Il colosso energetico Rwe si adegua al disegno del governo tedesco di impiegare di più le centrali a carbone e ferma i prepensionamenti in programma. Un portavoce del gruppo ha dichiarato alla Rhenischen Post che saranno nuovamente coperte diverse centinaia di posti con personale già formato, o da assumere sul mercato. La Rwe Power AG dispone di tre gruppi di centrali con una capacità di oltre 300 megawatt –Niederauβem E ed F e Neurath C– che fungono da riserva di sicurezza pronta all’impiego e che, per decisione del governo potrebbero ripartire. Il Ministro dell’economia Robert Habeck (Verdi), per sopperire al calo delle forniture russe, vuole risparmiare gas e usarlo per riempire le riserve. Intende perciò ridurre l’uso del combustibile per i fabbisogni energetici industriali, sostituendolo con le centrali a carbone.
Il maggiore ricorso al carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, sarà sancito con l’approvazione al Bundesrat, entro l’8 luglio, della legge sul mantenimento in esercizio degli impianti sostitutivi, contestualmente alla costituzione di una riserva di gas fino al 31 marzo 2024. Il ricorso agli impianti a carbone era stato richiesto a gran voce anche dal Presidente della Bdi, la Confindustria tedesca, Siegfried Russwurm in un’intervista ai media del gruppo Funke dopo che la russa Gazprom ha ridotto al 60% le forniture attraverso il gasdotto Nord Stream 1.
Il piano di Habeck, che è anche ministro per il clima, si scontra tuttavia con accese critiche del movimento Friday for Future che denuncia come il carbone aumenterà le emissioni di Co2. A prescindere dalla qualità del combustibile impiegato e l’efficacia delle centrali, le emissioni sono praticamente doppie rispetto a quelle del metano. Habeck assicura però che non intende abbandonarne la dismissione anticipata entro il 2030 e che maggiori emissioni di gas serra dovranno essere contrastate accelerando lo sviluppo delle energie alternative per perseguire l’obiettivo di mantenere entro 1,5 gradi l’aumento della temperatura media globale. Dall’inizio dell’anno le richieste di pannelli solari da installare sui tetti sono triplicate ma i tempi per le centrali eoliche sono sempre troppo lunghi.
Secondo l’Agenzia federale tedesca delle reti le riserve di gas sono ora piene al 58% (in Italia al 55%, media Ue 55%), anche se più di un anno fa quando erano solo al 38%, il livello di riempimento resta lontano dall’ auspicato dell’80% entro il 1° ottobre e 90% entro il 1° novembre. Il rialzo del prezzo favorirà però la velocizzazione dello stoccaggio, avendo accresciuto l’importazione di gas liquido, che il Cancelliere Olaf Scholz spera possa decollare già nei prossimi mesi dal porto di Lubmin nel mare dell’Est, e ridotto i consumi (ogni mese dal 15 al 25% in meno rispetto al corrispondente periodo di un anno fa).
La Germania dispone di riserve di lignite che secondo la britannica British petroleum basterebbero per centinaia di anni, ha rinunciato invece dal 2018 all’estrazione del carbon fossile. Le centrali della riserva possono tuttavia essere messe di nuovo abbastanza rapidamente in funzione. L’anno scorso il 15% dell’energia prodotta derivava da gas metano, il 19% circa da lignite ed il 9% da carbon fossile. Secondo la Ard le capacità delle centrali a metano sono di 28 gigawatt, ma per effetto dei rincari, quest’anno sono state usate finora solo per 13,7 gigawatt. A fine maggio le capacità delle centrali a lignite e carbone erano rispettivamente di altri 16,7 e 14,7 gigawatt (ma impegnate al massimo, non contemporaneamente, solo per 15,7 e 12,7 megawatt) a cui sarebbero da aggiungere gli impianti di riserva capaci rispettivamente di 1,9 e 4,3 gigawatt ed un’ ulteriore quota dismessa, ma riattivabile, di 0,3 gigawatt in impianti a lignite. Se tutte le centrali attive o riattivabili a lignite e carbone venissero messe in esercizio, potrebbero rimpiazzare 9,5 gigawatt pari a due terzi delle capacità massime effettivamente impiegate dalle centrali a metano. Per l’Agenzia federale delle reti le maggiori capacità di riserva sono negli impianti a carbone di Bexbach e Weiher C nel Saarland e Bergkamen A in Nord-Reno Vestfalia. In Italia anche Eni sarebbe pronta a riaprire le sue sei centrali a carbone secondo quanto scrive il Corriere.
Habeck martedì al congresso degli industriali tedeschi ha accusato apertamente l presidente russo Vladimir Putin di usare il metano “come arma economica contro la Germania; anche l’UE accusa il Cremlino di tenere i suoi prezzi artificialmente alti e vuole fissarvi un tetto a 80/90 euro. Il Ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP) parlando dagli schermi della ZdF ieri sera ha avvertito che ci sono “rischi di una seria crisi economica per i costi energetici, problemi nei rifornimenti ed inflazione” che potrebbero sfociare in un periodo “da tre a cinque anni di scarsità”. Se la Germania non giunge preparata alla completa indipendenza da gas e petrolio russi, secondo le proiezioni, rischia una riduzione del Prodotto interno lordo dallo 0,5 al 6%.