Il report “Osservasalute” della Università Cattolica di Roma, ormai da molti anni, è una preziosa fonte di dati da studiare e da ben divulgare per la migliore e più efficace comprensione delle dinamiche che influenzano la salute pubblica in Italia. Il rapporto è strutturato sulla base di 106 Core indicators, con cui vengono descritti gli aspetti essenziali della salute degli italiani e dei servizi sanitari di tutte le regioni del nostro Paese, anche con l’ausilio di grafici, tabelle e cartogrammi.
Cito dal report:
Il Rapporto Osservasalute sollecita l’attenzione dei policy makers sui temi della prevenzione, dell’integrazione, dell’orientamento alla comunità e della modernizzazione del sistema di cure. La prevenzione resta uno dei punti cardine delle strategie del SSN, perché permette di evitare o procrastinare l’insorgenza delle patologie a elevato impatto sul sistema e sulla qualità di vita della popolazione. […]
Tra i numerosi fattori che influenzano la salute umana, un ruolo di primo piano è sicuramente rivestito dall’ambiente. In questo Capitolo vengono descritti alcuni temi prioritari per la caratterizzazione del rapporto ambiente-salute (quali i rifiuti solidi urbani), attraverso l’impiego di indicatori, alcuni dei quali già adottati nelle precedenti Edizioni del Rapporto Osservasalute e di cui si riporta un aggiornamento.
I rifiuti rappresentano uno degli indicatori di maggiore pressione antropica, non solo in termini ambientali, ma anche in termini sociali e sanitari. […]
I rifiuti urbani costituiscono non più del 10% del totale reale dei rifiuti. Dal report mancano – e la carenza è gravissima – quelli speciali, industriali e tossici che ormai da decenni sono la principale quota di rifiuti la cui pessima gestione causa i danni alla salute pubblica che si registrano nei territori campani ed in particolare modo ad Acerra. Qui infatti assistiamo alla sintesi tragica di tutte le componenti di questa autentica tragedia di salute pubblica:
a) impianti industriali eccessivamente grandi senza adeguati controlli a monte e tantomeno adeguati ristori ambientali per i Comuni che subiscono la presenza di questi impianti di eccessive dimensioni;
b) presenza di ecomafiosi locali con gravissimi disastri ambientali già certificati e sinora mai bonificati;
c) presenza di una eccessiva quota di attività manifatturiere ed industriali “a nero” e/o senza adeguati controlli preventivi (roghi tossici, impianti per rifiuti speciali, impianti per incenerimento biomasse, ecce cc).
Secondo il report 2021 dell’Ispra, “Il pro capite di incenerimento, ascrivibile al ciclo di gestione dei rifiuti solidi urbani, passa da 92,6 kg/ab per anno di Rifiuti Urbani, Frazione Secca e Combustibile Solido Secondario del 2019 a 89,9 kg/ab per anno del 2020, facendo registrare una riduzione del 2,9% (4)”. Attenzione! Questi sono dati su base nazionale. Se analizziamo nello specifico la Campania e la sola Acerra ne consegue che: l’incenerimento pro capite in Campania è pari a 731093 tonn / 5624260 abitanti = 129 Kg procapite in Campania ma ben 731093/59830 abitanti Acerra 2017 = 12.2 tonnellate di incenerito a testa per singolo residente in Acerra! A cui vanno aggiunti non meno di 2,5 tonnellate di ceneri prodotte in loco in una regione che non ha impianti di smaltimento finale per rifiuti tossici come le ceneri. Numeri che, con l’attivazione della quarta linea dell’impianto, diventeranno 15 tonnellate di incenerito a testa per singolo abitante acerrano e 150 kg pro capite per cittadino campano rispetto ai miseri 90 kg pro capite nazionali.
Ancora, è gravissimo dovere prendere atto che gli 1.853.578 tonn/anno inceneriti in Lombardia ed i 933.095 in Emilia vengono inceneriti in ben 13 (Lombardia) e 7 (Emilia) impianti ubicati in punti differenti da queste regioni “inceneritoriste” con medie per impianto quindi mai superiori alle 140mila tonnellate/anno laddove esiste una sola e unica Regione che concentra una eccezionale massa di incenerimento: la Campania nell’unico impianto di Acerra che ora deve ancora ampliarsi.
Grazie a questo ennesimo ampliamento i Comuni di Milano e Brescia (e non certo quelli di Acerra e Napoli), proprietari per il 50% della A2a che gestisce questo maxi impianto, potranno incassare non meno di 100 milioni di euro l’anno (49% dei ricavi/anno)! Un autentico regalo a danno della Campania e di Acerra di cui non si è fatto alcun cenno in questa campagna elettorale comunale appena conclusa da parte di nessun partito e nessun candidato.
Terra dei Fuochi, in Campania come in tutta Italia, ed il conseguente danno alla salute pubblica cresce per la costante assenza di tracciabilità certificata ed informatica dei rifiuti speciali industriali, ed esplode per la somma micidiale assolutamente spropositata, raggiunta dalla produzione di rifiuti industriali come ben descritto dalla stessa Arpa Campania per i soli ultimi dieci anni (2019 vs 2009). Occorre procedere alla immediata concretizzazione dei nuovi strumenti di controllo certificato dei rifiuti (es. Rentri), purtroppo ancora in fase di sperimentazione, ed a controlli preventivi nelle aziende del territorio, produttrici di rifiuti speciali , pericolosi e non.
Tra i Comuni di tutta la regione Campania dove si osserva un “unicum” di danno ambientale sommatorio – sia per azione quotidiana di ecomafiosi mai adeguatamente contrastata sia per concentrazione eccessiva di maxi impianti senza adeguati controlli preventivi sui flussi di rifiuti in entrata – resta sempre e solo Acerra. Con assoluta urgenza, risulta quindi indispensabile anche che quanto prima tra i “core indicators” di Osservasalute vengano inseriti regolarmente, con fonte dati Ispra, i rifiuti speciali, industriali e tossici, da molti decenni la principale causa del danno alla salute pubblica da rifiuti in Italia.