Appena archiviato il Giubileo per i 70 anni di regno di Elisabetta II – a cui non ha partecipato l’amato figlio Andrea coinvolto in uno scandalo sessuale – ecco che per la sovrana arriva un altro dispiacere. Il principe Carlo d’Inghilterra avrebbe ricevuto almeno tre milioni di euro in contanti in una valigia e in varie borse da spesa dallo sceicco qatariota Hamad, uno degli uomini più ricchi al mondo, noto come “l’uomo che ha comprato Londra”. Un racconto riferito dal tabloid Sunday Times in un articolo che ha fatto un immediato giro dl mondo. Secondo quanto riportato dai giornalisti tutto sarebbe avvenuto durante un incontro, a Clarence House nel 2015, con Hamad bin Jaber bi Jassim al-Thani, ex primo ministro del Qatar che ha donato, del tutto legalmente, il denaro al Principe di Galles, che a sua volta lo avrebbe direttamente devoluto al suo fondo di beneficenza.
La corposa donazione (pari a circa 2,6 milioni di sterline) è stata consegnata quindi in contenitori ‘di fortuna’. Clarence House, la residenza ufficiale di Carlo, fa sapere che tutte le procedure legali sono state eseguite correttamente e che il denaro “è stato passato immediatamente a una delle organizzazioni caritatevoli amministrate da Carlo, che ha adempiuto a tutte le procedure correttamente“. E lo stesso domenicale del Times che ha lanciato il suo scoop mette in chiaro che non si intende insinuare che sia stato fatto alcunché di illegale. La consegna di contanti, fanno sapere i destinatari, è stata una “scelta del donatore”. L’immagine evocata dal Sunday Times potrebbe irritare la casa reale in un momento delicato, fra difficoltà di rapporto e l’imbarazzo delle inchieste di Scotland Yard e della Charity Commission su alcune pratiche di raccolta fondi a favore delle società di beneficienza sospettate di essere un po’ disinvolte: pratiche che comprenderebbero la presunta “vendita” di onorificenze.
I collaboratori di Carlo avrebbero contato il denaro e poi chiesto a Coutts, la banca privata che opera per la famiglia reale, di prendersene carico, con l’istruzione di devolverlo al Prince of Wales’s Charitable Fund (Pwcf), una fondazione che gestisce varie organizzazioni caritatevoli dedite a “buone cause”, come l’istruzione, la protezione ambientale, la salute e l’inclusione sociale. Lo sceicco Hamad, ricorda il Guardian, avrebbe usato la sua ricchezza personale e la sua influenza sul Qatari Wealth Fund per acquistare il club calcistico del Paris Saint-Germain, uno dei più ricchi al mondo, e per compiere enormi investimenti a Londra, acquistando, fra gli altri asset, anche il grattacielo ‘Shard’ progettato da Renzo Piano, Harrods e l’hotel Intercontinental di Park Lane.
La donazione sarà comunque oggetto di una verifica da parte della Charity Commission, l’autorità di controllo indipendente chiamata a vigilare sulle organizzazioni di beneficenza britanniche. La Commission non svolge indagini penali e, del resto, sull’accaduto non pesano per ora sospetti d’illegalità. Ma ha comunque poteri amministrativi e può arrivare a sospendere certe attività di una charity laddove individui violazioni delle regole interne che le associazioni si sono date e son tenute a rispettare sull’isola. Clarence House insiste ad assicurare che tutto è stati fatto nel rispetto pieno non solo della legge, ma anche delle consuetudini e degli statuti. L’accaduto rischia tuttavia di proiettare qualche nuova ombra sull’erede al trono britannico, in un momento in cui il principe di Galles, 73 anni, appare sempre più coinvolto in un ruolo da co-reggente di fatto accanto alla madre, la 96enne Elisabetta II. E proprio oggi s’è visto assegnare, a margine di una visita della regina in Scozia, un altro titolo: quello, ereditato dal padre Filippo, di patrono del Royal College of Surgeons di Edimburgo, gloriosa istituzione medica nazionale.