La società , che gestisce tratte per 3mila kilometri, sta discutendo il ritocco delle tariffe con il ministero. Lo scorso anno si è chiuso per la società con profitti per 723 milioni di euro
Aumenti in vista anche per i pedaggi autostradali. L’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Roberto Tomasi ha affermato oggi di prevedere un incremento delle tariffe dell’1,5% nei prossimi giorni. “Parliamo veramente di poco, ha detto Tomasi, ne stiamo discutendo in questa fase con il ministero. Sarebbe previsto dal piano economico finanziario a partire da fine giugno-luglio di quest’anno. Ricordo che le nostre tariffe sono rimaste bloccate a partire dal 2018 (l’anno del crollo del ponte Morandi gestito dalla stessa Aspi, ndr)”. Il manager ha ricordato come quello dei rincari di energia e materie prime è “un problema serio. In questi primi sei mesi noi abbiamo avuto un incremento importante in termini di costi dei materiali che varia dal 20 al 30% mediamente, poi ci sono voci di prezzo con incrementi superiori anche a questo”. Tomasi ha affermato che questo “Non può essere un meccanismo col quale blocchiamo i nostri investimenti – ha aggiunto . Anzi, dobbiamo continuare a investire nella speranza che poi ci sia anche un elemento speculativo in questa fase che possa in qualche modo rientrare, non possiamo non pensarlo”. Nel tardo pomeriggio Aspi ha specificato in una nota che “L’aumento delle tariffe autostradali è ancora in fase istruttoria e non è stato deciso dalle istituzioni competenti”. La società sottolinea come non sarebbe conseguenziale all’aumento dei costi dei materiali.
Autostrade per l’Italia è il primo operatore del paese e gestisce tratte in concessione per circa 3mila kilometri. La società ha chiuso il 2021 con ricavi da pedaggio per 3,5 miliardi di euro, 680 milioni in più del 2020 anno “falsato” dalla pandemia e 220 milioni di euro in meno rispetto al 2019. Nel 2021 risultano però dimezzati i costi di manutenzione scesi dagli 867 milioni del 2020 a 462 milioni. Lo scorso anno si è chiuso per la società con profitti per 723 milioni di euro. Alla fine dello scorso maggio è stata completata la cessione dell’88% della società in mano ad Atlantia, holding della famiglia Benetton, a Cassa depositi e prestiti (braccio finanziario del ministero del Tesoro) e ai fondi Blackstone e Macquaire per 8 miliardi di euro. Aspi, attraverso il Pef (il documento siglato con il concessionario, ossia lo Stato), si è impegnata a realizzare 14,5 miliardi di investimenti sulla rete autostradale da qui al 2038, più 7 miliardi di manutenzioni, Il tutto finanziato da un aumento delle tariffe autostradali dell’1,54% massimo all’anno, aumento che permette ai nuovi soci entranti di ottenere un rendimento sul capitale investito tra il 10 e l’11%.