Parma, ex piccola Parigi, ex Capitale della Cultura e tanto bisogno di rinascere. Dieci anni dopo Pizzarotti (c’è vita su Di Maio?), il nuovo Sindaco è Michele Guerra, assessore alla cultura uscente. Sconfitto al ballottaggio è quel Pietro Vignali (centrodestra) che sperava nella “cassazione” del quarto grado di giudizio: vincere il ballottaggio.
Nella notte che decreta il primo cittadino c’è malvasia per tutti, abbracci e selfie, euforia della speranza, promesse da mantenere, opportunisti da scremare. Il centrosinistra vince a Parma con un obiettivo non dichiarato ma lampante: non perdere contro l’altro. Ha vinto chi per cinque anni è stato su fronti opposti, Effetto Parma e opposizione Pd, che magicamente han fatto pace per convenienza. Alla fine i numeri sono questi: al ballottaggio s’è recato il 39% degli elettori (a livello nazionale al voto appena più di uno su due).
La mia impressione è che chiunque abbia “vinto” somigli più a quello che ha perso di meno, che stare in mezzo alla gente solo in campagna elettorale non ha contribuito a invertire la rotta della sfiducia. Eppure gli elettori scarseggiano sempre più, come l’acqua e, come la siccità, è un problema che si trascina da anni – come gli elettori, che si trascinano ai seggi sempre più armati di tessera elettorale e sughero. Quando va bene.
Ricordi quando anche il meteo faceva politica? “Piove, governo ladro”. Almeno piovesse.