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Dal fumetto di Moebius l’esordio musicale di Riccardo O’Grady: ecco chi è il 23enne romano che vive e Manchester

L’opera di Moebius – ribattezzato il «Picasso del fumetto», colui che «ha cambiato il look alla fantascienza» – non ha influenzato solo il testo del suo nuovo singolo, racconta O’Grady al fattoquotidiano.it: "Stavo suonando con la chitarra Within You Without You dei Beatles, e facendo un errore, cioè cambiando la progressione degli accordi del pezzo, ho cominciato a suonare in un modo diverso..."

di Francesco Aliberti

Nasce dal fumetto omonimo di Moebius l’esordio musicale di Riccardo O’Grady, artista romano trapiantato a Manchester che, con il brano Upon A Star, ha debuttato il 24 giugno su tutte le piattaforme digitali. Il grande fumettista francese, al secolo Jean Giroud e scomparso nel 2012, è stato la fonte di ispirazione fantasy del testo di O’Grady: una storia di due astronauti che vagano nello spazio, dove prevale una forte componente di isolamento, solitudine, smarrimento. Il tutto in un’atmosfera onirica e fantascientifica che diventa un convincente pezzo rock alla Coldplay.

In realtà l’opera di Moebius – ribattezzato il «Picasso del fumetto», colui che «ha cambiato il look alla fantascienza» – non ha influenzato solo il testo, racconta O’Grady al fattoquotidiano.it: “Stavo suonando con la chitarra Within You Without You dei Beatles, e facendo un errore, cioè cambiando la progressione degli accordi del pezzo, ho cominciato a suonare in un modo diverso. La cosa mi piaceva, quindi su questa parte di chitarra ho cominciato a scrivere il brano. Avevo quel fumetto davanti a me e da lì ho preso ispirazione per scrivere il testo”. Riccardo O’Grady, classe 1998, si è diplomato al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano in batteria pop rock e ora sta seguendo un Master a Manchester in music performance. Upon A Star è il suo primo singolo, in autunno usciranno anche i successivi due in vista della pubblicazione dell’EP Universal Traveller. La scelta artistica di lavorare in Inghilterra ha fortemente influenzato il lavoro di O’Grady, anche perché le sue fonti musicali più importanti, quelle della sua formazione, provengono proprio da Oltremanica: dai Clash ai Radiohead fino ai Coldplay.

Benché si confessi ispirato anche dal punk inglese e dalla sua dimensione “urlata”, O’Grady tiene a sottolineare la forte componente intimistica della sua musica, che è poi il suo specifico artistico: “Oggi ascoltiamo la musica indossando un paio di auricolari e questa cosa, almeno nel modo in cui l’ho vissuta, ha mutato molto la componente di intimità e privacy della musica. In questi ultimi anni l’ho ascoltata principalmente così, da solo, camminando a Milano, durante il lockdown, quando la città era già mezza vuota. Quindi il senso di isolamento che c’è dietro a Upon a Star non è soltanto solitudine, ma anche una sorta di intimità che va insieme con la musica. Questa componente prevalente rende i miei brani più idonei all’ascolto in solitaria, con le cuffiette, che a una festa”.

L’artista romano ha lavorato da solista anche nella produzione musicale: “Chiunque può pubblicare qualcosa su Spotify o su altre piattaforme grazie ai distributori. È un servizio vero e proprio, non è necessario stipulare dei contratti, è previsto il pagamento di un piccolo prezzo e loro distribuiscono la tua musica”. Per non parlare della produzione, in cui è cambiato tutto: fino a vent’anni fa per registrare la musica occorreva affittare uno studio, che poteva costare molto. “Adesso, grazie all’evoluzione della tecnologia, è molto semplice ed economico registrare qualcosa. Questo però non lo rende facile… In realtà, per produrre un album ci sono tutta una serie di figure professionali che ricoprono ruoli altrettanto importanti quanto l’essere musicista, per fare funzionare tutto”.

Per O’Grady, invece, “è stata una bellissima esperienza, ma difficile: ho dovuto rifare molte cose nel corso della produzione – che è durata svariati mesi – e ho interamente registrato ogni traccia del brano e anche mixato tutto. È un approccio diverso rispetto al passato, ma ne ho guadagnato tantissimo, sicuramente. Però mi sono ritrovato a fare dieci lavori diversi”. Non resta quindi che mettere le cuffie, abbassare le luci, sfogliare il fumetto di Moebius che ha raggiunto prezzi fantascientifici – lo abbiamo intravisto su Amazon nell’edizione cartonata a 2.500 euro circa, meglio virare sull’edizione con copertina flessibile – e lasciarsi trasportare nello Spazio, inseguendo lo scintillio emanato da quella navicella, meta a sorpresa di quei due astronauti smarriti. Perché la musica è futuro, sogno, possibilità. E a O’Grady auguriamo di continuare a smarrirsi ancora, per farci smarrire, sempre.

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