Francesco Intraguglielmo, 19 anni di Enna, il giorno della prima prova dell'esame di maturità è andato a scuola con una maglietta con la scritta “La scuola italiana fa schifo” e ha scritto una lettera per spiegare il suo gesto: "Con la pandemia, nonostante tutti sapessero in che stato versasse la nostra scuola la prima cosa che si sacrificava era proprio quella"
“Mi hanno detto di vestirmi in maniera consona alla prova che dovevo affrontare e non c’era modo più adatto di questo. In questo Paese la scuola è l’ultima ruota del carro. Nessuno pensa a noi. I maturandi hanno perso quasi due anni di lezione”. A parlare con IlFattoQuotidiano.it è Francesco Intraguglielmo, 19 anni e la voglia di urlare al mondo, anche nel giorno dell’esame di Stato, ciò che pensa.
La maglietta nel giorno della prima prova – Mercoledì l’ha fatto indossando una maglietta con la scritta “La scuola italiana fa schifo”. Prima di entrare al liceo scientifico “Pietro Farinato” di Enna si è fatto fare una foto e poi non ha avuto alcun timore delle reazioni della commissione: “I professori – ci racconta – erano stupiti ma hanno capito quasi subito il messaggio che volevo far passare. Mi conoscono da cinque anni. I miei compagni, invece, lo sapevano da due mesi ma ormai non si sorprendono più quando faccio queste iniziative”. Nemmeno i suoi genitori l’hanno rimproverato: “Mi hanno sempre lasciato molto libero nell’assumermi le scelte. Mi hanno detto che se ritenevo fosse la cosa giusta da fare non mi avrebbero detto nulla”.
Non era una provocazione – A Francesco non interessava provocare nessuno ma poter esprimere il proprio pensiero anche in uno dei momenti più importanti della sua vita: “Non mi sarei mai dato pace se non avessi, durante la maturità, momento simbolo dell’anacronismo di questo sistema, tentato di attirare l’attenzione su una scuola che è ormai in cenere, il luogo che è la base del nostro sistema democratico abbandonato a se stesso. Per questo ho indossato questa maglia e ho scritto una lettera per spiegare il mio gesto. Noi non andremo più a scuola ma altri studenti varcheranno quelle porte e combatterò per fare in modo che abbiano un’esperienza migliore della mia”.
La lettera – Una missiva nella quale il giovane siciliano se la prende con chi ha governato la scuola in questo tempo di pandemia: “Siamo uno dei paesi in Europa che ha fatto più didattica a distanza. In quel momento non capivamo a pieno quanto ci stavano togliendo ma adesso che siamo alla fine del percorso abbiamo preso consapevolezza. Quei due anni hanno fatto emergere tutti i problemi di questo sistema scolastico: digitalizzazione assente, nessun argine per l’abbandono scolastico, didattica frontale poco stimolante, strutture fatiscenti, personale poco formato, mal pagato e demotivato. E nonostante tutti sapessero in che stato versasse la nostra scuola la prima cosa che si sacrificava era proprio quella”.
“Rivoluzioniamo la scuola” – Lui a scuola non ha mai avuto problemi. Ieri ha affrontato il primo scritto scegliendo la traccia che riguardava il Covid e l’ambiente e pensa che sia andato bene. C’è un particolare: a lui non basta studiare vuol essere un cittadino attivo, vuol provare a cambiare ciò che non funziona nella scuola: “Migliaia di studenti che vengono dalle famiglie più svantaggiate, si sono arresi. Noi fortunati, che stiamo affrontando la maturità, alla fine abbiamo riempito alla meno peggio le lacune che si sono create in quei mesi bui e ci arrabbiamo per tutti i momenti che abbiamo perso e che non riavremo mai”. D’altro canto, Intraguglielmo, non è mai stato a guardare. Da qualche tempo ha lanciato il movimento “Rls Italia” che sta per “Rivoluzioniamo la scuola” riuscendo ad avere più di cinque mila ragazzi attivisti.