In un colpo solo la Lega perde tutti gli amministratori di un Comune di quasi trentamila abitanti. Il sindaco, due assessori e cinque consiglieri comunali di Mogliano Veneto (Treviso) hanno riconsegnato la tessera, lasciando il partito di Matteo Salvini in aperta polemica con la gestione del commissario trevigiano, Gianangelo Bof. Ma continueranno a ricoprire le cariche per cui sono stati eletti con il simbolo del Carroccio. Si tratta del primo cittadino Davide Bortolato (che nel 2019 aveva vinto per una quarantina di voti al ballottaggio con il centrosinistra), degli assessori Martina Cocito ed Enrico Maria Pavan e dei consiglieri di maggioranza Enrico Cerello, Edoardo Bison, Roberto Zanardo, Francesca Morè e Martino Michielan. Un terremoto frutto di malumori nella gestione del partito e un segno di quanto la guerra tra le fazioni, anche in sede locale, stia dilaniando la Lega.
Questa la spiegazione ufficiale, contenuta in una lunga lettera: “In questi tre anni ci siamo scontrati con l’opposizione, un confronto leale sulle idee, non era immaginabile che dovessimo scontrarci e addirittura difenderci dal lavoro di continuo discredito di alcuni dei nostri, anche dopo aver interessato la segreteria provinciale più e più volte”. A cosa si riferiscono gli amministratori? “Alcuni militanti di Mogliano, che di certo non hanno compiuto azioni esemplari ma anzi hanno screditato il partito in città e continuano a farlo, oggi paradossalmente godono della totale fiducia della segreteria provinciale che continua a rimanere sorda alle richieste di intervento fatte già da tempo dal sindaco e da tutta la compagine di amministratori. Le strategie adottate da taluni militanti hanno il sapore della vendetta e della rivalsa per provvedimenti assunti doverosamente dal sindaco che non ha mai accettato condotte deplorevoli. Strategie puerili e che dimostrano personalismi che nulla hanno a che vedere con la buona amministrazione della res publica”, concludono.
Ed ecco i nomi e i cognomi. “Il riferimento va alla figura dell’ex assessore alla Sicurezza, Carlo Albanese, che gode della protezione di un piccolo ma evidentemente condizionante manipolo di soggetti del provinciale che, pur senza ricoprire ruoli istituzionali, sembrano ambire a piazzare le loro pedine al fine di controllare le scelte amministrative”. Due anni fa Albanese aveva lasciato la giunta dopo aver ammesso di essere stato lui a manovrare un profilo fake che aveva offeso l’ex vicesindaco Daniele Ceschin: era stato smascherato dai vigili urbani. C’è poi un altro episodio: “Paradossale che il buon lavoro della nostra amministrazione sia riconosciuto fuori dal comune di Mogliano, ma venga osteggiato e criticato all’interno della sezione moglianese. L’ennesimo schiaffo è stata la nomina, a commissario della sezione di Mogliano, ancora una volta di Alberto Gherardi, nonostante le promesse e le rassicurazioni da parte del provinciale che si sarebbe voltato pagina”.
Possono sembrare beghe locali ma riflettono un malessere molto più ampio, visto che la stagione dei congressi è appena iniziata. La conclusione della lettera salva unicamente Luca Zaia: “Continuiamo a sostenere il governatore Luca Zaia ed i tanti amministratori capaci della Lega. Eravamo pronti a dare nuova linfa alla sezione locale, ciò non ci è mai stato permesso ma anzi siamo stati ostacolati ed esclusi in tutti i modi dalla vita politica della sezione e senza una motivazione concreta. La nostra decisione è garanzia di continuità amministrativa per i cittadini. Da domani siamo pronti a lavorare ancora più intensamente per portare avanti il buongoverno e l’ascolto dei moglianesi”.
Il commissario Bof replica: “Dimissioni di massa postate ai giornali? Un gesto teatrale. Il sindaco deve capire che il partito è un organo indipendente. Un conto è l’amministrazione, un conto la vita di partito, che per statuto è organismo democratico con le sue regole. È un fulmine a ciel sereno”. Ma non chiude all’ipotesi di incontrare i dissidenti assieme al commissario regionale Alberto Stefani, come era previsto da tempo. I fuoriusciti negano di voler passare a Coraggio Italia, il partito del sindaco Luigi Brugnaro – che vive proprio a Mogliano – o a Forza Italia, come adombrato da qualche leghista. “Non è previsto nessun cambio di casacca” ha detto il sindaco Bortolato.