“Vogliamo il condizionatore d’aria acceso o la pace?”. Così si chiedeva Draghi soltanto qualche mese fa. Il rischio è che in poco tempo ci troveremo senza nessuna delle due cose. Ma la risposta, in realtà, potrebbe anche essere un’altra: vogliamo alberi!

Il caldo nelle nostre città è sempre più snervante. Nella nostra quotidianità pensiamo che la soluzione sia chiudersi in casa ed attivare i climatizzatori a palla. Con quel che ne consegue in termini di impatto ambientale e salute fisica e mentale.

La soluzione invece potrebbe essere un’altra. Più semplice. Più sana. Meno costosa. Quale? Semplici alberi!

Ormai lo sanno tutti: attraverso una maggiore copertura arborea delle nostre città si potrebbero contrastare i cambiamenti climatici ed i relativi effetti. Inoltre, si proteggerebbe la popolazione dall’inquinamento e dal caldo che stiamo registrando nelle ultime settimane.

Secondo alcuni studi americani la presenza di alberi può abbassare la temperatura di quasi sei gradi: la verità è che il verde rappresenta la migliore tecnologia contro il caldo.


Questo dovrebbero saperlo tutti gli amministratori locali, i quali nella definizione dei progetti urbanistici dovrebbero puntare sempre di più sull’incremento del verde urbano. L’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura ha di recente fatto riferimento alla cosiddetta regola del “3-30-300”. Quest’ultima ha l’obiettivo di costruire una società più vivibile attraverso il verde che fa bene: sia fisicamente che mentalmente.

La regola – ancora poco conosciuta in Italia – prevede che:
– ciascun cittadino deve vedere almeno 3 alberi dalla propria abitazione;
– il 30% della superficie di ogni quartiere deve essere occupata da chioma arborea;
300 metri dovrebbe essere la distanza massima dalla propria casa ad uno spazio verde.

La prima regola è rivolta principalmente ai cittadini. Infatti, è stato più volte dimostrato che sapere di non esser circondati esclusivamente da palazzi e strade, aiuta: ci fa sentire meglio, più liberi. Si ha, dunque, un effetto principalmente sulla nostra salute mentale.

Poi, che il 30% di ogni quartiere dovrebbe essere occupato da zone verde, è il tema centrale perché si abbia un effetto sulla temperatura: una mitigazione vera e propria che ci aiuterebbe ad affrontare il caldo sfiancante.

E poi l’idea che a 300 metri dalla nostra casa dovrebbe esservi uno spazio verde ha un impatto positivo sull’ambiente, sulle nostre città, ma anche sulla salute psicofisica, incentivando anche la socialità tra persone.

Eppure alcuni di questi obiettivi l’Italia aveva promesso di perseguirli già diversi anni fa. Addirittura i promotori di una legge in tal senso furono Andreotti e Cossiga. Chi lo avrebbe mai detto!

La legge n.133 del 1999, infatti, introdusse l’obbligo di piantare un albero per ogni nuovo nato. Fu poi modificata nel 2013, limitando tale obbligo esclusivamente ai Comuni con più di 15mila abitanti ed estendendo l’obbligo, non soltanto rispetto ai nuovi nati, ma anche agli adottati.

I principi enunciati sono più che condivisibili e ma, troppo spesso, le amministrazioni non adempiono a tale obbligo. Non servirebbe molto per imboccare la strada che fu indicata dalla suddetta legge. Bisognerebbe costituire un catalogo pubblico per cui ad ogni nato si ricolleghi sostanzialmente un codice all’albero piantato: in questo modo ciascun cittadino potrebbe controllare se l’amministrazione adempia al suo dovere. E con un semplice QR code si potrebbe verificare la presenza di un determinato albero all’interno di appositi archivi digitali.

Iniziative come queste – appoggiate ad esempio dalle scuole secondarie – potrebbero rappresentare non soltanto un vero e proprio cambio di passo del nostro Paese verso un’Italia più verde e più vivibile, ma potrebbero aiutarci a crescere i nostri bambini come dei veri amici della natura. Il ruolo della scuola è fondamentale, sarebbe opportuno che tutti gli studenti, a partire dai bimbi delle materne, venissero responsabilizzati al mantenimento delle aree verdi (e più in generale tutte le aree pubbliche) delle proprio scuola e del proprio quartiere. C’è bisogno di generazioni che crescano con un pensiero diverso rispetto al pensiero cementificato che ha accompagnato gli italiani dal dopoguerra ad oggi.

Dovremmo iniziare a pensare all’ambiente in modo diverso. E quando ci si chiede “Ma come è possibile che faccia così caldo?”, la risposta è molto semplice: “La colpa è nostra!”. Dobbiamo guardarci attorno quando ci poniamo queste domande e chiederci come sia possibile che, per strade intere e all’interno dei nostri quartieri, non ci siano alberi e zone verdi.

Perché? Perché, se ci fossero, probabilmente le temperature sarebbero migliori e potremmo passeggiare con le nostre famiglie evitando di soffocare.

Gli effetti di una maggiore presenza di alberi, la viviamo ogni giorno, soprattutto in questi mesi.

Pensate a chi usa una bicicletta. Quando si affronta il caldo il ciclista prova una sensazione di piacere. Pedalando, infatti, sente il vento e grazie alla velocità respira di più. Poi ci si ferma e si prova una sensazione di totale insoddisfazione: di nuovo caldo, caldo, caldo. Ma c’è un momento nel quale il ciclista, in realtà, sente brividi di freddo. Succede quando si attraversa con la propria bicicletta un’area ricca di alberi.

In quel preciso istante sembra quasi che ci sia la necessità di un giubbino per coprirsi dal freddo, come se fosse cambiata la temperatura da un momento all’altro.

Ma purtroppo, quelle aree così verdi, sono poche e in ogni città si contano sulle dita di una mano. Così il ciclista, percorsi quei pochi metri verdi, ritrova nuovamente quell’odiosa sensazione di calore.

Vari studi dimostrano come sia possibile ottenere rilevanti differenze di temperatura (parliamo di rapporti che spiegano come si possa scendere da 2 a 15 gradi in meno in una strada alberata rispetto ad una senza alberi) attraverso non solo la piantumazione di alberi e la previsione di maggiori zone verdi, ma anche tramite l’installazione di tetti verdi e infrastrutture verdi.

Gli alberi creano indubbiamente ambienti più freschi, migliorano la qualità dell’aria, assorbendo sostanze tossiche e rilasciando ossigeno e rendono la nostra vita e la nostra vista migliori. La domanda da farsi, alla fine di questo articolo, è questa: cosa aspettano i nostri amministratori per riempire le nostre strade, i nostri quartieri e le nostre città di alberi? Non servono grandi ingegneri e neanche grandi budget, serve tanta buona volontà, un po’ di programmazione e senz’altro un sentimento di amore verso il pianeta e le future generazioni.

E se le amministrazioni non lo fanno, bisogna pretenderlo come cittadini, coraggio!

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