Pare che la scissione dal MoVimento Cinque Stelle sia stata discussa e pianificata mesi fa tra una consegna di gazzosa a Palazzo Chigi e una di limonata al Quirinale. Non è dato sapere se su richiesta del cliente o come omaggio direttamente dal vassoio della ditta “Pomigliano in Rignano, a servirVi”.
Non stupisce che il peggior ministro degli Esteri che la Storia italiana ricordi (cito qualcuna delle sue massime: Ping presidente della Cina, Francia democrazia millenaria, Putin animale nel pieno del conflitto russo ucraino – a tal proposito qualche solerte badante dell’entroterra napoletano dovrebbe ricordare il vecchio adagio “a lavar la testa all’asino…”), da mesi sia incensato dai colleghi parlamentari (per lo più di centrodestra), dai giornaloni e da altri (alti) rappresentanti del Sistema nonostante il recente passato no-Euro e anti-Nato e le performance imbarazzanti. Fa parte del piano.
Ciò che lascia perplessi è come una pletora di semisconosciuti (tra i quali cercatori di formiche, amici del popolo libanese di… Libia, ragionieri che vorrebbero dare lezioni di economia a noti economisti e perfino eroine sui banchi a rotelle che combattono i vil gaglioffi, insomma puri talenti della politica) possa credere che la magia sia destinata a ripetersi. La magia di tornare in parlamento “Insieme” o di assicurarsi magari una nomina nelle partecipate amiche. Mentre, e senza alcuna magia, il posto assicurato, come da accordi, è uno solo. Anzi due (c’è anche quello per la badante).
E allora appare chiaro il bluff: sotto il piano “per il Presente” non c’è nulla “per il Futuro”, nessun progetto serio, nessun contenuto, neppure un manifesto o una mission se non quella (reale) di puntellare un pessimo governo già puntellato da tutte le forze politiche. In cambio di un posto sicuro da ministro (quinta volta? Sesta?) nella prossima legislatura da ottenere grazie a qualche contenitore informe che sarà presentato, soprattutto in Campania, per un paio di mesi, sufficienti per imbarcare traffichini e portatori d’acqua, e da chiudere, ça va sans dire, subito dopo le elezioni.
Che se poi, dopo il voto, dovesse ripresentarsi uno stallo ancor più complicato di quelli del passato, c’è sempre un posto da premier tante volte sfiorato e mai agguantato oppure, se non avete obiezioni contrarie, quello alla Nato. A tutti gli altri (e non sono pochi) non rimane che sperare nel futuro, anzi in the Future, come piace dire a noi atlantisti.