Manolo Portanova, centrocampista del Genoa, è accusato con altre tre persone (suo fratello, allora minorenne, suo cugino e un amico) di violenza sessuale di gruppo. Uno stupro che sarebbe avvenuto a luglio 2021, a denunciare l’accaduto una studentessa di 22 anni. Il tribunale di Siena ha respinto la richiesta di far svolgere un confronto all’americana tra il calciatore e la ragazza che lo accusa, si pronuncerà invece il prossimo 5 luglio sull’altra richiesta di Portanova e degli altri indagati, quella di processo con rito abbreviato, che prevede giudizio immediato e sconto di un terzo della pena in caso di condanna.
A sorpresa davanti al giudice per l’udienza preliminare l’avvocato Alessandro Betti, difensore del cugino di Portanova, ha depositato la relazione di una psicologa forense che ha analizzato le chat whatsApp della presunta vittima. In una di queste spunta il nome di Ethan Torchio, batterista dei Maneskin, che aveva con lei una relazione. La notizia è riportata dal Corriere della Sera ma va sottolineato che il musicista non c’entra nulla con la vicenda Portanova e non è in alcun modo indagato.
Secondo Betti la chat, lunga dieci pagine e precedente ai fatti oggetto del procedimento Portanova, è utile a inquadrare la vicenda di cui si parla: “Al termine dell’attento studio del materiale messo a disposizione è possibile concludere che l’evento è inserito in una certa dinamica… Non emergono elementi che permettano di dire che la persona offesa abbia espresso il suo dissenso agli imputati in maniera chiara e inequivocabile“, la conclusione dell’esperta.
Jacopo Meini, difensore della ragazza, ha immediatamente replicato: “Dalla versione intera si capisce bene che la mia assistita è contraria al sesso di gruppo. Lo scrive chiaro: non mi interessa proprio“. L’avvocato del calciatore, Gabriele Bordoni, ha ribadito che si trattava di un rapporto consenziente mentre il legale della denunciante ha parlato di violenza: “C’è stata una violenza sessuale di gruppo e non solo, la mia assistita è stata anche picchiata.” Il codice penale prevede come pena la reclusione da 8 a 14 anni.
Come riporta il Corriere della Sera l’atto d’accusa è pesantissimo: “Violenze sessuali, percosse sputi, insulti, accanimento sul suo corpo concepito come un oggetto”. I ragazzi la trattenevano “e ne abusavano in due o tre per volta“. Il pm Nicola Marini nella richiesta di rinvio a giudizio a marzo scorso aveva sottolineato come “Portanova, consapevole che la ragazza si era infatuata di lui, nonostante il chiaro intendimento della giovane di stare solo con l’indagato… la costringevano a subire atti sessuali scattandole foto e riprendendola”.
In un diario la ventiduenne aveva raccontato la sua sofferenza prima a uno psicoterapeuta e poi a uno psichiatra. Depositata anche la testimonianza dell’amica del cuore, c’era anche lei la notte dell’incontro, seppure in un’altra stanza e con un ragazzo che non c’entra con la denuncia: “Lei era in piedi, con la borsetta stretta tra le mani. Mi guardava con un’espressione un po’ strana e capivo che c’era qualcosa che non andava perché sembrava che avesse pianto. Non era l’amica serena e spensierata di sempre. Le chiedevo che cosa avesse ma lei non mi rispondeva poi mi ha chiesto di lasciare subito quella casa. E lì ho capito che era successo qualcosa di grave“, ha concluso l’amica.