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“Bud Spencer era mio padre e lo dimostrerò in Tribunale”, la storia di Carlotta Rossi: “Promisi a mia madre che non lo avrei mai detto”

La settimana scorsa una donna di 46 anni, che vive a Londra con le sue due figlie, ha intrapreso un percorso giudiziario di riconoscimento di paternità al Tribunale di Roma

di F. Q.

Bud Spencer era mio padre e lo dimostrerò in Tribunale”. La donna si chiama Carlotta Rossi e sostiene di essere la figlia illegittima dell’amatissimo attore morto esattamente sei anni fa, il 27 giugno del 2016. La settimana scorsa Carlotta Rossi, 46enne che vive a Londra con le sue due figlie, ha intrapreso un percorso giudiziario di riconoscimento di paternità al Tribunale di Roma. Racconta nel suo libro “A metà”, disponibile da oggi su Apple Book, che nonostante fosse in qualche modo presente nella sua vita, non ha mai potuto chiamare padre, ma solo “Lallo”.

Il primo ricordo che ha di lui risale a quando aveva tre anni: “Era arrivato a casa nostra con una valigia che a me sembrava gigantesca,- racconta nel libro – ma in realtà era normale. Era piena di giochi. Ho questa immagine di un gigante dal sorriso buono, una sorta di Babbo Natale fuori stagione con la giacca blu e la valigia bianca”. L’attore ha provveduto al suo mantenimento fino alla laurea, pagandole la scuola americana, l’università in America, le vacanze ed ha aiutato economicamente la madre, Giovanna Michelina Rossi, con un bonifico mensile di mille euro fino alla morte. Oggi Carlotta, nell’atto di citazione chiede al Tribunale di Roma il risarcimento del danno subito per la mancanza della figura paterna nell’intero arco della vita e spiega così la sua scelta al Corriere: “Non c’è un motivo per cui ho deciso adesso di avanzare le mie richieste in Tribunale e di raccontare in un libro il grande amore che ha legato mia madre a mio padre. Oggi sono pronta, prima no. E mi sento affrancata dalla promessa fatta a mia madre, mancata il 9 novembre 2015, che non avrei mai detto a nessuno chi era mio padre“.

Alla domanda sulla morte del padre: “Mi sarebbe piaciuto andare al funerale, ma poi non avrei potuto salutarlo come avrei voluto. Così sono andata soltanto in Campidoglio, ho fatto la fila come tutti, accanto a ragazzi che avevano tatuato il suo nome e quello di Terence Hill sul braccio. Sono passata davanti alla salma, un cordone bordeaux separava “noi” dalla famiglia legittima. Io ero una spettatrice”

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