L'indagine su olio di girasole, farina 00, pasta, olio extravergine d'oliva, zucchero, latte a lunga conservazione, caffè in polvere, passata di pomodoro, zucchine e banane. Nell'ultimo mese i rincari si sono fermati, ma i prezzi in alcuni casi sono doppi rispetto a un anno fa. Fino ad un anno fa il "paniere" costava 16,60 euro, oggi quasi 20 euro. La richiesta al governo: vigilare sull'aumento dei prezzi ed estendere eventualmente i "buoni spesa" oggi riservati a nuclei familiari con Isee fino a 12.000 euro
Il prezzo della spesa alimentare è salito in media del 20% rispetto ad un anno fa: è l’esito dell’indagine su un paniere di prodotti selezionati da Altroconsumo. La causa principale è la guerra che ha contribuito ad accelerare i rincari. L’associazione di difesa dei consumatori ha rielaborato dati raccolti dall’istituto di ricerche di mercato Iri sul costo di 10 prodotti alimentari ad alta frequenza di acquisto – olio di girasole, farina 00, pasta, olio extravergine d’oliva, zucchero, latte a lunga conservazione, caffè in polvere, passata di pomodoro, zucchine e banane – in supermercati, ipermercati e discount. Emerge che nell’ultimo mese i rincari si sono fermati, ma i prezzi in alcuni casi sono doppi rispetto a un anno fa. Secondo le rilevazioni Istat il carello della spesa è rincarato solo del 7,1%.
Tra i prodotti indagati da Altroconsumo, l’olio di semi di girasole – di cui l’Ucraina è un grande produttore – ha subito un aumento del 93% rispetto al 2021. In un un solo mese, tra marzo e aprile 2022, è aumentato del 36%. Nell’ultimo periodo considerato, maggio 2o22, il prezzo è salito del 6%. La stessa cosa è successa alla farina 00, uno dei prodotti cresciuti maggiormente su base annua, circa 33% in più tra maggio 2021 e maggio 2022. Già prima del conflitto erano iniziati i ritocchi all’insù, ma tra gennaio e maggio 2022 i prezzi sono cresciuti ulteriormente del 13%. Nell’ultimo mese, invece, non ha registrato aumenti (-1%).
Per quanto riguarda la pasta di semola, a maggio 2021 un chilo costava 1,26 euro, oggi 1,57: circa il 25% in più. Negli ultimi giorni il suo prezzo medio non è cresciuto. L’olio di oliva presenta un rincaro dell’8% rispetto all’inizio dell’anno e questo aumento sta continuando anche oggi, se un litro di olio costava 4,67 ad aprile 2022, oggi circa l’1% in più. Lo zucchero d’altra parte è aumentato del 12%, mentre l’unico prodotto a vedere una diminuzione del prezzo è il caffè. Un 3% in meno confrontando il prezzo medio di aprile 2022 con quello di maggio 2022, ma rispetto al maggio di un anno fa il costo è comunque superiore dell’11%. Tra gennaio e maggio del 2022 l’aumento del prezzo del latte a lunga conservazione è stato del 6%, mentre fino a marzo non si sono registrati grossi cambiamenti nel prezzo del latte al dettaglio, che è restato per lo più stabile.
La passata di pomodoro è un prodotto che le famiglie pagano il 6% in più rispetto ad un anno fa, anche se rispetto a gennaio 2022 l’aumento è stato piuttosto contenuto. Per le zucchine si registra un aumento annuo del 19% a distanza di un anno, ma l’analisi di prodotti come questo non è semplice secondo quanto riportato da Altroconsumo. Si tratta, infatti, di un prodotto fresco che risente di eventi climatici avversi e maggiori costi per il trasporto. Le banane infine non hanno fatto registrare aumenti nel prezzo fino a gennaio 2022. Solo a partire dal mese scorso ha iniziato a notarsi un lieve incremento.
In conclusione, se fino ad un anno fa si spendevano in media 16,60 euro per acquistare questi prodotti, oggi le famiglie devono pagare quasi 20 euro, un incremento del 20%. E non solo a causa della guerra. “Già a gennaio 2022 si registrava un rialzo rispetto alla primavera precedente”, sottolinea Altroconsumo. “Nel caso della nostra ipotetica spesa a gennaio 2022 l’avremmo pagata 17,51 euro: il 5% in più rispetto a maggio 2021”. Per diversi prodotti i prezzi hanno cominciato ad aumentare prima del conflitto per cause climatiche, come reazione alle misure anti Covid o “in conseguenza delle politiche messe in campo dai vari paesi per attenuarne l’impatto economico”. La richiesta al governo? Vigilare sull’aumento dei prezzi ed estendere eventualmente i “buoni spesa” oggi riservati a nuclei familiari con Isee fino a 12.000 euro.