Via il veto della Bulgaria: dopo un anno e mezzo di blocco la Macedonia del Nord può avviare il negoziato con l’Unione europea. Una decisione che rappresenta un passo avanti a livello diplomatico ma che potrebbe creare turbolenze nei due Paesi. Dopo un acceso dibattito il parlamento di Sofia ha approvato la mozione avanzata dall’opposizione e sostenuta dal partito Continuiamo il cambiamento del premier dimissionario Kiril Petkov. La mozione appoggia la proposta francese per risolvere la disputa fra Bulgaria e Macedonia del Nord riguardo all’avvio dei negoziati per l’ingresso di Skopje nell’Ue. Con ciò viene rimosso il veto di Sofia sull’avvio del negoziato della Macedonia del Nord con Bruxelles, che durava appunto da un anno e mezzo. A favore della proposta francese hanno votato 170 deputati, con 37 i contrari e 21 astenuti. Presenti 228 deputati dei 240 nel parlamento unicamerale.

Nel corso dei dibattiti in aula, i deputati del partito Vazrazhdane (nazionalisti), Itn e i socialisti si sono espressi contro la proposta francese o si sono astenuti. A più riprese i rappresentanti di Vazrazhdane e di Itn hanno avvertito che il parlamento, rimuovendo il veto sulla Macedonia, avrebbe commesso “un tradimento nazionale“, dimostrando di essere “servile nei confronti di Paesi stranieri, difendendo i loro interessi e non quelli bulgari” e di aver fatto “un bel dono a Macron alla fine della presidenza Ue francese”. I socialisti invece hanno proposto di rimandare la decisione in quanto il paese, sprofondato in una grave crisi politica, ha un governo dimissionario e l’attuale parlamento ha poche settimane di vita.

La questione del veto della Bulgaria era esplosa al Consiglio europeo nella giornata di giovedì, quando cioè è stato concesso lo status di Paese candidato ad entrare nell’Unione europea all’Ucraina e alla Moldavia. Un via libera che è stato il prologo di un duro scontro tra i Paesi europei e i 6 rappresentanti dei Balcani occidentali (Macedonia del Nord, Albania, Serbia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina e Montenegro), il cui processo di adesione all’Unione è fermo ormai da anni. In questo quadro è tornata d’attualità la questione del veto della Bulgaria.

In pratica Sofia accusa Skopje di non rispettare i diritti dei bulgari in Macedonia del Nord, di distorcere la verità storica appropriandosi della paternità di personaggi e figure importanti ritenute di stretta appartenenza alla tradizione storica e culturale bulgara, e di incitare all’odio contro la Bulgaria. Sofia, inoltre, non riconosce il macedone come una lingua a parte, ma la considera un dialetto di quella bulgara. La proposta della Francia per superare l’impasse contiene gran parte delle richieste bulgare, come quella di includere i bulgari che vivono nella Macedonia del Nord nella Costituzione macedone, accanto agli albanesi e ai macedoni, ma non dà garanzie alla posizione bulgara, ferma nel non riconoscere il macedone come lingua ufficiale.

Dopo la rimozione del veto da parte del Parlamento di Sofia, gli analisti prevedono turbolenze in Bulgaria dopo la rimozione del veto. I sondaggi rilevano che circa l’80% dei bulgari sono contrari alla rimozione del veto prima che Skopje non abbia applicato l’Accordo di amicizia e buon vicinato firmato tra i due Paesi nel 2017. Vi è poi il problema di convincere la parte macedone ad accettare la proposta francese, definita ieri “inaccettabile” dal premier Dimitar Kovacevski.

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