tre mesi (anche se dal discorso la parola “armi” è rimasta assente). Tra i punti che affronterà il vertice dei capi di Stato e di governo Ue – ha ricordato il premier – ci sono “la ripresa della guerra in Ucraina e il sostegno europeo a Kiev, le ricadute alimentari, energetiche e securitarie del conflitto, le prospettive di allargemento dell’Ue”. Draghi ha citato il suo recente viaggio in Ucraina insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente francese Emmanuel Macron: “Siamo andati a Kiev per testimoniare di persona che i nostri Paesi e l’Unione sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella notta a difesa della democrazia e della libertà. Durante la visita, il presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina. Il Consiglio europeo straordinario del 30-31 maggio ha discusso di questo, e le conclusioni del prossimo Consiglio ribadiranno questo impegno“.
“Preoccupato per maggioranza? Vediamo…”, poi “No” – All’arrivo al Senato, ai cronisti che gli chiedevano se fosse preoccupato per la tenuta della maggioranza che faticava a trovare la quadra sulla risoluzione da votare, il premier aveva risposto evasivo: “Ah non lo so, vediamo…”. Al termine della seduta, uscendo da Palazzo Madama dopo che l’atto frutto del compromesso è stato approvato a larga maggioranza, alla stessa domanda ha invece risposto un netto “no“. Com’è finita? Da una parte i 5 stelle e Leu sono riusciti a inserire nella risoluzione l’impegno del governo a relazionare in Parlamento su summit internazionali relativi alla guerra in Ucraina e soprattutto su ulteriori invii di armi a Kiev. Dall’altra parte, però, il coinvolgimento delle Camere da parte dell’esecutivo seguirà “quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022”. Cioè il primo decreto Ucraina approvato dal Parlamento tre mesi fa.
“I canali di dialogo rimangono aperti” – Nella propria relazione, Draghi ha esordito con una panoramica sulla guerra: “Mosca continua ad aggredire militarmente città ucraine, nel tentativo di rafforzare la propria posizione. I combattimenti a Severodonetsk, nella regione di Lugansk, sono particolarmente feroci. Continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni dei civili da parte dell’esercito russo: le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti”, ha detto, esprimendo “ancora una volta la mia gratitudine alle italiane e agli italiani che hanno accolto i profughi ucraini. La strategia dell’Italia”, ha spiegato, in accordo con l’Unione europea e gli alleati del G7, si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia, perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi veramente al tavolo dei negoziati”. Le sanzioni alla Russia, ha affermato, “stanno funzionando, ma “i nostri canali di dialogo rimangono aperti. Non smetteremo di cercare la pace, una pace nei termini che vorrà l’Ucraina. Solo una pace concordata e non subita può essere duratura”, ha detto. E ha proseguito: “A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea, e vuole che abbia lo status di candidato. Il governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione in Europa e in Occidente: continueremo a farlo in ogni consesso internazionale, a partire dal prossimo Consiglio europeo. Sono consapevole che alcuni Stati membri non sono d’accordo, ma la raccomandazione della Commissione è incoraggiante e confido che si possa raggiungere l’unanimità. Il percorso da Paese candidato a stato membro è lungo, ma il segnale europeo dev’essere chiaro e coraggioso fin da subito”.
Le strategie sulle crisi alimentare ed energetica – Poi un passaggio sulla crisi alimentare: “Le forniture di grano sono a rischio nei Paesi più poveri del mondo. Recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell’Ucraina, nel porto di Mykolaiv. La produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50% rispetto all’anno scorso. Dobbiamo liberare i magazzini, per fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Dopo vari tentativi falliti, non vedo alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione, con l’Onu che si faccia garante della sua realizzazione”. Infine il tema dell’approvvigionamento energetico: “Dall’inizio della guerra il nostro governo si è mosso con rapidità per trovare fonti alternative al gas russo. Grazie a queste misure potremo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza già dall’anno prossimo. In Europa, l’aumento del prezzo dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi di inflazione nei prossimi mesi. Per frenare l’aumento dei prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini è essenziale agire anche sulla fonte del problema, e frenare i prezzi del gas e dell’energia. La soluzione che proponiamo da mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo, che ridurrebbe anche i flussi finanziari verso Mosca. L’Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute della crisi”.
Ferrara (M5S): “Più coinvolgimento delle Camere” – Dopo l’intervento del premier si è tenuta la discussione generale, inevitabilmente condizionata dal caos interno al Movimento 5 Stelle (con Di Maio pronto alla scissione dopo settimane di scontri con Conte). “Una volta quando io sono entrato in Parlamento, questo dibattito sarebbe terminato così: “Il Senato della Repubblica, udita la comunicazione del presidente, del Consiglio la approva”. Credo che sarebbe una pagina decorosa per il Parlamento, perché il teatrino che si sta sviluppando fuori da questa Aula è semplicemente incomprensibile“, ha detto l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini. Anche il senatore a vita Mario Monti ha invitato i parlamentari a non porre “ostacoli per ragioni particolari all’azione del Governo e del presidente in questa circostanza”. Il senatore M5S Gianluca Ferrara, invece, ha chiesto a nome del proprio gruppo un maggiore coinvolgimento delle Camere, proprio il nodo su cui permane lo stallo sulla risoluzione di maggioranza: “Presidente, dopo quattro mesi di guerra, le chiediamo di farsi portavoce di due punti: sollecitiamo la necessità di iniziative politiche orientate al cessate il fuoco e per una definizione pacifica del conflitto e, in secondo luogo, il più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento in relazione all’indirizzo politico perseguito dal governo nei consessi europei e internazionali, inclusa la decisione di inviare nuove forniture militari”, ha detto. “Dopo migliaia e migliaia di vittime è indispensabile passare dalla diplomazia delle armi alle armi della diplomazia”.
Le repliche: “Grazie al Senato per il sostegno unitario” – Dopo un confronto durato un giorno e mezzo, i partiti di maggioranza si sono accordati nel mettere al voto una risoluzione che chiede al governo di “continuare a garantire, secondo quanto previsto dal decreto legge 14/2022 (cioè il primo decreto Ucraina, ndr) il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere, con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari”. Non c’è, quindi, l’impegno – che avrebbe voluto il M5S – a riferire più di una volta ogni tre mesi. “Ringrazio il Senato per il sostegno ad aiutare l’Ucraina a difendere la libertà e la democrazia”, a “continuare con le sanzioni” alla Russia, “a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti e la libertà dell’Ucraina”, a “continuare, insomma, sulla strada disegnata dal dl 14 del 22“, ha detto Draghi nel breve intervento di replica (circa un minuto e mezzo). “È stato un sostegno unito e in momenti del genere l’unità è essenziale. Quando il Paese è coinvolto in una guerra, le decisioni che si devono prendere sono complesse, profonde e con risvolti anche morali, avere il sostegno del Senato è molto, molto importante per me”, ha concluso, suscitando l’applauso dell’Aula.