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Usa, la Corte Suprema annulla la sentenza Roe v. Wade del 1973 sul diritto all’aborto: “Non è garantito dalla Costituzione”

La Corte suprema Usa ha abolito la storica sentenza "Roe vs Wade" con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. Ora quindi i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. Fuori dalla Corte è scoppiata la protesta

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato la storica sentenza “Roe v. Wade” che per quasi 50 anni ha costituito la base giurisprudenziale per garantire negli Usa il diritto all’aborto su scala nazionale. Ora i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. Fuori dalla Corte è scoppiata la protesta, pochi minuti dopo che i massimi giudici hanno comunicato la decisione. Presente anche un contingente di anti-abortisti che si sono abbracciati e hanno esultato alla notizia del rovesciamento della storica sentenza “Roe v. Wade”.

Sei voti a favore e tre contrari –La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto“. E’ quanto si legge nella sentenza della Corte Suprema che ribadisce che “l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo e ai rappresentanti eletti”, vale a dire autorizza gli stati alla possibilità di vietarlo. La decisione è stata presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari. “Con dolore per questa Corte, ma ancora di più per le milioni di donne americane che oggi hanno perso una fondamentale tutela costituzionale, noi dissentiamo”. Così i tre giudici che rappresentano la minoranza liberal della Corte Suprema, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor e Elena Kagan, hanno espresso il loro dissenso. La decisione nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health” era la più attesa di questa sessione della Corte ed è stata preceduta da furiose polemiche, dopo che a maggio una bozza della decisione, che anticipava l’esito odierno, era stata pubblicata dai media, in una fuga di notizie senza precedenti nella storia della Corte.

Nel mirino anche contraccezione e rapporti omosessuali – In un parere allineato con la maggioranza della Corte suprema il giudice ultraconservatore Clarence Thomas ha puntato la prua anche su contraccezione, sesso gay e nozze omosessuali. Thomas, il decano della corte, ha argomentato che i nove tutori della Costituzione “dovrebbero riconsiderare” passate decisioni in materia di accesso alla contraccezione, relazioni intime tra persone dello stesso sesso e nozze omosex. Le sentenze prese di mira dal giudice, note con i nomi di “Griswold”, “Lawrence”, e “Obergefell”, sono relative a casi che hanno a che fare con il diritto fondamentale alla privacy e l’eguale protezione dei diritti. Nessuno degli altri giudici si è però allineato con la posizione estremista di Thomas. “Griswold contro lo stato del Connecticut” risale al 1965 e attribuisce alle coppie sposate il diritto alla contraccezione. “Lawrence contro lo stato del Texas”, un caso del 2003, aveva cancellato le leggi sulla sodomia legalizzando il sesso omosessuale, mentre nel 2015 “Obergefell contro Hodges” aveva stabilito il diritto dei gay a sposarsi.

La rabbia di Obama – Il presidente Joe Biden in una conferenza stampa alla Casa Bianca ha detto che oggi è un “giorno triste per la Corte e il Paese”, con una decisione che mette “a rischio salute e vita delle donne”. Intanto l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama in un tweet critica la decisione: “Oggi la Corte suprema non solo ha annullato quasi 50 anni di precedenti, ha relegato la decisione più intensamente personale che qualcuno possa prendere ai capricci di politici e ideologi, attaccando le libertà essenziali di milioni di persone”. Una decisione “crudele” e “scandalosa”, un “insulto” alle donne, è stata definita dalla Speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi: “Alle elezioni di novembre – aggiunge – ci sono in gioco i diritti delle donne”. “Ho il cuore spezzato per gli americani che hanno perso il diritto fondamentale di assumere decisioni informate” in merito al loro corpo, ha commentato Michelle Obama parlando di una “decisione orribile” da parte della Corte Suprema. “Avrà delle conseguenze devastanti”, ha aggiunto. Hillary Clinton bolla la sentenza della come “un’infamia”, un “passo indietro per i diritti delle donne e i diritti umani”. “Molti americani ritengono che la decisione di avere un figlio sia una decisione sacra e dovrebbe rimanere fra la donna e il suo medico”, aggiunge.

Esultano Trump e i repubblicani – Dall’altro fronte, Donald Trump loda la Corte Suprema sull’aborto: “E’ la volontà di Dio”, ha commentato. La decisione vuol dire “seguire la Costituzione e restituire i diritti”, dice l’ex presidente Usa a Fox. La decisione “funzionerà per tutti”, osserva. Gli fa eco il leader dei repubblicani alla Camera, Kevin McCarthy, esulta: “Plaudo a questa storica sentenza che salva vite umane“, twitta McCarthy. Sulla stessa linea il leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell: la decisione della Corte Suprema è “coraggiosa” e “corretta. Una storica vittoria per al costituzione e la società”. “La vita ha vinto”, è il commento dell’ex vicepresidente americano Mike Pence.

La legge del Mississippi – All’attenzione della Corte Suprema era una legge del Mississippi che intende abolire quasi ogni forma di interruzione di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione. La legge non era entrata in vigore, dopo che nei tribunali di grado inferiore era stato presentato appello, sostenendo che la legge violava quanto stabilito nella storica sentenza ‘Roe v. Wadè del 1973. La sentenza era poi stata confermata in altri pronunciamenti della Corte, nella quale siede ora una maggioranza di giudici di nomina repubblicana e orientamento conservatore. Le precedenti decisioni della Corte Suprema avevano stabilito che i singoli Stati non possono imporre restrizioni al diritto di una donna di interrompere la gravidanza prima della fase in cui il feto sarebbe in grado di sopravvivere al di fuori del grembo materno, solitamente dopo 24 settimane di gestazione. Il divieto di aborto è atteso entrare in vigore in 13 stati americani nei prossimi 30 giorni. Si tratta di stati repubblicani che hanno approvato leggi stringenti sull’aborto legandole all’attesa decisione della Corte Suprema. Ora che la decisione è arrivata e la sentenza del 1973 capovolta, i 13 stati possono vietare l’aborto in 30 giorni eccetto nei casi in cui la vita della madre è in pericolo. Le previsioni parlano di 26 Stati pronti, a breve, a limitarlo o vietarlo quasi completamente.

Critiche dall’Onu – “La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti pronunciata oggi rappresenta una grave battuta d’arresto dopo cinque decenni di tutela della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi negli Stati Uniti grazie alla sentenza Roe contro Wade. È un duro colpo per i diritti umani delle donne e per l’uguaglianza di genere”. E’ quanto scrive in una nota l’Alta commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet.