“Dopo 20 anni bisogna abbandonare e smantellare la logica emergenziale dei Centri d’Accoglienza Straordinaria (CAS) e riformare il sistema d’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo“. A lanciare l’appello al governo, nel corso di una conferenza stampa a Roma, è il Tavolo asilo immigrazione, che riunisce le organizzazioni della società civile impegnate per la promozione e la tutela dei diritti delle persone di origine straniera nel nostro Paese.
“Venti anni fa il nostro Parlamento introduceva per legge il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), il primo sistema pubblico di accoglienza per chi arrivava in Italia in fuga da guerre e persecuzioni, oggi ribattezzato SAI (Sistema d’accoglienza e integrazione). Ma quel progetto, pur importante, è rimasto sperimentale, non è mai diventato un sistema unico. Si basa ancora sull’adesione volontaria dei Comuni“, spiega Gianfranco Schiavone (Asgi). Tradotto, una “riforma incompiuta“, rivendicano le associazioni.
Lo mostrano anche i numeri: “Il SAI continua a rappresentare meno di un terzo del totale dei posti in accoglienza in Italia. Di gran lunga più ampio è quel sistema gestito dalle prefetture, Centri d’Accoglienza Straordinaria (CAS), che risponde all’eterna emergenza, troppo spesso determinata dalla mancanza di programmazione da parte del governo”, spiega anche Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci. Senza considerare anche come sia presente un problema di trasparenza: “Dal Viminale mancano report su numeri e condizione sociali di chi accede a questi percorsi. In realtà non sono monitorati, dato che i Cas sono pensati come ‘parcheggi, depositi umani‘.
Così, spiega il Tavolo Asilo Immigrazione, “le criticità del nostro sistema d’accoglienza ricadono ogni giorno sui territori e sulle organizzazioni della società civile che gestiscono direttamente le attività con i beneficiari presenti nei diversi progetti”. Per questo l’appello è rivolto all’esecutivo, per riformare il sistema d’accoglienza: “Bisogna fare un trasferimento di funzioni amministrative ai Comuni, non ha senso che a decidere sull’ordinario siano le prefetture. Nessun sindaco dovrebbe poter alzare la mano e dire ‘io questo non lo faccio’ e magari fare propaganda, per fini elettorali”, sottolinea Schiavone nel corso della conferenza. E ancora: “Oggi, invece del sistema diffuso, vengono premiate le grandi concentrazioni e i bassissimi standard. Invece va superata l’ottica delle gare al ribasso“.
Certo, resta un problema di ‘volontà politica‘: “L’ottica emergenziale fa sempre comodo, crea caos e percezione di insicurezza e viene sfruttata dal punto di vista elettorale”, denunciano le associazioni. “Serve più coraggio dalle forze politiche, ma anche di tanti sindaci, rispetto a chi, tra questi, considera l’accoglienza qualcosa di impopolare”.