L’aggressione della Russia all’Ucraina continua a gravare sull’economia in Europa e oltre i suoi confini. Sta determinando interruzioni degli scambi e carenze di materiali, oltre a contribuire alle elevate quotazioni di beni energetici e materie prime. Fattori che continueranno a pesare sulla fiducia e a frenare la crescita, soprattutto nel breve periodo, con il pil in progresso del 2,8% quest’anno: lo 0,9% in meno rispetto a quanto previsto a marzo. Lo scrive la Bce nel suo ultimo bollettino economico, in cui stima che l’inflazione nell’area euro si attesterà quest’anno a un livello molto elevato, 6,8%, e nel 2023 – nonostante l’inversione di rotta della politica monetaria, con un primo rialzo dei tassi già a luglio – resterà a quota 3,5% per scendere intorno al 2 solo l’anno dopo. Tuttavia, sostiene l’Eurotower, “vi sono le condizioni perché l’espansione economica proceda, grazie alla riapertura dell’economia in atto, alla solidità del mercato del lavoro, al sostegno di bilancio e ai risparmi accumulati durante la pandemia”. Una volta venute meno le attuali circostanze avverse, infatti, l’attività economica dovrebbe tornare ad accelerare.

Per quanto riguarda la crescita dell’Eurozona, il Consiglio direttivo della Bce – aggiunge il Bollettino – “ritiene che i rischi legati alla pandemia si siano ridotti, ma che la guerra in Ucraina continui a rappresentare un significativo rischio al ribasso per la crescita”. In particolare, costituirebbe un “rischio rilevante” l’ulteriore interruzione delle forniture di energia all’area dell’euro, come riflesso nello scenario meno favorevole incluso nelle proiezioni degli esperti. Se la guerra dovesse intensificarsi, inoltre, il clima di fiducia potrebbe peggiorare, i vincoli dal lato dell’offerta potrebbero inasprirsi e i costi dei beni energetici e alimentari mantenersi in modo persistente su livelli più elevati rispetto a quelli attesi. I rischi per l’inflazione sono dunque “principalmente orientati al rialzo”.

L’elevata inflazione rappresenta una grande sfida per tutti, ribadisce il Bollettino. A maggio il livello dei prezzi ha ripreso ad aumentare in misura significativa, principalmente per colpa dei rincari dei beni energetici e alimentari, anche per effetto dell’impatto della guerra. Ma le pressioni inflazionistiche si sono ampliate e intensificate, con un forte incremento dei prezzi di molti beni e servizi. Gli esperti dell’Eurosistema hanno rivisto sensibilmente al rialzo lo scenario di base delle proiezioni sull’inflazione. Per tentare di farla tornare verso l’obiettivo del 2% a medio termine, il consiglio direttivo come è noto ha deciso di iniziare a rialzare i tassi di interesse ora sottozero e mettere fine ai programmi di acquisto di titoli di Stato avviati nel 2015 e aumentati nel corso della pandemia. Anche se continuerà a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza “per un prolungato periodo di tempo” e con “flessibilità”, per aiutare di più i Paesi con debiti elevati colpiti nelle ultime settimane da ondate di vendite sui titoli di Stato.

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