Con la decisione della Corte Suprema statunitense di cancellare la storica sentenza “Roe v. Wade” che per quasi 50 anni ha garantito negli Usa il diritto all’aborto su scala nazionale, saranno i singoli Stati a decidere sull’argomento. Sentenza che rischia di rendere illegale l’aborto in più della metà degli stati e avere conseguenze immediate su decine di milioni di americani.
Più di metà degli stati – Le previsioni parlano di 26 Stati pronti, a breve, a limitarlo o vietarlo quasi completamente (22 certi e 4 propensi). Di certo, è attesa l’entrate in vigore il divieto di aborto in 13 Stati americani nei prossimi 30 giorni. Si tratta di stati repubblicani che hanno approvato leggi stringenti sull’aborto legandole all’attesa decisione della Corte Suprema. Ora che la decisione è arrivata e la sentenza del 1973 capovolta, i 13 stati possono vietare l’aborto in 30 giorni eccetto nei casi in cui la vita della madre è in pericolo.
Entro 30 giorni – I 13 stati in questione sono: Arkansas, Idaho, Kentucky, Mississippi, Missouri, North Dakota, Louisiana, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah e Wyoming. Qui le leggi prevedono che il divieto entri in vigore praticamente in modo immediato. Il Missouri, ad esempio, ha annunciato di essere il “primo” stato a vietare l’aborto. Così come subito dopo la sentenza, il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha fatto sapere che nel suo stato l’aborto è illegale con effetto immediato, sottolineando che le strutture che offrono le interruzioni di gravidanza possono essere considerate “responsabili penalmente a partire da oggi”.
Gli stati propensi – Un altro gruppo di Stati (Georgia, Arizona, Iowa, Michigan, South Carolina, Wisconsin, West Virginia, Alabama e Ohio) ha leggi per mettere al bando l’aborto, ma non entrerebbero in vigore subito. Altri quattro stati (Florida, Indiana, Montana e Nebraska) sono considerati dagli analisti propensi a vietarlo dopo la sentenza della Corte Suprema. “Un caos immediato totale” per le pazienti e per i medici, spiega Greer Donley, docente di salute riproduttiva alla University of Pittsburgh Law School. Da oggi molte donne saranno costrette a lunghi viaggi per avere garantito il diritto all’aborto. Secondo una stima del Guttmacher Institute circa 33 milioni di donne in età fertile si troveranno a vivere in stati che hanno già leggi o prevedono di avere leggi che vietano e restringono nettamente il diritto all’aborto.
Gli stati che difendono l’aborto – Tre stati liberal della costa pacifica hanno annunciato, invece, un impegno comune a difendere il diritto all’aborto. “I governatori di California, Oregon e Washington hanno emesso oggi un impegno multi-stato per difendere l’accesso alla sanità riproduttiva, compreso l’aborto e i sistemi contraccettivi, e si sono impegnati a proteggere pazienti e medici contro gli sforzi di altri stati di esportare i loro bandi all’interruzione di gravidanza nei nostri stati”, si legge in una nota. E New York lancia un appello: “A coloro che vogliono un aborto nel Paese sappiate che qui siete le benvenute. Faremo ogni sforzo per assicurare che i servivi riproduttivi restino disponibili e accessibili per voi”, assicura il sindaco della Grande Mela, Eric Adams. “L’accesso all’aborto è un fondamentale diritto umano e resta sicuro, accessibile e legale a New York”, aggiunge il governatore dello Stato, Kathy Hochul.