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Una famiglia composta da 9 persone si è tolta la vita. La sconvolgente storia e le analogie con un documentario Netflix: cosa accade in India?

Dal distretto Sangli del Maharashtra la notizia del “patto suicida” sta facendo il giro del mondo: non solo per il dramma che ha coinvolto nove familiari in contemporanea ma anche perché un documentario disponibile sulla piattaforma racconta una vicenda con molte analogie: House of Secrets: The Burari Deaths narra della famiglia Bhatia, undici persone di tre diverse generazioni ritrovate il 1° luglio del 2018 penzolanti dal soffitto della loro casa, bendati, imbavagliati e con le mani legate dietro la schiena

di Francesco Canino

Una famiglia indiana composta da nove persone si è tolta la vita. Si sono ammazzati, tutti, ingerendo del veleno. Dal distretto Sangli del Maharashtra la notizia del “patto suicida” sta facendo il giro del mondo: non solo per il dramma che ha coinvolto nove familiari in contemporanea – da una ragazzina di 15 anni, la più giovane del clan, alla nonna di 72 -, ma anche perché è una storia sconvolgente e con diverse analogie con un’altra già sentita. Quella narrata nella serie Netflix House of Secrets: The Burari Deaths, che ripercorre il terribile fatto di cronaca avvenuto in India nell’estate del 2018, a Burari, a nord di Delhi, e che scosse un’intera nazione: il ritrovamento di undici membri morti della famiglia Chundawat.

IL PATTO SUICIDA DELLA FAMIGLIA INDIANA
Quando i vicini di casa dei Yallapa Vanmore hanno notato che le porte d’ingresso delle due abitazioni appartenenti a due fratelli non venivano aperte da tempo, hanno allertato la polizia che ha fatto irruzione nelle due case trovandosi di fronte una scena sconvolgente. Nove cadaveri sparsi nelle stanze delle due case ma un filo unico ad unire questo suicidio familiare che ha lasciato l’India senza fiato: secondo l’Indian Express i familiari hanno deciso di togliersi la vita ingerendo del potente veleno. Ma che cosa li ha spinti al gesto estremo? I troppi debiti accumulati negli ultimi anni. La famiglia stava infatti attraversando dei gravi problemi finanziari a seguito dei quali tutti i componenti sono stati oggetto di molestie e intimidazioni pubbliche da parte di chi gli aveva prestato denaro.

LE INTIMIDAZIONI E LE VIOLENZE A CAUSA DEI DEBITI
“Tutti loro erano molto premurosi e mi consideravano uno di loro. Erano una famiglia felice e amavano gli animali”, ha spiegato ai media indiani Ashwini Sawant, un uomo vicino alla famiglia. “Ma so anche che negli ultimi anni sono stati sotto stress a causa dei debiti. Ma non l’avremmo mai immaginato”. Intanto la polizia ha già arrestato quindici persone che hanno prestato denaro ai due fratelli e altre dieci persone sono attualmente ricercate. È dunque legato alla spirale malavitosa degli strozzini la morte della famiglia Vanmore o c’è qualcosa di più misterioso e complesso che li ha spinti al suicidio? È questo ciò che si domandano diversi commentato indiani, in queste ore.

LA SERIE NETFLIX CHE RACCONTA UN SUICIDIO COLLETTIVO
La mente va intanto alla morte della famiglia Bhatia, undici persone di tre diverse generazioni ritrovate il 1° luglio del 2018 penzolanti dal soffitto della loro casa, bendati, imbavagliati e con le mani legate dietro la schiena. La loro storia fu così impattante sull’opinione pubblica indiana da spingere la regista Leena Yadav a proporre a Netflix un documentario poi uscito sulla piattaforma con il titolo House of Secrets: The Burari Deaths. “I media hanno iniziato ad accumulare storie e versioni. Nessuna di queste è però riuscita a fornire alcuna risposta o spiegazioni”, ha spiegato la Yadav, che accumulando oltre 400 ore di interviste quelle risposte provò a cercarsele da sola. Il suo obiettivo? Capire il motivo di quelle morti. Psicosi, suicidio collettivo o omicidio? La polizia ipotizzava che si fosse trattato di psicosi condivisa, eppure molti amici della famiglia li descrivevano come persone per bene, socievoli, senza particolari problemi. Sì, forse c’erano dei segreti, come in tutte le famiglie, ma niente di più. Fino a quando grazie alle indagini emerse un diario, scritto da un componente della famiglia (che si scoprì poi avere alcuni traumi non curati) che per undici anni dettava le regole su come vivere, come investire il proprio denaro e anche come arrivare alla “redenzione di massa”, ovvero al suicidio. E arrivarci attraverso un rituale preciso e molto macabro, quello del cosiddetto “albero baniano”, che imponeva ai membri della famiglia di impiccarsi seguendo una disposizione che ricordasse le radici elevate di questo tipo di albero (considerato sacro in India) e basandosi sulla premessa che il patriarca li avrebbe salvati dalla morte. Cosa che ovviamente non è accaduta.

C’È UN FENOMENO CHE RIGUARDA I SUICIDI DI MASSA?
Ma neppure la serie di Netflix è riuscita a chiarire se la morte della famiglia Bhatia è legata a un suicidio di massa o ad un sacrificio agli dèi, considerando per altro che vivevano in condizioni economiche floride, gestivano negozi di proprietà e non avevano mai manifestato dei problemi. Esiste una correlazione tra i “patti suicidi” delle due famiglie? No, almeno apparentemente. Così come non c’è traccia di un fenomeno che riguardi le morti di intere famiglie per suicidio. Resta però un dato: l’India è uno dei paesi con il più alto tasso al mondo di persone che si tolgono la vita ogni anno, come riporta l’Osservatorio dei diritti. Si registra in particolare un elevato tasso di suicidi tra i contadini, travolti dai debiti per i prestiti contratti, ma anche tra gli studenti universitari. La crisi economica e quella climatica acuiscono i problemi sociali e i governi indiani sono ciclicamente presi di mira per la loro incapacità di riformare i sistemi di cura e prevenzione della salute mentale.

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