Che anche il settore delle acque in bottiglia possa alla lunga subire la scarsità di precipitazioni non deve stupire più di tanto. Del resto diverse sorgenti da cui si preleva acqua potabile sono in sofferenza. E qualche avvisaglia già c’è
La siccità, prima o poi, potrebbe creare problemi anche alle acque minerali. E qualche avvisaglia già c’è. Per esempio a Valdisotto in Valtellina, dove inerpicandosi su per la frazione di Cepina ci si imbatte nelle sorgenti da qui sgorga l’acqua Levissima. “Il periodo di scarse manifestazioni piovose e nevose che hanno interessato il Nord Italia durante l’inverno sta facendo registrare un livello non ottimale della portata della fonte”, dicono dal gruppo Sanpellegrino che ne controlla il marchio. “Poiché la protezione delle fonti rappresenta da sempre una priorità per l’azienda, si è deciso di diminuire l’emungimento di una quantità di acqua in linea con la naturale ricarica dell’acquifero, in un’ottica di tutela a lungo temine dell’ecosistema”. Una decisione che è “la risposta a una situazione straordinaria che si è manifestata esclusivamente in periodi caratterizzati da eventi eccezionali, analogamente a quanto era avvenuto vent’anni fa, a causa della scarsità di precipitazioni osservate nell’autunno-inverno del 2001-2002”.
Che anche il settore delle acque in bottiglia possa alla lunga subire la scarsità di precipitazioni non deve stupire più di tanto. Del resto diverse sorgenti da cui si preleva acqua potabile sono in sofferenza: non ne fa segreto più di un gestore del servizio idrico, come Alfa nel varesotto, Lario Reti Holding nella provincia di Lecco o Uniacque in quella di Bergamo, zone dove in alcuni comuni sono state emesse ordinanze per il contenimento dei consumi di acqua. “Da un punto di vista geologico non c’è differenza tra il bacino idrogeologico che alimenta una sorgente di acqua minerale e uno che alimenta un acquedotto”, spiega Giovanni Pietro Beretta, docente di Geologia applicata dell’università Statale di Milano. “L’acqua minerale si chiama in generale così perché è protetta dalle contaminazioni (anche grazie ad aree di salvaguardia) e possiede proprietà curative, ma proviene da bacini analoghi a quelli che raccolgono acque che non vengono imbottigliate, ma che sono captatate dagli acquedotti o defluiscono liberamente”.
Tali riserve, in caso di siccità, possono andare in sofferenza. “Esiste un bilancio idrico – dice il professore -. Le entrate sono pioggia e neve. Le uscite sono l’evapotraspirazione (cioè l’acqua che evapora dalla superficie del terreno e dai bacini idrici o traspira attraverso le piante), i deflussi superficiali (come i fiumi) e le infiltrazioni nel sottosuolo (la sopraccitata ricarica dell’acquifero), che vanno a creare le riserve idriche sotterranee. Se c’è carenza di entrate, diminuiscono anche le uscite, infiltrazioni comprese”. L’acqua che si infiltra nel sottosuolo si organizza in un bacino idrogeologico, che nel caso delle acque minerali viene definito “giacimento”. Da lì, l’acqua può sgorgare spontaneamente attraverso una sorgente o può venire prelevata mediante un pozzo.
La velocità con cui un periodo di siccità ha conseguenze sulla quantità d’acqua che arriva al bacino – spiega Beretta – dipende dalle caratteristiche del sottosuolo: “Nel caso di porosità interstiziale, come per sabbia e ghiaia, l’acqua si infiltra con una velocità che può arrivare a qualche metro al giorno. Per sottosuoli rocciosi si ha porosità fessurale, cioè l’acqua passa tra le fratture della roccia arrivando anche a velocità di qualche decina di metri al giorno. Nel caso di sottosuolo carsico, l’acqua può infiltrarsi velocemente in doline e inghiottitoi e fluire poi con velocità anche di centinaia di metri al giorno”.
Nel caso delle sorgenti di Levissima, alimentate da acqua che attraversa perlopiù rocce silicee, le conseguenze delle poche precipitazioni dello scorso inverno e della primavera si stanno già facendo sentire, senza però al momento tradursi in una vera e propria diminuzione della produzione, che del resto non è stata riscontrata dai sindacati contattati da ilfattoquotidiano.it. Piuttosto l’azienda ha deciso di non ‘pompare’ le vendite nelle prossime settimane con campagne di marketing ad hoc per i mesi estivi: “La situazione attuale – dice il gruppo Sanpellegrino – si inserisce in un quadro più ampio caratterizzato da problemi legati al settore della logistica che non stanno impattando solo il comparto delle acque minerali, ma sull’industria in generale. La riduzione significativa del numero di autotrasportatori sta determinando nell’intero Paese ritardi nelle forniture e nelle consegne e rallentamenti dovuti alla difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime necessarie al completamento del ciclo produttivo in ogni settore. In questo contesto, abbiamo già adeguato le nostre politiche commerciali così da ridurre al minimo il disagio per i nostri clienti, implementando azioni in grado di mitigare le difficoltà create da questi fattori straordinari”.
Se dallo stabilimento di Levissima ammettono le prime conseguenze della siccità, nega invece ogni problema Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, l’associazione confindustriale che riunisce una quarantina di produttori di acque minerali, tra cui non figura però il gruppo Sanpellegrino: “Generalmente i percorsi sotterranei delle acque minerali raggiungono profondità rilevanti, anche di diverse centinaia di metri, impiegando decine di anni. Nel suo viaggio sotterraneo l’acqua si depura gradualmente e a contatto con le rocce si arricchisce di sali minerali, che conferiscono le caratteristiche proprie di ogni tipologia di acqua”. Un percorso “dilatato nel tempo” che, secondo Fortuna, fa sì che le sorgenti non vadano ad esaurimento.