Il presidente Carlo Bonomi si limita a "ritwittare" la laconica nota ufficiale. Nel 2018 il fondatore di Luxottica, uno dei più importanti imprenditori della storia industriale italiana, decise di abbandonare l'associazione dopo la fusione con la francese Essilor
Carlo Bonomi se la cava con un “retweet” della già di per sé laconica nota di Confindustria dedicata alla scomparsa di Leonardo Del Vecchio, uno dei più importanti imprenditori italiani dell’ultimo secolo. Il presidente di Confindustria, di suo, non dice nulla. Eppure ieri le agenzie esplodevano di dichiarazioni di politici, imprenditori, colleghi, amici, ex presidenti di viale dell’Astronomia. Del resto, seppur con qualche macchiolina (un paio di accordi con l’Agenzia delle Entrate da centinaia di milioni per chiudere dei contenziosi sull’elusione di versamenti fiscali ), la carriera imprenditoriale di Del Vecchio è stata gloriosa e romanzesca. Nato povero, orfano di padre e dopo alcuni anni trascorsi in orfanotrofio, Del Vecchio, con abnegazione e talento, è riuscito a costruire un impero da 90mila dipendenti, affermato a livello mondiale e con sistemi di welfare aziendale molto avanzati per gli standard italiani. Storia insolita tra vertici confindustriali dove abbondano i soci che l’azienda l’hanno ereditata o “sposata”.
Confindustria esprime partecipazione e vicinanza alla famiglia e ai collaboratori per la perdita del Cav. Lav. Leonardo Del Vecchio.
Grande imprenditore e rappresentante dell’eccellenza dell’industria italiana, con lui se ne va un pezzo di storia dell’impresa del nostro Paese. pic.twitter.com/URQSPv7heU
— Confindustria (@Confindustria) June 27, 2022
Può essere che Bonomi, che possiede una partecipazione in un’azienda di tre dipendenti, sia talmente affranto da non trovare parole. Gli farebbe onore. Oppure Confindustria continua ad avere il dente avvelenato con il fondatore di Luxottica dopo che, nel 2018, decise di abbandonare l’associazione. Quattro anni fa il gruppo si stava fondendo con la francese Essilor, rafforzando una proiezione internazionale già marcata e quindi sempre meno interessato alle vicende domestiche. Un addio senza strepiti e senza particolari polemiche ma difficile da digerire per l’associazione. Anche perché certo, fino a quel giorno, di quote associative Del Vecchio deve averne versate tante e belle pingui. C’è un precedente altrettanto celebre e più rumoroso. Quello di Sergio Marchionne che, nel 2011, da amministratore delegato della Fiat, decise di portare il gruppo automobilistico fuori dall’associazione degli industriali italiani. All’epoca a guidare Confindustria c’era Vincenzo Boccia (la sua Arti Grafiche Boccia ha fatto ricorso alle procedure fallimentari nel 2020). Confindustria diffuse la seguente nota: “Il presidente Vincenzo Boccia, il consiglio di presidenza e il direttore generale esprimono a nome di Confindustria il cordoglio per la scomparsa di Sergio Marchionne, uomo di rottura e di innovazioni con la chiara idea che è la visione che determina la realtà. Quella che ha saputo realizzare in Fca misurandosi con sfide complesse e portando il gruppo a diventare un leader globale”. Nessuna parola per Del Vecchio neppure da Emma Marcegaglia, che presiede il gruppo siderurgico creato dal padre Steno, ex presidente di Confindustria e grande sponsor della nomina di Bonomi.