La decisione è arrivata dopo la denuncia presentata dal Center for Reproductive Rigths, l’associazione che ha difeso l’unica clinica abortista in Mississippi nel caso "Dobbs v. Jackson Women's Health Organization", su cui ha sentenziato venerdì la Corte Suprema
C’è un primo Tribunale che si ribella alla sentenza della Corte suprema Usa che ha cancellato il diritto di abortire. In Louisiana è stato bloccato il divieto di aborto dopo la denuncia presentata dal Center for Reproductive Rigths, l’associazione che ha difeso l’unica clinica abortista in Mississippi nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization“, su cui ha sentenziato venerdì la Corte. Le interruzioni di gravidanza – come riferiscono gli avvocati del Centro all’Ansa – riprenderanno immediatamente e una nuova udienza è stata fissata per l’8 luglio. In Louisiana – come in Kentucky e South Dakota – il divieto di aborto era entrato in vigore subito dopo il verdetto. Intanto una coalizione di 22 procuratori generali di stati americani si è impegnata a difendere il diritto all’aborto: in una lettera aperta affermano di voler proteggere le donne costrette a spostarsi da uno stato all’altro per ottenere un’interruzione di gravidanza. “Useremo tutta la forza della legge per sostenervi”, scrivono i procuratori fra i quali quelli di New York, New Jersey, California, Michigan e Maryland. “Continueremo usare tutti gli strumenti legali a nostra disposizione per lottare per i vostri diritti”.
Sono sette gli stati Usa che hanno bandito l’aborto subito dopo la sentenza della Corte e altri sette lo hanno annunciato. Tutti Stati a guida repubblicana che avevano già varato restrizioni durissime sull’interruzione di gravidanza. In Kentucky, Louisiana e South Dakota il divieto di aborto è entrato in vigore immediatamente, mentre in Arkansas, Missouri e Oklahoma qualche ora dopo a seguito della certificazione ufficiale da parte dei procuratori. In Alabama, dopo la decisione dei massimi giudici, un tribunale ha dichiarato valido un divieto che era stato bloccato. Nella lista anche North Dakota e Utah, per Mississippi e Wyoming ci vorrà più tempo: il Mississippi vieterà l’interruzione di gravidanza 10 giorni dopo che il procuratore generale avrà dichiarato la legge costituzionale e in Wyoming cinque giorni dopo che il governatore avrà certificato che la sentenza Roe è stata rovesciata. In Idaho, Tennessee e Texas ci vorranno 30 giorni anche se in quest’ultimo stato le cliniche hanno già smesso di praticare aborti.
Intanto per il quarto giorno consecutivo migliaia di manifestanti sono scesi per le strade di diverse città americane per protestare contro la decisione che ha provocato reazioni in tutto il mondo. Le dimostrazioni continuano davanti al massimo tribunale Usa a Washington, ma sono previsti cortei anche a New York e Los Angeles. Manifestazioni previste anche in Minnesota e Florida. Sulla scia della sentenza il fronte anti-aborto negli Stati Uniti affila le armi e prepara le nuove battaglie Stato per Stato puntando anche ad un eventuale bando nazionale da parte del Congresso. Prime a finire nel mirino sono le pillole per abortire, nonostante il presidente americano Joe Biden abbia annunciato che la sua amministrazione farà di tutto per garantire alle donne l’accesso a quei farmaci.
Il fronte anti-aborto potrebbe spingere per un divieto nazionale, che da mesi cerca di promuovere nell’agenda dei candidati repubblicani alle elezioni di midterm e alle presidenziale del 2024. La sentenza della Corte Suprema ha aperto la strada e adesso l’obiettivo è a portata di mano. Ma non è chiaro quanto sia politicamente fattibile una mossa del genere. Il divieto nazionale è così impopolare che potrebbe comportare costi elettorali anche per i repubblicani. E comunque il Grand Old Party dovrebbe prima consolidare il potere al Congresso e alla Casa Bianca per renderlo effettivamente legge. Nel frattempo la fiducia degli americani nel massimo tribunale è colata a picco. Secondo un sondaggio della Gallup citato dai media Usa, solo il 25% ha fiducia nell’istituzione contro il 36% di un anno fa. Il precedente minimo storici di fiducia nella Corte Suprema era stato del 30% nel 2014, anno in cui la fiducia nelle principali istituzioni statunitensi in generale ha toccato il fondo, con una media del 31%. Negli ultimi 16 anni in generale il sostegno degli americani al massimo tribunale è crollato: dal 1973 al 2006 la media era del 47%.